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Seti@Home: Intelligenze extraterrestri? E' ancora presto per parlarne, ma…

di Gialli.it 18 Dicembre 2009

Abbiamo intervistato Bruno Moretti Turri, uno dei pionieri del progetto Seti@home che da anni lavora per intercettare segnali radio “intelligenti” provenienti dallo spazio. Astronomo, specializzato in radioastronomia presso l’Osservatorio Astronomico Messier 13 di Tradate, Moretti Turri ha una sua idea: “Gli alieni? Tra quindici anni, grazie al Seti, ne sapremo molto di più”.
Ha i capelli e la barba bianca. Gli occhi chiari e lo sguardo delle persone per bene. Nella foto che circola di più su internet ha la mano appoggiata ad un telescopio. E sembra che lo accarezzi. Migliore immagine non ci poteva essere per spiegare il suo amore per l’astronomia, la determinazione con la quale crede nel suo lavoro e anche nel suo “sogno”.  Già, perché Bruno Moretti Turri, 56 anni, di Varese, radioamatore IK2WQA, giornalista, scrittore e soprattutto pioniere della diffusione di SETI@home, un sogno ce l’ha. E non è un sogno da poco. Lui da anni insegue “segnali” di intelligenza extraterrestre nello spazio.  Da anni aspetta una risposta dall’Universo. Perché, dice, “non abbiamo ancora prove concrete, ma vale la pena di continuare a studiare”. Di continuare a provarci.
Lo abbiamo sentito al telefono. Lo abbiamo cercato perché Moretti Turri è oggi uno dei maggiori sostenitori, in Italia, del progetto Seti, acronimo di Search for Extra Terrestrial Intelligence che, proprio in queste settimane, si è guadagnato l’attenzione dei mass media. Al centro della curiosità dei giornali la vicenda di Brad Niesluchowski, un tecnico informatico dell’Arizona,  licenziato per aver utilizzato i computer della scuola presso la quale lavorava per cercare gli Ufo.Niesluchowski è uno dei cinque milioni di volontari (200 mila solo in Italia) che hanno aderito al programma ora guidato dalla radioastronoma americana Jill Tarter.
Una squadra ostinata che da una cinquantina d’anni mette a disposizione i propri  Pc (nel caso di Brad Niesluchowski non esattamente il suo) per controllare i dati che arrivano dallo spazio. In pratica scaricano da internet un software che esegue l’analisi del segnale di una work unit di 350 kilobyte dei dati raccolti dal SERENDIP IV SETI (un analizzatore di spettro ad altissima risoluzione), e restituiscono i risultati dell’elaborazione, sempre via internet.
Si tratta di un lavoro di elaborazione distribuita (Grid computing) fatto in casa (Seti@home) molto seguito e apprezzato dalla stampa specializzata.
Ma i risultati? Bruno Moretti Turri su questo punto gioca a carte scoperte. “Non abbiamo uno straccio di prova, ma non significa niente”. Nel senso che il progetto è solo all’inizio e non ci sono ancora gli strumenti adatti per scandagliare tutta la nostra Galassia.
Ma cosa cercate, esattamente?
Proviamo ad intercettare segnali che per caratteristiche di larghezza e di banda possano essere considerati “artificiali”.
Il progetto Seti è partito agli inizi degli anni ’60. Possibile che in tanto tempo non avete mai avuto un “brivido”, la sensazione di qualcosa di concreto?
Di “brividi” come dice lei ne abbiamo avuti trecento, circa. Ma alla fine ci siamo accorti che si trattava di “interferenze” e abbiamo dovuto ricominciare da capo. Solo una volta è stato registrato un segnale veramente interessante. Era il 1977. Da allora però quel segnale non si è più ripetuto.
Quindi si lavora nella speranza che qualcosa accada. Ma per il futuro ci sono possibilità di raccogliere prove concrete della presenza nell’universo di intelligenze extraterrestri?
Penso proprio di si. Grazie all’intervento di Paul Allen (co-fondatore di Microsoft) e Nathan Myhrvold (primo Chief Technology Officer di Microsoft) che hanno finanziato il progetto con una donazione complessiva di 13,5 milioni di dollari USA (circa 10,5 milioni di euro), verrà realizzato ad Hat Creek, nel nord della California, un nuovo grande radiotelescopio che permetterà una ricerca mirata SETI 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Si chiama Allen Telescope Array, ed è un importante passo avanti per le nostre ricerche.
E allora diamoci un appuntamento. Con franchezza. Quanto pensa che si potranno cominciare ad avere le prime risposte?
Tra una quindicina d’anni. E questo vuol dire che bisogna continuare a lavorare con determinazione e pazienza.
E a tutte le persone che, invece, aspettano risposte ora, cosa dice?
Che bisogna abbassare i toni, non caricarsi di aspettative. Non siamo ancora pronti. Ma è impensabile che nell’Universo non esistano civiltà evolute. E se questo è vero possiamo essere certi che un giorno riusciranno ad entrare in contatto con noi. Ne parlerò sabato 19 dicembre alle 17,30 al Planetario di Torino Infini.To, in una conferenza dal titolo “Filosofia e scienza: da Galileo a SETI”.
Ok. Aspettiamo mister Moretti Turri. E lunga vita al Seti.
(a cura di Gialli.it)

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3 thoughts on “Seti@Home: Intelligenze extraterrestri? E' ancora presto per parlarne, ma…”

  1. mi chiedo perché si cercano i segnali extraterrestri provenienti dallo spazio e non si guarda a quelli reali racchiusi nei cerchi sul grano, bollandoli come il lavoro di buontemponi

  2. Stefano@
    Forse perché i “veri” esperti non si fanno ingannare dai burloni.
    Forse il lavoro che svolgono questi scenziati è qualcosa di veramente serio ed interessante.

I commenti sono chiusi.





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