Qualche giorno fa Marble Arch, il cuore della rivolta di Extinction Rebellion, a Londra, si è fermato per un momento. Mentre intorno tutto bruciava, in nome della lotta contro l’estinzione totale, qualcuno si è accorto che su un muretto sul ciglio della strada era spuntato un disegno di una bambina che stringe nel pugno il simbolo della rivolta. Banksy. Non c’erano dubbi. E in un attimo la Rivoluzione è diventata bellezza e mistero, arte e beffa.
Il writer senza volto era lì, tra i ragazzi che gridavano slogan di filosofi impossibili, e poeti straccioni.
Ma nessuno, Nessuno, ha visto niente. Come sempre, come in un romanzo dove i protagonisti hanno la maschera di Anonymus, e sono uno, mille voci condivise, interscambiabili. Invincibili.
Dopo il ‘raid’ di Londra Gialli.it si è chiesto quanti siano, oggi, gli artisti senza volto. E perché hanno fatto una scelta del genere.
Ecco qualche storia.
M¥SS KETA
Il primo nome non può essere che quello di Myss Keta, la rapper nata nei sotterranei di Milano e indiscussa icona afro in salsa elettronica.
Lei sulla faccenda del ‘volto coperto’ ha le idee chiare: “Datemi una maschera e vi dirò la verità”. Era il 2013, e aveva appena pubblicato il suo “Milano Sushi e Coca”, da allora non si è fermata più. Il nuovo album Paprika è già un cult, ma sulla sua identità nessun passo avanti. Un fantasma metropolitano di latex e visual kitsch. Eccessiva, ‘pornografica’, dolorosa. Di lei si sa che è parte di un progetto musicale e artistico, nato nel 2013, da un collettivo di ragazzi di Milano, i Motel Forlanini, che lavoravano insieme alle ragazze di Porta Venezia: Miuccia e Donatella. Stop.
Poi lei prova a giocare con gli indizi e racconta un po’ di sé. Il nome della rapper potrebbero conoscerlo solo gli uomini con cui è stata. Importanti, noti, potenti. Dice. Da tangentopoli alla Milano da bere sarebbero passati tutti nel letto di Myss Keta. E i fan sono impazziti. Per capire, escludere, ipotizzare. Ad oggi, nessun nome. Lei rimane senza volto e scale tutte le classifiche.
The André
Il secondo nome è quello che sta spopolando in questi mesi su Youtube. Una ‘sagoma’ che canta la trap con la voce del grande Fabrizio. Uguale. Da lasciare senza fiato.
Ho “tra i 20 e i 30 anni” The André. Non è di Genova e studia Scienze della Comunicazione in una università di Milano. Per lui l’anonimato non è una scelta ‘ideologica’ o di marketing. Dice di essere solo uno che ama profondamente la sua privacy, e la difenderà con i denti. Intanto ha duettato con Dolcenera, e qualcuno che conosce il suo vero volto c’è. Tanto che i fan hanno già scoperto le sue origini friulane, la sua ‘bugia’ sull’Università (sarebbe iscritto a Lettere e non a Scienze della Comunicazione) e soprattutto che il suo nome si cela nella sigla del suo canale Youtube: Gab Loter. Un anagramma? Staremo a vedere.
Ma che fine ha fatto Liberato?
Se The André è il fenomeno web del momento, del rapper napoletano che aveva infiammato l’Italia per qualche anno, si è persa ogni traccia da un bel po’. Liberato è scomparso alla fine del 2018. Nessun singolo, nessuna data per il suo nuovo album. Solo un appuntamento al 22 giugno a Roma, poi il silenzio. Che si è rotto qualche giorno fa, quando il rapper ha postato un misterioso video a bordo di un motoscafo. Alle spalle Capri, di sottofondo “Tu t’è scurdat e me”. La data, il 25 aprile. Il giorno della Liberazione. Apriti cielo. Mille speculazioni, e la speranza che quella clip possa essere l’apertura di un nuovo capitolo della sua storia. E del suo successo inarrestabile. Che forse ha messo a rischio anche il suo anonimato. Secondo molti, infatti, dietro il volto coperto del rapper ci sarebbe Livio Cori. Che abbiamo visto quest’anno a Sanremo con Nino D’Angelo, in una esibizione che non ha entusiasmato più di tanto.
Ora i fan aspettano news, e intanto spopola il suo alter ego femminile. Catena. Stessa felpa e un singolo che è tutto un programma: “Nun m’aggio scurdat”. Il mistero si infittisce.