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Quando Buazzelli divenne Nero Wolfe

50 anni fa la serie cult da Rex Stout

di Luca Valli 25 Luglio 2019

Tempo di candeline, per gli appassionati di delitti e misteri di carta. Mezzo secolo fa l’Italia assegnava un volto a uno dei più celebri investigatori privati della storia del giallo. Cinquant’anni fa il gigantesco Tino Buazzelli diventava Nero Wolfe, legando per sempre la sua faccia, e il suo corpo, al geniale protagonista dei romanzi del giallista americano, capace di coniugare il genere deduttivo a quello di azione.
Wolfe, quello delle orchidee e della birra, è forse uno dei migliori personaggi del giallo mai costruiti. Buazzelli fu capace di dargli ancora più forza e ‘peso’, facendolo diventare anche uno dei più amati d’Italia.

I film per la tv cominciarono nel febbraio 1969. Il progetto prevedeva dieci titoli in due puntate che sarebbero andati in onda fino al febbraio del 1971. A Buazzelli l’onere e l’onore di interpretare Wolfe. Ma al suo fianco, nel ruolo di Archie Goodwin, fu scelto un altro gigante del cinema italiano: Paolo Ferrari. Pupo De Luca, sarà invece Fritz Brenner, il cuoco di casa Wolf. Alla regia fu chiamata una donna, Giuliana Berlinguer. E per il debutto della serie fu scelto il romanzo La Scatola Rossa, il cui titolo venne trasformato in Veleno in Sartoria.
Rex Stout apprezzò molto. Dicendo che il lavoro fatto in Italia sui suoi personaggi era superiore, e di molto, alle trasposizioni televisive americane. Con la messa in onda di Nero Wolfe Tino Buazzelli toccò l’apice della sua carriera. Ogni puntata della serie venne seguita da circa 19 milioni di spettatori, superando anche il seguitissimo Maigret di Gino Cervi.
 

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