In Laguna arriva il papà degli zombi e una spruzzata splatter investe l’edizione numero 66 della Mostra del Cinema di Venezia. A settembre, infatti, a sfilare sul red carpet della maggiore kermesse italiana dedicata al cinema saranno ben quattro i registi col pallino dell’horror. Quattro filmaker (Joe Dante, la coppia Jaume Balaguero e Paco Plaza, e George “Zombie” Romero) e tre pellicole da brivido (The Hole, Rec 2, e Survival of the Dead) per una Venezia rosso shocking.
Noi abbiamo puntato sull’ultima, quella del mitico George Andrew Romero, per farci una passeggiata nei ricordi e riaccendere le luci sul cimitero della Pennsylvania dove Barbara e Johnny incontrarono il primo zombie della storia del cinema. Un cult.
di FRANCESCO DONATI
Zombie significa “morto vivente”. E’ un termine che arriva da Haiti e c’entra qualcosa con il Vudù.
Nel Mar dei Caraibi non scherzano quando parlano di queste cose. Alcuni sacerdoti (Houngan o Bokor), dicono, sono in grado di fregarti una parte dell’anima, infilarla in una specie di frigorifero che si chiama “letargia”, e al momento opportuno risvegliare il piccolo angelo guardiano (che sarebbe la parte dell’anima che ti hanno soffiato) e trasformarti in uno zombie.
Detta così sembra facile. Nel senso che se uno si mette d’impegno forse ci può pure riuscire. Ma la procedura è lunga e complessa e sconsigliamo qualsiasi imbarazzante tentativo di provarci.
Se avete voglia di zombie, se vi piace il sangue che schizza da tutte le parti, gli occhi fuori dalle orbite e i cuori sanguinolenti che saltellano sul selciato della vostra immaginazione malata, sparatevi un po’ di film di George Romero e dovreste ritornare tranquilli.
Lui, classe 1940, figlio di un cubano e di una lituana, nato nel Bronx e trapiantato a Pittsburgh, è il papà degli zombie movie e su questo “romantico” genere ci ha costruito un impero. Firmando una trilogia che ha incassato montagne di dollari ed è finita nel National Film Registry della Library of Congress come film “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo”. Ma andiamo per ordine.
La notte dei morti viventi. 1968 e dintorni.
Il primo film dedicato ai morti viventi arriva nell’anno della contestazione giovanile.
Romero all’epoca è uno studentello della Carnegie Mellon University. Un’università privata di Pittsburgh, in Pennsylvania. Un sacco di voglia di fare e neanche una lira in tasca.
Questa storia dei soldi che non ci stanno mai lo accomuna ad un gruppo di colleghi dell’Università. Tutta gente talentuosa e squattrinata che decide di fare una colletta e girare un filmetto, rigorosamente in bianco e nero, che inizialmente si intitola Night of the Flesh Eaters. La notte dei mangiatori di carne!
Insomma i giovanotti mettono su la modica cifra di 10.000 dollari e si producono quello che diventerà un vero e proprio film di culto. La notte dei morti viventi.
Inutile dire che tutte le fasi della lavorazioni camminarono all’insegna del risparmio. Alle comparse (i terribili zombies) andò un dollaro ed una t-shirt ricordo sulla quale c’era scritto “I was a zombie on Night of the Living Dead”. Per la colonna sonora vennero scelti tutti brani i cui diritti erano ormai scaduti, e alcuni “finanziatori” del progetto (macellai e salumieri della Pennsylvania) misero a disposizione sangue e interiora per gli effetti speciali, o prosciutto arrosto e sciroppo di cioccolato (marca Bosco) per permettere a Romero di simulare la famosa scena degli zombies che divorano cadaveri in un camion bruciato.
Alla fine del 1969 il film era in testa alla classifica degli incassi del vecchio continente. Dieci anni dopo solo in America Romero e suoi amici avevano un conto in banca superiore ai 15 milioni di dollari.
Fare soldi con lo splatter.
Ma se rimane un mistero l’incredibile e immediato successo del film (la prima, solo su invito, si tenne al Fulton Theatre di Pittsburgh, Pennsylvania, il primo ottobre 1968. E alla fine gli spettatori erano tutti in piedi ad applaudire), va riconosciuto a Romero di averle veramente tentate tutte le strade per correre veloce verso il successo.
Una delle più belle trovate legata alla pellicola e ideate dalla casa pubblicitaria Walter Reade Organization, fu quella di annunciare un’assicurazione di 50.000 dollari a favore di tutti quelli che sarebbero morti di infarto guardando il film al cinema. Inoltre, quando il film uscì in Italia, Romero si fece sostituire il nome in cartellone con quello di Kramer. “E’ più americano – disse – e la gente accorrerà più tranquillamente”.
La notte dei morti viventi fu un successo. E negli anni seguenti Romero ritorno ben cinque volte sui suoi amati zombie. Alla pellicola del ’60 seguirono Zombi (1978), Il giorno degli zombi (1985), La terra dei morti viventi (2005) e Le cronache dei morti viventi (2007).
E mentre lui e i suoi collaboratori macinavano soldi il genere ebbe un vero e proprio boom. Tanto che lo stesso Romero trascorse un po’ di anni nella sua vita a fare causa a tutti quelli che secondo lui stavano tentando di soffiargli l’idea. Non ci fu niente da fare. Per un po’ di anni zombie doc e zombie “pezzotti” hanno vomitato sangue sugli schermi di mezzo mondo per la gioia di milioni di fan. Fedelissimi che un paio di anni fa organizzarono anche la giornata dell’Orgoglio Zombie. Invadendo una Madrid incredula e divertita. Era il 4 febbraio 2007. Romero compiva sessantasette anni.
Ora Venezia lo accoglie tra le sue braccia per svelare al mondo il segreto dell’unica isola rimasta immune all’epidemia zombie. Per svelare Survival of the Dead. Non resta che aspettare.
A Venezia arriva George "Zombie" Romero I segreti del suo film cult. Quarant'anni dopo
24 Luglio 2009