Lo sentiamo. Sentiamo l’odore del fumo, anche se in casa, ormai, nessuno fuma più. E poi, le tende che si muovono, la sua presenza, dovunque.
E’ una storia stramba quella che Francesca De André racconta al Grande Fratello. Fa un po’ tristezza perché, forse, non c’era proprio bisogno, di farla una cosa del genere. La presenza nella Casa, intendiamo. La scelta di partecipare ad un format del genere della nipote del più grande cantautore italiano. Eppure la storia del fantasma di Faber fa anche un po’ tenerezza. Perché, forse, se c’era un ricordo, una presenza, una voce, capace di tornare in un luogo, e di evocare un passato, forse è proprio quello di Fabrizio De André.
Lui era un fantasma già in vita. Le sue canzoni erano carezze nella notte, e soffi, leggeri. La brace del sue sigarette, le volute di fumo, erano gli spettri che hanno accompagnato le notti di intere generazioni. E anche Marinella, Piero, Suzanne, la Città Vecchia, Via del Campo, la bambina con le labbra color rugiada, avevano qualcosa di ‘ finito’ che aveva a che fare con la morte ‘dopo’. Con ciò che non riesce ad andare via, che rimane, per sempre.
E allora, sentire Francesca parlare del nonno come un fantasma, stranamente, non ha infastidito nessuno. Quello era un racconto che tutti si aspettavano. Fabrizio che torna dalla nipote, che la ‘avvolge come in un abbraccio’, come racconta Francesca, e che ancora fuma in quella casa “lo sentimmo, lo sentì anche mia madre, e lui era morto da poco”, ci sta, e per qualche attimo il ricordo diventa emozionante e struggente. Anche al Grande Fratello.