Neri Marcorè sarà al cinema il ragioniere Antonio Patò scomparso il 21 marzo 1890 durante il “mortorio” e protagonista del romanzo di Andrea Camilleri “La scomparsa di Patò”. Il film è al secondo giorno di riprese nella città di Canicattì. Nella trepidante attesa di poter andare al cinema ci facciamo un giro nel film e nel romanzo.
di LAURA CIOTOLA
“Cinquant’anni prima, durante le recite del Mortorio, cioè della Passione di Cristo secondo il Cavalier D’Orioles, Antonio Patò, che faceva Giuda, era scomparso, come la parte voleva, nella botola che puntualmente, come già un centinaio di volte tra prove e rappresentazioni, si aprì: solo che (e questo non era nella parte) da quel momento nessuno ne aveva saputo più niente; e il fatto era passato in proverbio, a indicare misteriose comparizioni di persone o di oggetti”.
Inizia così, con un omaggio a Sciascia e al suo “A ciascuno il suo”, uno tra i più belli, geniali e divertenti romanzi di Andrea Camilleri. La scomparsa di Patò. Oggi il romanzo scritto dall’autore siciliano nel 2000, diventa un film e tutti gli appassionati già si chiedono se sarà all’altezza.
Le premesse sembrano buone. Neri Marcorè è una stampa e una figura, per dirla alla Montalbano, con la foto del ragioniere che campeggia all’interno del libro sul manifesto di richiesta di notizie. “L’avete visto? Rag. Antonio Patò. Mancia a chi fornirà notizie alla signora Patò Elisabetta Via C. Colombo, 22 Vigata”. E’ a Vigata, la città del più famoso commissario siciliano, la città immaginaria creata da Camilleri, che è ambientata la storia e che nel film nascerà tra Agrigento, la Valle dei Templi e la Scala dei Turchi di Porto Empedocle.
Il film è scritto da Maurizio Nichetti, Andrea Camilleri che ogni tanto torna alla sceneggiatura e Rocco Mortellitti che ne è anche regista. Neri Marcorè è affiancato da Nino Frassica, Maurizio Casagrande che immaginiamo nei panni del Maresciallo dei Regi Carabinieri Paolo Giummaro e nel Delegato di Pubblica Sicurezza Ernesto Bellavia, da Alessandra Mortelliti, Flavio Bucci, Simona Marchini e Roberto Herlitzka.
La città di Naro, il cui sindaco, Pippo Morello, ha accolto con favore tutta l’operazione, ospiterà proprio la scena della Passione di Cristo, il “mortorio” di Giuda avvenuto in quel venerdì Santo del 1890.
Che fine ha fatto Patò? “Murì Patò o s’ammucciò (si nascose)?”. La Pubblica Sicurezza e i Reali Carabinieri gareggiano e si ostacolano nelle indagini. Il giornale governativo “L’Araldo di Montelusa” e quello dell’opposizione “Gazzetta dell’Isola” s’insultano e si lanciano reciproche accuse di voler nascondere la verità a fini politici.
Il libro è un esilarante repertorio di tradizioni sicule, di costumi e malcostumi ottocenteschi ricreati attraverso una fitta documentazione in linguaggio burocratese e popolare allo stesso tempo. Il libro non è altro. Non si racconta una storia, non è un vero e proprio romanzo. Ma quei documenti, quegli articoli di giornale, quei carteggi, quelle lettere che vanno e che vengono da un organo di governo ad un altro, dai vertici della pubblica sicurezza a quelli dei carabinieri, hanno un potere narrativo enorme che incolla il lettore fino alla fine, fino all’ultimo “pizzino”. “Pressante!! Dispaccio a mano. Al delegato di P.S. di Vigata. Le ordino di non far parola alcuna con nessuno, ripeto nessuno, circa il contenuto dei rapporti inviatici. In caso contrario proporrò sua immediata radiazione. ..”.

La Scomparsa di Patò sarà un film
3 Febbraio 2010