“Da questo momento in poi finisce la disperazione e iniziano le tattiche”. C’è scritto su un muro di Londra. A Marble Arch, due passi da Hyde Park. Sotto c’è una bambina. E una piccola pianta che sta germogliando. E’ un murales. L’ha realizzato ‘Lui’ dice la gente. E c’è anche chi da alcune notti fa il turno per evitare che accada qualcosa all’ultima opera di Banksy.
Era da un po’ che il misterioso writer non colpiva al cuore. E sull’ultimo raid, nei convulsi giorni di proteste, happening e blocchi stradali con i quali quelli di Extinction Rebellion stanno mettendo a ferro e fuoco Londra per denunciare “l’emergenza dei cambiamenti climatici”, c’è ancora tanto mistero.
Su twitter il movimento ambientalista insiste che la bambina è del massimo esponente della street art, sul profilo Instagram (quasi sei milioni di follower), che lo stesso Banksy ha creato per rivendicare le sue opere, del ‘raid’ londinese non c’è traccia.
Eppure sono in molti a giurare che l’artista militante fosse a manifestare a Marble Arch, proprio nella strada dove è poi apparsa l’opera.
Stesso giallo di Tokyo, insomma. Dove, nel gennaio scorso, milioni di fedeli seguaci del writer, seguirono con ansia Instagram per avere la conferma che il “topo grigio con l’ombrello”, apparso sulla porta della stazione di Hinode, nel centro della città, fosse firmato da Banksy in persona.
L’attesa fu vana, l’opera rimossa e conservata in un magazzino.
Ora a Londra nessuno vuole che accada una cosa del genere, e gli stessi militanti di Extinction Rebellion fanno a turno per evitare che la bambina che cita il filosofo belga Raoul Vaneigem, teorico del Situazionismo, possa essere rimossa.