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Cinquant’anni fa, Passeggero per Francoforte

quando Agatha Christie si inventò il complottismo

di Max D’Anduia 3 Marzo 2020

Definire la Regina del Delitto la ‘madre del complottismo’ può sembrare eccessivo, eppure proprio cinquant’anni fa la Regina del Delitto pubblica un romanzo, senza Poirot, e senza Miss Marple, che in qualche modo apre il campo ad un teoria che poco dopo avrebbe invaso il mondo.
Il romanzo è Passeggero per Francoforte. La data è il 1970. La Collins, casa editrice londinese, lo pubblica in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’autrice.
Si tratta di un mix perfetto tra   Intrigo internazionale di Alfred Hitchcock e La cruna dell’ago di Ken Follett. La trama è facile facile. Un giovane e annoiato diplomatico inglese, sir Stafford Nye, viene avvicinato da una donna misteriosa mentre,  nell’aeroporto di Francoforte, è in attesa del volo per Londra.

La donna gli chiede il suo mantello, e il suo passaporto, per sfuggire ad una persona che vuole ucciderla. Il cambio di identità trascinerà Stafford in un un intrigo internazionale relativo alla presunta morte di Hitler.
La storiellina sembra camminare sui binari classici dei gialli della Christie, ma sorprende il viaggio (e le considerazioni) di dame Agatha nell’universo delle contestazioni studentesche di quegli anni. Agatha Christie non sembra avere dubbi: dietro ai movimenti giovanili di allora, si agita il potere finanziario e politico internazionale e l’ombra del neonazismo.
Già all’uscita la scrittrice venne perdonata. Era una vecchina di ottant’anni che stava reagendo male agli anni della rivolta studentesca e dei figli dei fiori.
Ma è un dato che le teorie del complotto si stavano facendo spazio nelle menti di molti scrittori dell’epoca. Secondo molti il complottismo nasce nel 1964. Subito dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America. E fu una risposta ai lavori della Commissione Warren che affrontò il caso proprio a ridosso della fine degli anni Sessanta.
Agatha Christie, è a tutti gli effetti la prima scrittrice che introduce in un suo romanzo le teorie complottistiche di cui si parla tanto in questi anni. Bisognerà aspettare il 1975 per vedere pubblicata la Trilogia degli Illuminati, di Robert Shea e Robert Anton Wilson, considerata la prima opera indiscutibilmente costruita sulla Teoria del Complotto.

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