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Un posto dove tornare

il romanzo d'esordio di Ciro Sabatino

di Gialli.it 6 Novembre 2024

Nell’inverno del 1897 a Coligny, in Francia, viene ritrovato l’unico calendario celtico giunto sino a noi e databile intorno al 50 d.C.
Il lunario era stato disegnato su una tavola di bronzo (con simboli e lettere latine) le cui incisioni riproducevano la sequenza dei giorni, dei mesi, degli anni, di un’antica tradizione dei druidi celtici.
Come mai i leader religiosi, e guardiani del “sacro ordine naturale” di un insieme di popoli indoeuropei ormai scomparsi, che erano soliti tramandare oralmente il loro sapere incisero in caratteri latini questo calendario?

E solo l’inizio di una lunga e meravigliosa storia raccontata in A place to return, il primo romanzo di Ciro Sabatino (direttore artistico del Festival del Giallo Città di Napoli) e sviluppata lungo la dorsale europea che dalla Francia nord-occidentale conduce nell’Italia nord-orientale. Grosso modo da Brest a Venezia, seguendo il tortuoso cammino che i pellegrini inglesi e francesi, nei primi decenni del Quattrocento, fecero per raggiungere Bologna, la sede papale di Alessandro V, passato alla Storia come l’antipapa.

Una vecchia leggenda, un gruppo di amici che si ritrova a caccia di risposte impossibili, e un paesino che a volte c’è e a volte non c’è. Che scompare. Nel nulla. Seguendo una misteriosa sequenza astrale.

Ciro Sabatino, giornalista napoletano, editore, alla sua opera prima prova a dimostrare come il mistero, a volte, genera brame incontrollabili e anche la magia spesso diventa strumentale al potere terreno.
Il romanzo è anche un viaggio metaforico in una favola antica che permetterà ai protagonisti di riscoprire il senso dell’amicizia, il valore dei ricordi e del passato. Il punto d’arrivo è la consapevolezza che nella vita ognuno dovrebbe avere sempre un posto dove tornare. A place to return.

Il romanzo apre la collana Storie della neonata casa editrice napoletana Gialli.it

Quarta di copertina

Ed eccomi qua. A rimettere insieme i cocci di una storia assurda, senza sapere nemmeno da dove cominciare.
Ne ho parlato con Tata. Vorrei scrivere anch’io, un po’ come aveva tentato di fare lui. Testimone di avvenimenti degni di essere consegnati, come ora sto facendo, alla memoria di coloro che verranno.
Forse mi servirà. Forse riuscirò a tirar fuori da un cassetto del cavolo i migliori anni della mia vita.
Una donna che ho amato, alcuni amici cui ho voluto bene, Jack, un falco pescatore e un paesino che a volte c’è. E a volte non c’è.

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