Bisognerà aspettare fino a mercoledì. C’è poco da fare. Nessuno ha intenzione di sbilanciarsi. Ma, a quanto pare, il 28 novembre, entro mezzogiorno, la Nasa dovrebbe rivelare al mondo la scoperta che ‘finirà sui libri di storia’. Quella che sarebbe venuta fuori dalla incredibile missione del Rover Curiosity che si trova su Marte da quasi due mesi.
Se ne parlava già da qualche giorno. La voce serpeggiava nei corridoi delle sede centrale dell’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale degli Stati Uniti d’America a Washington, ma nessuno aveva troppa voglia di parlarne. Bocche cucite, ‘no comment’ a go gò, e anche un pizzico di imbarazzo per le gaffes di alcune settimane fa. Quando un pezzo di plastica dello stesso Rover era caduto dalla ‘navicella’ ed era stato scambiato per una sfera luminosa di natura ‘incerta e misteriosa’. E si era gridato alla scoperta sensazionale. Naturalmente.
Sarà per questo, per non ripetere gli stessi errori, che ora nessuno anticipa niente e si attende una conferenza stampa ufficiale. Magari dopo che la nuova scoperta sarà valutata nei minimi dettagli.
Una cosa è certa, però: questa volta qualcosa di grosso è saltato fuori. E anche se ci si muove con cautela, la soddisfazione si taglia col coltello.
A farsi unico portavoce di quanto è accaduto sul pianeta rosso è John Grotzinger, il capo progetto della missione scientifica. A lui, e solo a lui, è stato concesso di dire qualche parola, e il nostro non ha perso tempo: “Quello che abbiamo trovato lassù finirà sui libri di storia”. Messaggio forte e chiaro. Che ha fatto il giro del mondo.
Peter Smith, dell’Università dell’Arizona, è uno dei pochi scienziati che ha affrontato l’argomento. “Se andrà sui libri di storia, mi aspetto materiale organico: forse anche solo un indizio, ma sarebbe qualcosa di entusiasmante”. In effetti basterebbe una sola molecola organica per avere la certezza che su Marte ci sia, o ci sia stata della vita. Da tempo gli studiosi cercano molecole del genere, ad esempio dalla presenza di perclorati nelle zone del polo marziano dove Phoenix è atterrata: il perclorato “reagisce al calore e distrugge tutte le molecole complesse di carbonio, lasciando solo anidride carbonica di cui l’atmosfera marziana è ricca”. E però, è ancora Smith muoversi con cautela: “Quando si tengono segrete queste cose le persone prendono a parlare delle ipotesi più assurde. Se avessero trovato segni di tipi organici complessi, sarebbe incredibile, e la probabilità di trovare risultati del genere in campioni di terra prelevati da una duna a caso è davvero, davvero bassa”
Curiosity è atterrato nel Cratere di Gale su Marte lo scorso 5 agosto, cominciando quel giorno una missione di due anni che ha come obiettivo quello di stabilire se il pianeta rosso sia mai stato capace di ospitare forme di vita.
Staremo a vedere. Intanto fiato sospeso e obbligo di attendere. Mercoledì forse la verità.
Marte, mercoledì la verità sulla scoperta da 'libri di storia'
23 Novembre 2012