Le case. Quelle che si amano a prima vista, quelle che sembrano aspettarci, quelle infilate nelle pieghe di sogni che tornano all’improvviso, che si ripetono, che si ricordano solo a metà.
Luoghi antichi, sepolti sotto mille vite, che magari non c’appartengono nemmeno. Luoghi della mente, fotografie strappate, ricordi dimenticati… È bello il rapporto che Eva Palermo, la protagonista del romanzo di Maggie Van der Toorn, “La rosa Bettina“, costruisce con uno di questi luoghi. La casa che trova per caso, quella che, senza un perché, decide di comprare. Di avere, a qualunque costo.
È bello perché ci appartiene. Perché è accaduto ad ognuno di noi. Trovarsi di fronte a qualcosa che deve essere stato nostro. Magari in una vita passata. E volerlo. A qualunque costo.
È una cosa che ha a che fare col destino, con la magia, col mistero.
Ecco. Il mistero. Il romanzo della Van der Toorn non è un giallo, ma di mistero sono piene le pagine. Il mistero scandisce i tempi della scrittura, il mistero tiene insieme la voglia di andare avanti, di arrivare fino in fondo.
Una donna coraggiosa, una casa di campagna, il segreto di ciò che si è consumato tra quelle mura. “Non lo sai cosa è accaduto qui?”. “Sul serio non sai chi è…”. È brava la Van der Toorn a giocarsi, in partenza, tutti gli elementi del romanzo gotico. Ma è brava, soprattutto, a non insistere, a non cadere in nessuna trappola che proprio quel genere nasconde ad ogni passo. E allora ne vien fuori un racconto che è ‘misterioso’, ma è anche viaggio a ritroso, diario intimo, doloroso, di volti e passati.
La Rosa Bettina non è un giallo. Ma del giallo ha le parole, e i ritmi. La passione per i ‘luoghi’, e la solitudine dei protagonisti.
Si legge in una notte, si ha voglia di arrivare fino in fondo, gli si perdonano alcune ingenuità. Perché è sincero, perché racconta una storia che ci appartiene, e perché lo fa con gli occhi di una donna che non ha paura di desiderare.
La Rosa Bettina
Maggie Van der Toorn
Ianieri Edizioni