L’hanno ritrovata a largo di Amantea. Nel guscio del Tirreno. In quelle acque che giocano a guardarsi con Palermo, su una linea che sembra una lama, ed è lunga esattamente 140 miglia. E non è un dettaglio da poco.
Un ferro vecchio. Una caldaia a vapore. Per essere pedanti. Il cuore pulsante che batteva nei primi mercantili dell’Ottocento. In quel rottame a pelo d’acqua, la spinta di antiche traversate, e futuri possibili. Sul mare. Ovviamente.
L’ha ritrovata un sub. Neanche tanto lontano dalla costa. Di fronte alla foce del Catocastro, il fiumiciattolo che passa sotto il Castello di Amantea, e si tuffa nel Tirreno, tirandosi dietro un po’ di danni della civiltà moderna. Inquinamento, robe così.
Sarebbe una storia da poco, se non fosse per quelle 140 miglia, che dicevamo in apertura.
Già, perché quel numero, quella distanza, torna in testa a molti, quando, di notte, si parla di tesori. Quando qualcuno si ricorda di John Pender Paynter, e la dice a bassa voce, quella cosa che disse il capitano del vascello della Marina inglese Hms Exmouth nel marzo del 1861: “L’Ercole? E’ colata a picco a 140 miglia da Palermo. Punto.
Eccola qua, la nostra notizia. La storia da raccontare in questi primi giorni di freddo.
Un sub, qualche giorno fa, in Calabria, individua il catorcio di una caldaia a vapore. Sembra niente, ma gli bastano un po’ di ricerche per capire che forse si tratta della scoperta dell’anno. Quella caldaia potrebbe essere il propulsore del piroscafo Ercole, scomparso nel nulla tredici giorni prima dell’Unità d’Italia, con a bordo il tesoro degli Inglesi e tutti i segreti di Garibaldi e della Spedizione dei Mille. Bum.
Il piroscafo Ercole scomparve agli inizi di marzo del 1861 portando in fondo al mare documenti e danaro del governo piemontese e della massoneria inglese che sarebbero dovuti servire a corrompere generali e notabili borbonici
Di inchieste, su quella sparizione, ne fecero molte. Affondato nei pressi di Capri, vicino Ischia, dirottato chissà dove, esploso, boh. 78 morti. Tra questi anche Ippolito Nievo. Mistero su mistero. Sta di fatto che nell’elenco delle ipotesi ce n’era una che si presentò subito come qualcosa di più di un’ipotesi. Si trattava della deposizione di militare stimato e credibile. Lui non disse di aver visto l’Ercole affondare. Disse solo che il relitto del piroscafo era a 140 miglia di Palermo. Lo conosceva bene, l’aveva visto, non poteva sbagliarsi.
160 anni dopo un sub, in Calabria, ripete le stesse parole di Paynter.
L’Ercole è lì. E una pagina della nostra storia ora può essere riscritta.