Napoli: città dell’arte, della cultura, dell’amore, della risata e si potrebbe continuare all’infinito. Ma soprattutto Napoli è la città del mistero, degli enigmi nascosti in ogni angolo della sua storia. Nel sottosuolo, nel mare, nelle strade, negli antichi palazzi. Dovunque si cerchi con un po’ più di attenzione si trova qualcosa. L’assurdo arriva quando non bisogna neanche più cercare, perché il mistero è in agguato in questa città che il mondo continua a volere identificare solo come una grande discarica.
di LAURA CIOTOLA
Ma lei, Napoli, non si scompone. Incassa, aspetta e poi risponde.
E succede che una persona ogni mattina passi davanti a una chiesa, la guardi, la ammiri e nonostante ciò non arrivi mai a vederla veramente. E’ lo scoop di questi giorni.
La chiesa del Gesù Nuovo, capolavoro dell’arte barocca che prepotentemente si affaccia tra i vicoli del Centro Storico di Napoli con la sua facciata in pietra nera vulcanica, non è solo un esempio di grande architettura, ma è anche uno spartito, un pentagramma su cui delle note aramaiche fanno bella mostra di sé da sempre.
La scoperta viene da uno storico dell’arte, Vincenzo De Pasquale, che dal 2005 conduce una ricerca che sa di straordinario e che ha interpretato i segni presenti sulla facciata della chiesa come la partitura di un concerto per strumenti a plettro.
Tali segni che erano sempre stati identificati come simboli delle diverse cave di piperno usati dai maestri pipernai per trasmettersi messaggi, sono invece delle lettere aramaiche, la stessa lingua parlata da Gesù.
I segni musicali sarebbero di sette tipi, che letti da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, comporrebbero una musica della durata di quasi tre quarti d’ora.
Non più quindi segni esoterici legati all’alchimia, come era stato ipotizzato in passato, ma note, sette note musicali.
Il Gesù Nuovo
La chiesa del Gesù Nuovo, era inizialmente un palazzo privato, progettato da Novello da San Lucano per volere di Roberto Sanseverino e vide il suo culmine nel 1470.
Passando di Sanseverino in Sanseverino, il palazzo arrivò a Ferrante, che fece incidere quei segni sul piperno del suo palazzo.
L’edificio divenne presto il punto di riferimento per la cultura napoletana rinascimentale e barocca ospitando persone di grande prestigio come l’Aretino, Scipione Capece, Antonio Mariconda e Bernardo Tasso.
Confiscato poi da Pedro di Toledo, nel 1547, perché la nobile famiglia appoggiò la rivolta popolare contro l’Inquisizione, venne acquistato dai gesuiti che ristrutturarono completamente l’interno dell’edificio creando un’unica basilica, ma conservarono, con poche variazioni, la facciata a bugne adattandola alla struttura della nuova chiesa.
Furono ancora i Sanseverino, come spiega lo stesso De Pasquale a far incidere dei simboli musicali nel loro palazzo a Lauro di Nola.
La leggenda
Ma tornando a quello che in questo momento attira l’attenzione degli amanti del mistero, i segni incisi nella pietra, non può non ricordarsi della leggenda che per tanti anni si è tramandata.
Si diceva che Roberto Sanseverino, avesse voluto servirsi, in fase di costruzione, di maestri pipernieri che avevano anche conoscenza di segreti esoterici capaci di caricare la pietra di energia positiva. Questi segni avrebbero dovuto convogliare tutte le forze positive e benevole dall’esterno verso l’interno del palazzo. Per imperizia o malizia dei costruttori, queste pietre segnate non furono piazzate correttamente, e si ottenne l’effetto indesiderato ovvero che l’energia positiva andasse dall’interno verso l’esterno dell’edificio, attirando così ogni genere di sciagure sul luogo.
Questa leggenda, che fino a qualche mese fa è servita per giustificare le tante sciagure di cui è stata vittima, nel tempo, la chiesa, come la distruzione del palazzo, l’incendio della chiesa, i ripetuti crolli della cupola è ora stata spazzata via da una certezza meno suggestiva, ma forse ancora più romantica.
Misteri, storia e leggende del Gesù Nuovo Quella misteriosa chiesa di Napoli Nera
17 Gennaio 2011