Molti documenti ed elenchi di persone scomparse sono stati ritrovati nei giorni scorsi nell’archivio storico della polizia militare argentina a Santa Fè grazie alla confessione di un agente. L’indagine condotta dal procuratore Esteban Righi, ha permesso di reperire altre prove e testimonianze sulle atrocità commesse dai militari a danno degli oppositori del regime.
di BRUNO MATTIA GALLO
Dossier con nomi di politici, sindacalisti, semplici operai e studenti sono stati trovati negli Archivi storici. Le prove di come la polizia argentina, nell’assoluta segretezza, prelevava persone innocenti con capi di imputazione solitamente molto vaghi o semplicemente inesistenti. Migliaia di persone scomparse. Quasi sempre torturate e uccise, bruciate o sepolte in fosse comuni anonime. Per le famiglie nessuna possibilità di avere notizie. Solo un silenzio più devastante delle peggiori verità. La barbara tecnica del far scomparire ha finito per essere adottata da tutte le dittature dell’America centrale e meridionale, dal Guatemala all’Uruguay, dal Cile alla Bolivia e al Brasile. Regolata addirittura dal famigerato Plan Condor, un piano che sanciva tra le varie dittature militari un interscambio di prigionieri, informazioni militari, archivi e metodi di tortura.
Le prove dell’esistenza di questi famigerati archivi del terrore si trovano ad Asuncion, capitale del Paraguay, in quelle tonnellate di documenti che coinvolgono Augusto Pinochet, Alfredo Stroessner, Rafael Videla e in ultimo l’ex-capo di Stato della Bolivia Hugo Banzer.
Negli ultimi anni, molte associazioni di liberi cittadini, come Les Madres de Plaza de Mayo, accumunate dal desiderio di giustizia, collaborano, fornendo documentazioni, testimonianze utili per aprire nuove inchieste e processare i responsabili ancora in vita. Gli effetti di queste sinergie sono testimoniate dall’apertura di nuove indagini e dalle scoperte di archivi segreti, come quelli guatemaltechi ed argentini. Molte richieste di estradizione sono state formulate dai vari governi, per l’ex-presidente boliviano Hugo Banzer, per l’ammiraglio argentino Eduardo Massera ed infine per Elizabelita Peron, terza moglie del dittatore argentino.
Ma esistono vicende in cui la burocrazia sembra divertirsi ad ostacolare la giustizia. Questo è il caso della mancata estradizione di Troccoli ex capitano di vascello uruguayano, ma con cittadinanza italiana, o delle scarcerazioni “inevitabili”, come accade, ancora in Italia all’argentino Jorge Olivera.
Entrambi militari, si macchiarono di ogni tipo di atrocità commettendo torture e ordinando la morte di centinaia di uomini e donne nei rispettivi paesi. Scandalosi ritardi, colpevoli mancanze che permettono ad alcuni criminali di guerra di restare liberi e impuniti, nonostante le sacrosante condanne esemplari emesse in patria.
Il procuratore Esteban Righ commentando il ritrovamento dei dossier, annuncia sensazionali sviluppi sulle indagini.
La stampa internazionale ha, in questo momento, il compito di mantenere alta l’attenzione su questi criminali di guerra, stimolando l’opinione pubblica mondiale a non dimenticare, a non offendere ulteriormente il dolore con l’oblio del silenzio. Per le vittime sarebbe una seconda morte. L’ultima. E di questa saremmo tutti colpevoli.

Argentina, desaparecidos il dossier degli orrori
30 Giugno 2009
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