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Parigi. Sfrattano il Quai des Orfèvres Ma Maigret rimarrà al "36". Per sempre!

di Gialli.it 22 Luglio 2009

“Niente da fare. Si trasloca. E non fa niente che qualcuno ci rimane male. Qui non si può più lavorare. Questa è la verità. Ma possibile che nessuno si renda conto che Lui non c’è più?”. Ops…  “Lui non c’è più?”. Ma, egregio signore, Lui non c’è mai stato. Lui non esiste. Lui è semplicemente un personaggio. Di carta.
Sono le 14.15 di ieri. 21 luglio 2009. Antonio Scattero è sotto il “36”. Al quartier generale della polizia giudiziaria. Davanti al mitico Quai des Orfèvres. Sulle rive della Senna. Nella Île de la Cité, tra il Pont Neuf e Rue de la Cité. A Parigi. Naturalmente.  E sta cercando un uomo.  Che non c’è.
Quello che segue non è un “commento” ma il resoconto fedele della strana indagine di mr. Scattero. Lo mettiamo tra i “commenti” perché Scattero non scrive. Commenta. Lui è così e non ci può proprio pensare. Qualcuno ha deciso di spostare da un’altra parte il commissariato di Jules Maigret. E questo non si fa. 
di ANTONIO SCATTERO
“Dove li portate questi scatoloni?”.
“Cazzi nostri”.
Fa caldo a Parigi. Ma piove. Un po’. Ma piove. E figurarsi se non pioveva.
Sono all’Aviatic Hotel. Al 105 di Rue de Vaugirard. A Saint Germain non c’è un posto manco a pagarlo oro.  E questa cosa non mi mette di buon umore.
Scendo con calma. Saranno le 11. Vado a fare colazione al Cafè de Flore. E’ un classico. Ma non me ne frega un tubo. Uno tiene pure i cavoli suoi per la testa e non è che deve pensare pure ai luoghi comuni. Vado al Cafè de Flore. Punto.
Sono a Parigi perché devo andare a vedere di persona. Devo capire.
Questi hanno deciso di spostare il commissariato di Maigret. Così. Di punto in bianco. E non mi sembra una bella cosa.
Arrivò al 36 verso le due di pomeriggio. Ci sono venuto a piedi. Come faceva Lui. Tranquillo, placido. Con la testa dentro un pensiero. Un chiodo fisso. L’unico puntello che avrebbe risolto l’ennesimo caso.
Grande Jules. Per quello che mi riguarda sei stato il più grande di tutti.
E questi che vogliono fare? Vogliono cancellare un ricordo. La questura parigina dei tuoi gialli, il ’36, trasloca e presto non ci sarà più. Da non credere.
Ho un giornale tra le mani. C’è scritto: “Dire Quai des Orfèvres significa evocare una Parigi in bianco e nero, stanze affumicate, misteri criminali. Un profumo d’ altri tempi, incarnato per noi italiani dal fisico pacioccone di Gino Cervi. Una leggenda, insomma, che fra un po’ non esisterà più: il quai des Orfèvres trasloca. Dove non si sa ancora, ma sicuramente in locali moderni, attrezzati con tecnologie sofisticate, ben aerati, lindi e asettici come gli uffici del XXI secolo. Tutto il contrario del “36”, fatto di stanzette, di piccoli locali, sempre costretto a cercare nuovi spazi e a contenderseli con gli altri uffici del palazzo di Giustizia. Il nuovo questore della capitale, Michel Gaudin, è deciso a portare a termine un progetto spesso vagheggiato e mai attuato dai suoi predecessori: dare una nuova sede alla polizia giudiziaria. Che occupa dodici locali diversi sparsi in tutta la città. Gaudin non è un romantico. Il mito della “Torre” certamente lo affascina, ma quel che conta è l’ efficienza e il “36” non è più al passo con i tempi”.
Da non credere. Da andare a chiedere di persona. Fate sul serio o scherzate? Mica…
Al “Quai” si infastidiscono un po’. Chiedo. Ma non hanno tempo per i ricordi. “E poi, sa che le dico – dice uno nervoso – guardi che qui Maigret non c’ha mai messo piede!”. Maigret? “L’altro, mi scusi. Simenon! Ecco. Quello al 36 non c’era mai venuto. Lo invitò Xavier Guichard, il capo della Criminalpol. Era il ’52. E con il successo che stava avendo il suo personaggio non se ne poteva fare a meno”. E vabbè, ma che cambia? Voi non potete, così, di punto in bianco… “Possiamo, possiamo. Scotland Yard ha lasciato il Whitehall quarant’anni fa e non si vede perché la polizia giudiziaria parigina debba restare in quei locali costruiti nel 1891”. Senta, lei. Uno, Scotland Yard se ne andò dalla Whitehall più di un secolo fa. Due loro non avevano Maigret. Avete già portato via tutto? “No, ma lo faremo presto”. C’è ancora la stufa? “Quale stufa?”. Quella in ghisa. Quella di Maigret. “Si. C’è”. C’è la stufa di Maigret? “Si. Credo di si”.
Inutile dirgli che Maigret non esiste. Loro se ne andranno dal “36”. Ma Maigret non se lo toglieranno mai dalla testa. Missione compiuta.

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1 thoughts on “Parigi. Sfrattano il Quai des Orfèvres Ma Maigret rimarrà al "36". Per sempre!”

  1. Anch’io ci sono andata. Ci sono entrata ed ho chiesto. Stavano per spostarlo. E mi chiedo cosa ci sia ora, là al posto degli uffici che conosco così bene. Io dico che Maigret c’è ancora. Ci sarà sempre.
    Sono contenta di essrci andata in tempo. Di averci camminato. Come lui. Immedesimandomi “fortemente” nel tempo in cui c’era.

I commenti sono chiusi.





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