C’è un romanzo che sembra un giallo. Non lo è, per l’amor di dio. E lungi da me la voglia di mettermi a mischiare le carte in tavola, a confondere letteratura e paraletteratura. Romanzi di serie A e romanzi di serie B. Per l’amor di Dio. Eppure “quel” romanzo, secondo me è un giallo. Anzi, la dico meglio. Quel romanzo è una possibile soluzione di un giallo. Ecco.
Perché la faccenda è questa. Bisogna un attimo immaginarsela. C’è un morto ammazzato. C’è magari anche uno che l’ha ucciso il tipo che poi è diventato un morto ammazzato. C’è. E’ lì, davanti ai nostri occhi, con ancora il coltello tra le mani, il sangue sulla camicia e tutto il resto. Eppure, sarà capitato un botto di volte, le cose non sono andate esattamente come ce le siamo immaginate noi. Nel senso che il tizio col coltello passava di lì per caso. Magari ha appena finito di squartare uno da qualche altra parte. Ma quello lì, a terra, con le viscere in mano, no. Non l’ha ammazzato lui.
“E’ un giallo!”. Uno dice questa cosa e si apre un balletto che, se va bene, dura anni. Misteri, casi insoluti. Si chiamano così e cominciano sempre un po’ così. Che uno non ci capisce un cazzo e passa la vita a chiedersi, bah!
Un morto ammazzato, nessuna soluzione, tante ipotesi. La paraletteratura, i romanzi di serie B, i gialli, fanno questo dalla mattina alla sera.
Mai che uno si ferma e dice: “ e se fosse stato un caso. Se fosse stato il Caso. Il Destino?”. Inutile cercare una soluzione. Così doveva andare e così è andata. Punto. Poi chi è stato e chi non è stato è veramente un dettaglio.
E’ un giallo, questo? Nel senso: se c’è un morto ammazzato, se c’è il tizio con il coltello in mano e la camicia sporca di sangue, se c’è pure tutto il resto, ma se a muovere quel coltello, o ad evitare che il tizio diventi un morto ammazzato sia mr. Destino, noi possiamo parlare di “giallo”?
Non lo so. Ma almeno una cosa concedetemela. Il Caso è, deve poter essere, una possibile soluzione di un giallo. Siamo noi che ci rifiutiamo, sempre, di accettarla, questa possibilità. Siamo noi che non la prendiamo mai in considerazione. Per noi, che passiamo la vita a leggere di morti ammazzati, di carta e non, il Destino non è una cosa seria. Non rientra nelle IPOTESI.
E chissà se è una cosa intelligente. Questa cosa. Chissà quante volte i fatti sono andati come voleva il Caso e noi “di coccio” abbiamo cercato da altre parti.
Ecco. C’è un romanzo che spiega questa cosa. E non è un giallo. Dicono. Si intitola “Cronaca di una morte annunciata”, di un certo Gabriel José de la Concordia García Márquez. Se vi capita, leggetelo. Poi, magari, ne riparliamo.
Gabo, quei delitti di messer Destino
14 Luglio 2009