“Napule nun adda cagna’!” scandiva forte il maniaco, ed alle parole seguivano i fatti: chi proponeva un nuovo modello artistico-musicale in città veniva ucciso, si trattasse anche di uno James Senese o addirittura di un Massimo Troisi. Ed il maniaco era Michele Giuffrida (Lello Arena), il giornalista de “il Mattino”, l’uomo insicuro, impacciato, spesso triste, che seguiva come un fedele cagnolino la sua fascinosissima Lisa e non era capace neanche di respingere l’assalto ai semafori dei vari venditori di chincaglierie. Chi avrebbe mai potuto smascherare in quell’uomo mite e maldestro una doppia personalità così estrema?
di LUCA FALCONE
Un vero e proprio caso di schizofrenia letterariamente assimilabile al duo Jekyll/Hyde di stevensoniana memoria. Per qualunque investigatore, una Waterloo. Certo, qualche piccolo appiglio magari c’era: le parole martellanti, quasi ossessive, di quel padre, quell’Antonio Giuffrida mandolinista e cantante della Piedigrotta dei tempi andati, e c’era ancora quella forza nascosta e quasi eroica, completamente imprevedibile, cacciata fuori così di colpo quando c’era stato da salvare Lisa dal crudele Mastino. Però diciamocela tutta: chi ci sarebbe arrivato? Chi poteva incastrare un criminale celato così abilmente? E’ davvero giusto additare al pubblico ludibrio il povero commissario napoletano al quale è assegnato il caso? Lo stesso Troisi non gli risparmia critiche, lo accusa di essere uno svagato e di non proteggerlo a sufficienza. Verissimo, visto che poco dopo il povero Massimo morirà strozzato con una pizza. Ma cosa avrebbe potuto fare quel povero commissario? L’affare è ingarbugliato e l’estro del maniaco, il temibile Mr Hyde, arriva addirittura ad allargare la sfida dalle Forze dell’Ordine al “Mattino”, il giornale dove lavora il suo Dottor Jekyll. Ed è proprio quest’ultimo, assieme alla bella Lisa, ad essere incaricato dell’inchiesta. Ha inizio una vera e propria girandola di colpi di scena, un caleidoscopio di avventure: rapimenti, salvataggi, telefonate minatorie, sparatorie notturne. Un caleidoscopio culminante con la prevalenza dell’azzurro. L’azzurro della maglietta di Funiculì Funiculà quando il povero Michele Giuffrida, ormai completamente sconvolto, viene arrestato: la maglietta del Napoli Calcio, ovviamente. E quel ciuccio, sul quale Michele oscilla, come un bambino sul cavallo a dondolo, simbolo della sua squadra del cuore, ma anche ricordo della vecchia Piedigrotta. Il Dottor Jekyll ha trionfato su Mr. Hyde, ma anche stavolta a quale prezzo? Michele Giuffrida, il pavido giornalista, ha svelato assieme alla sua collega l’identità di Funiculì Funiculà, ma di lui cosa resta? Purtroppo null’altro che una mente oscurata destinata ad un istituto di cura: una schizofrenia che rappresenta quella di questa città da Michele assieme tanto amata ed odiata. Probabilmente è questo il messaggio finale del film “No grazie il caffè mi rende nervoso”(1982).
I "serial killer" partenopei
21 Luglio 2009