In una foto degli anni 1960 è ritratto un mascherone dal viso terrificante, presumibilmente raffigurante un gorgoneion. Si tratterebbe di un affresco del II secolo d.C. ritrovato nella villa Paratore e fotografato da Augusto F. Segre, nipote del senatore. Per gli appassionati della Maledizione della Gaiola si apre un nuovo, inesplorato capitolo.
di DIEGO ROMANO
La fede e l’evidenza scientifica, si sa, sono gli unici strumenti a disposizione dell’uomo per tracciare un percorso inoppugnabile verso la verità. Ci sono però alcuni luoghi dotati di una atmosfera unica, diversa, affascinante e seducente. Allora il nostro carattere si indebolisce, la nostra determinazione diventa labile, e la razionalità cede spazio alle emozioni. Il nostro credo apre la porta all’immaginazione, e tutto sembra possibile.
Uno di questi luoghi particolari è la Gaiola a Posillipo. Chiunque conosca la sua storia dell’ultimo secolo non nuoterà con serenità verso l’isolotto. Visitare la villa abbandonata è un’esperienza che può essere vissuta con tranquillità solo se si è profondamente scettici, o se si ha una grande fede.
Di notte, quando il mare è in tempesta e la salsedine accompagna il fragore del mare già dai primi passi della discesa, l’isolotto e la villa hanno un aspetto che rende inquieti anche i cuori più forti.
La maledizione nell’ultimo secolo
Nel 1926 la villa era collegata alla terraferma da una rudimentale teleferica. In una notte di tempesta il cavo si spezzò mentre una signora tedesca, Elena Von Parish, stava rientrando sull’isola. La donna venne rapita dal mare e sparì. Hans Praun e Otto Grumbach, che ospitavano la donna alla Gaiola, furono talmente scossi dalla vicenda che si suicidarono: uno subito, e l’altro qualche tempo dopo aver fatto ritorno in Germania.
Questa vicenda, nel freddo piovoso dicembre napoletano, aprì le porte alla leggenda della Maledizione della Gaiola. Vennero infatti ricollegati due precedenti infausti eventi. Verso la fine del XIX sec. il primo proprietario e costruttore della villa, Luigi de Negri, mandò in fallimento la sua Società della Pescicoltura del Regno d’Italia nel Mar di Posillipo, che aveva sede proprio alla Gaiola. Invece nel 1911 il Capitano di Vascello marchese Gaspare Albenga, per far ammirare la costa alla marchesa Boccardi Doria, fece incagliare l’incrociatore corazzato San Giorgio sulla secca della Cavallara, proprio in prossimità della Gaiola.
In breve tempo l’isola venne comunemente riconosciuta come jellata, e gli eventi che seguirono alimentarono ulteriormente questa leggenda. Una barca di scugnizzi marinaretti del collegio Ascarelli-Tropeano fu travolta nel 1931 dalle onde sullo stesso scoglio della Cavallara. Maurice Sandoz, titolare della nota casa farmaceutica, abitò sull’isola negli anni 1950, ma finì in una clinica psichiatrica dove si suicidò convinto di essere finito in bancarotta.
Qualcuno cercò di cambiare la fama sinistra della villa. Il barone tedesco Paul Karl Langheim negli anni a cavallo del 1960 fece brillare di vitalità quell’angolo di Posillipo, organizzando feste ed incontri mondani. Un periodo tanto splendente da mandarlo rapidamente sul lastrico.
Fu allora che Giovanni Agnelli acquistò la villa, lasciandola generosamente ancora per qualche tempo in uso a Langheim. Il re dell’automobile fece alcune importanti opere come l’eliporto, ma ci andò di rado e la rivendette rapidamente ad un altro miliardario. Paul Getty, magnate del petrolio, entrò in possesso della villa nel 1968. A lui tutto filò liscio fino al 1973, quando la ‘ndrangheta rapì il figlio. Dopo l’amputazione di un orecchio del ragazzo, la famiglia Getty pagò un riscatto di 17 milioni di dollari.
Nel 1978 l’isola passò a Gianpasquale Grappone, detto Ninì, creatore del Loyd Centauro. Finì in galera travolto dai debiti, ed il giorno in cui la villa fu messa all’asta, la moglie Pasqualina Ortomeno morì in un incidente stradale.
La proprietà sull’isola infine andò nelle mani della Regione Campania, che la affittò a varie associazioni. Nessuna di queste però mantenne la promessa di restaurare l’edificio, e la cattiva fama della villa non fu mai cancellata.
Il periodo classico, la magia medioevale e le disgrazie antiche.
L’area della Gaiola è costellata di ruderi dell’epoca romana. Lì vi fu la villa di Publio Vedio Pollione, un uomo della cui vita si sa poco. Di certo allevava murene in apposite vasche scavate nel tufo, e di tanto in tanto le cibava gettando schiavi vivi, quelli che si mostravano un po’ maldestri.
La fama spietata del romano sicuramente contribuì alla creazione di miti e leggende legate alla zona del Pausilypon, ovvero la costa tra Trentaremi e Marechiaro. Fino al XIX secolo era ben visibile accanto all’isola della Gaiola un edificio romano semisommerso chiamato la Scuola di Virgilio. Nell’interpretazione medievale del poeta-mago, questo era il luogo dove il vate insegnava arti magiche. Non c’è quindi da stupirsi dell’interesse esoterico verso questo tratto di costa, dove venivano incantate pozioni ed eseguiti riti magici. Una variante della leggenda della Gaiola vuole che lo specchio d’acqua intorno all’isola sia stato inquinato proprio dai resti delle pozioni create lì. Da cui il maleficio si sarebbe diretto verso chi vi permaneva per troppo tempo.
Si sa, la storia dell’uomo è un percorso a ostacoli. Difficoltà e disgrazie di ogni genere vengono riportate nei racconti e nelle memorie di chi li ha vissuti. Così, nel ricostruire la storia della jettatura della Gaiola, possiamo ritrovare un paio di eserciti liberatori sbarcati lì nel XVII sec., e repentinamente annientati dagli occupanti spagnoli.
Un’altra leggenda tramandata dal passato vorrebbe sull’isola un tempio della Venere Euplea, protettrice dei naviganti. Pare che l’origine di questa convinzione risieda nell’antico nome dell’isola, Euploea, come riportato da Stazio e dal Pontano. Dopo i recenti avvenimenti che hanno coinvolto la famiglia Ambrosio, proprietaria della villa prospiciente l’isola, si è riaccesa la teoria della dea pagana come causa della jettatura. Ivan Cuocolo, docente di lettere presso le scuole superiori e appassionato delle storie sulla Gaiola, avrebbe individuato proprio nella fine del paganesimo la causa della maledizione. La dea Euplea sarebbe adirata con i profanatori del luogo sacro.
Una foto dimenticata, una nuova tessera nel puzzle del mistero
Nel 1820 l’archeologo Guglielmo Bechi acquistò l’area del Pausilypon ad un asta. Iniziò grandi lavori di scavi e portò alla luce alcuni edifici romani rimasti sepolti per secoli. Decise di costruire una villa panoramica sul promontorio prospiciente l’isola, e nel farlo incluse sia una cappella dedicata a S.Basilio, sia alcuni ruderi romani adiacenti. Alla sua morte la figlia vendette tutta la proprietà al Negri, che nel 1874 costruì la tristemente celebre villa sull’isola. Quando l’imprenditore finì sul lastrico, l’intera proprietà fu acquistata dal marchese del Tufo.
Creando danni archeologici inestimabili, il marchese scavò una cava di pozzolana proprio tra villa Bechi e lo Scoglio di Virgilio, come ricorda Robert Theodore Gunther nel suo libro Posillipo Romana. Di certo del Tufo trovò alcuni oggetti romani durante gli scavi, tra cui una statua di figura femminile, ma non passò alla storia per le sue attenzioni verso la storia e l’arte romana. La proprietà passò poi a Gennaro Acampora e successivamente all’ammiraglio inglese Nelson Foley, cognato di Conan Doyle il creatore di Sherlock Holmes. Foley cedette la villa sulla terraferma a Norman Douglas da cui la riacquistò dopo alcuni anni. Infine fu la vedova Foley a vendere al senatore Giuseppe Paratore la villa sulla terraferma nel 1910.
Nei decenni a seguire si verificarono molte delle tragedie legate all’isola, mentre la famiglia Paratore sulla terraferma si godeva una vita serena. Augusto F. Segre, affezionato nipote del senatore, passava le estati insieme agli zii alla Gaiola. Come raccontato nell’articolo Storie e ricordi della Gaiola, scritto insieme al fratello Aldo nel 2003, verso la metà degli anni 1960 fece una incredibile scoperta.
Dovendo sistemare una libreria su di una parete di un salottino, venne levata una tela anti-umidità posta da Douglas. Dietro la tela apparve un affresco quadrato raffigurante una grande testa terrificante, di più di un metro di larghezza, forse raffigurante una gorgone. “Nostro zio, convinto che quel volto mostruoso portasse sfortuna, lo fece nascondere dietro una parete a matton per ritto”, raccontano i fratelli nel loro articolo. Ma Augusto Segre riuscì a fotografarlo prima dell’occultamento.
Un membro dell’Istituto del Restauro a Roma, dopo aver visto la fotografia del mascherone, ha classificato l’affresco come una manifestazione della pittura detta impressionistica tardo-romana, databile tra il 2° e il 3° secolo d.C.
Il Gunther conferma di aver riscontrato negli scavi archeologici di Pausilypon alcune pareti affrescate con tagli quadrilaterali. Quindi tutto lascia supporre che il mascherone sia stato sottratto dal suo luogo d’origine e poi apposto nella villa Paratore, ora villa Ambrosio, da uno dei precedenti proprietari della zona archeologica.
Poche certezze riguardano questa immagine, visto che nessuno si è mai interessato a saperne di più. I greci usavano raffigurare la Medusa decapitata per proteggersi dai nemici, e forse gli Ambrosio ignoravano di avere un simbolo protettivo in casa, anche se ad aprile stavano ristrutturando la villa.
Un affresco romano dal significato duale: porta-jella e protettivo. Il suo spostamento, l’occultamento, il silenzio sulla sua esistenza: si tratta di nuovi elementi per gli appassionati del mistero della Gaiola? Oppure è una storia di ordinario vandalismo archeologico dell’era moderna?
Cercasi Indiana Jones disponibile a far quadrare il cerchio.
Napoli, la Gorgone nascosta della Gaiola
E' l'origine di un'atica maledizione?
29 Giugno 2009
Ho letto il Suo articolo. Devo però smentire la “maledizione” sulla Gaiola. Mio zio, sen. G. Paratore, morì a 91 anni serenamente nel suo letto dopo una lunga e per lui positiva carriera politica, dopo di aver abitato insieme con i suo famigliari per lunghi decenni alla Gaiola.. Ebbe funerali di stato alla presenza delle più alte autorità del tempo. E fu seppellito nel famedio del cimitero del Verano a Roma. Quindi non mi sembra che la “maledizione” possa considerarsi esistente, almeno in questo caso.
Egregio sig. Augusto, le faccio presente che suo zio abitava di fronte all`Isola della Gaiola e non sull’isola. Abitava nella villa che oggi appartiene alla famiglia Ambrosio. Sull`isola abitava il barone Langheim.
Faccio presente, che quantunque la villa in questione ,cioè quella dei coniugi D’Ambrosio,non faccia parte della maledizione di cui si parla, non ha tuttavia portato un gran bene ai suddetti coniugi ,in quanto circa due anni fa ,furono assassinati entrambi nella propria casa.
vi voglio bene
Ho letto il Suo articolo. Devo però smentire la “maledizione” sulla Gaiola. Mio zio, sen. G. Paratore, morì a 91 anni serenamente nel suo letto dopo una lunga e per lui positiva carriera politica, dopo di aver abitato insieme con i suo famigliari per lunghi decenni alla Gaiola.. Ebbe funerali di stato alla presenza delle più alte autorità del tempo. E fu seppellito nel famedio del cimitero del Verano a Roma. Quindi non mi sembra che la “maledizione” possa considerarsi esistente, almeno in questo caso.
Egregio sig. Augusto, le faccio presente che suo zio abitava di fronte all`Isola della Gaiola e non sull’isola. Abitava nella villa che oggi appartiene alla famiglia Ambrosio. Sull`isola abitava il barone Langheim.
Faccio presente, che quantunque la villa in questione ,cioè quella dei coniugi D’Ambrosio,non faccia parte della maledizione di cui si parla, non ha tuttavia portato un gran bene ai suddetti coniugi ,in quanto circa due anni fa ,furono assassinati entrambi nella propria casa.
vi voglio bene
Lived at Collegio Denza for 3 months in 1979.
There was a Portuguese employee called Manuel at the Villa. He loved to work there…
At the Colleggio there 2 people who worked there: 1 Claudio de Lucia a young boy as an assistant to the secretary’s office and his girl friend Maria…
They never mentioned any malediction in the Villa, but later on I heard that yes, people who owned the place seem to end in a bad way…
Regards,
Just another Maria+
Lived at Collegio Denza for 3 months in 1979.
There was a Portuguese employee called Manuel at the Villa. He loved to work there…
At the Colleggio there 2 people who worked there: 1 Claudio de Lucia a young boy as an assistant to the secretary’s office and his girl friend Maria…
They never mentioned any malediction in the Villa, but later on I heard that yes, people who owned the place seem to end in a bad way…
Regards,
Just another Maria+
nel transitare lungo la grotta del Seiano notavo l’inteligenza Romana nell’arieggiare la grotta co trafori laterali,e all’uscita di essa camminando tra lecci
secolari ed il maggio in fiore si arriva ad una raduna dove splende tutta la Romanita il sacro,ma fra i ruderi il profano ville sontuose di magnati Napoletani
che osano comprarsi un giorno anche il Paradiso in barba al Pateterno,e poi si
nota la ruberia e lo spoglio di quella antichità per ornare le ville di questi magnati
distruttori del bello dell’antichità Ma non capiscono che all’inferno ,perchè là andranno non lo possono portare? un saluto napoletano mario
nel transitare lungo la grotta del Seiano notavo l’inteligenza Romana nell’arieggiare la grotta co trafori laterali,e all’uscita di essa camminando tra lecci
secolari ed il maggio in fiore si arriva ad una raduna dove splende tutta la Romanita il sacro,ma fra i ruderi il profano ville sontuose di magnati Napoletani
che osano comprarsi un giorno anche il Paradiso in barba al Pateterno,e poi si
nota la ruberia e lo spoglio di quella antichità per ornare le ville di questi magnati
distruttori del bello dell’antichità Ma non capiscono che all’inferno ,perchè là andranno non lo possono portare? un saluto napoletano mario
Non esiste un umano degno di comprarsi quell’Isola.Spero che quell’ ‘isolotto rimanga per sempre patrimonio di tutti.
Ora che la villa è di proprieta’ della Regione, spero tanto nella maledizione.
Non esiste un umano degno di comprarsi quell’Isola.Spero che quell’ ‘isolotto rimanga per sempre patrimonio di tutti.
Desidero aggiungere una precisazione.
Con lettera del 13/01/2004, prot. n. 31847 la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle provincie di Napoli e Caserta scrive:
“…… l’affresco [la Gorgone in questione] ad un primo esame sembrerebbe essere opera di un artista del secolo scorso,che ha voluto con uno stile antico fare probabimente la caricatura di qualche personaggio, ritraendolo come un gorgoneion.
……”
gentile augusto segre,
sono uno studente di architettura di napoli e sto preparando una tesi in progettazione architettonica sulla villa sull’isola della gaiola.
La mia tesi pur essendo in progettazione comprende vari aspetti tra cui quello di ricerca storica ed iconografica…vorrei aver modo di contattarla perchè magari lei puo avere qualche foto o qualche info di qualsiasi tipo che puo arricchire ulteriormente la mia ,già complicata, tesi.
Il mio progetto è quello di destinare l’isola all’onlus c.s.i. gaiola già operante sul luogo.
attendo una sua risposta in questa sede per poi passarci un contatto.
Tutto quello che so sulla villa Paratore alla Gaiola è stato pubblicato sugli Atti dell’Accademia Pontaniana
nuova serie, volume LII, pag. 243-267 (2003)
che potrà facilmente consultare nelle biblioteca dell’Accademia.
gentile augusto segre,
sono uno studente di architettura di napoli e sto preparando una tesi in progettazione architettonica sulla villa sull’isola della gaiola.
La mia tesi pur essendo in progettazione comprende vari aspetti tra cui quello di ricerca storica ed iconografica…vorrei aver modo di contattarla perchè magari lei puo avere qualche foto o qualche info di qualsiasi tipo che puo arricchire ulteriormente la mia ,già complicata, tesi.
Il mio progetto è quello di destinare l’isola all’onlus c.s.i. gaiola già operante sul luogo.
attendo una sua risposta in questa sede per poi passarci un contatto.
Tutto quello che so sulla villa Paratore alla Gaiola è stato pubblicato sugli Atti dell’Accademia Pontaniana
nuova serie, volume LII, pag. 243-267 (2003)
che potrà facilmente consultare nelle biblioteca dell’Accademia.
Sarà mai permesso tuffarsi dallo scoglio, senza villa?
Un’estate tempo fà ci dormivo su di un amaca.
Ancora prima mi ci tuffavo.
Non avevo la proprietà dell’isola, forse per questo non mi ha colpito alcuna maledizione, se non quella di esserci legato per sempre da un amore incondizionato.
Sarà mai permesso tuffarsi dallo scoglio, senza villa?
Un’estate tempo fà ci dormivo su di un amaca.
Ancora prima mi ci tuffavo.
Non avevo la proprietà dell’isola, forse per questo non mi ha colpito alcuna maledizione, se non quella di esserci legato per sempre da un amore incondizionato.
Ho vissuto alla Gaiola ed andavo a mare sul quel costone tufaceo proprio di fronte alla villa. Forse sarò troppo impressionabile, ma ho sempre avvertito qualcosa di minaccioso proveniente da quel rudere. Nelle sere d’inverno, quando il parco è chiuso, quel luogo appare spaventoso.