Clamoroso. Stavano per seppellirlo in una bara nera, ma lui “resuscita” all’ultimo momento e ringrazia chi si è accorto del tragico errore. Un funerale si trasforma così in una festa, e la notizia fa il giro del mondo. E’ accaduto in Polonia ad un vecchio apicoltore.
di MARCO BELLOFIORE
“La prego, ho bisogno di un suo ricordo. Per averlo sempre con me. Per non dimenticarlo mai. La prego. Lei deve aprire quella bara. Voglio l’orologio che aveva al polso”. Come si fa a negare ad una donna distrutta dal dolore una cosa del genere? Come si fa a negarle l’orologio del marito morto da poche ore per un banale quanto inesorabile collasso? Non si fa. Si stringono le mascelle, si tira il fiato e con attenzione, uno ad uno, si sfilano tutti i perni del nero sacello. Poi si alza il coperchio della bara e con dita tremanti si sfila quel vecchio segnatempo che ora batte solo dolorosi ricordi.
Si fa tutto questo per chi piange il dolore di una dipartita. Che poi, lui, il defunto, si infastidisca per quelle dita che frugano sul suo polso, e si cominci, lentamente a muovere, questa è un’altra storia. Questa è un cosa che ha a che fare con il miracolo.
Il resto è un horror esilarante con i vicini di casa che fuggono, i parenti che cadono in ginocchio, la moglie che rimane impietrita, e il titolare delle pompe funebri che vede passare davanti agli occhi la tragedia di una fattura da annullare. Per sempre.
Incredibile, ma vero. Non è una scena di un b-movie. E’ esattamente quello che è accaduto in Polonia qualche ora fa. Nel pieno di uno struggente funerale di un apicoltore di Katowice città della storica regione della Slesia, nella Polonia meridionale, sui fiumi Kłodnica e Rawa, ad un tiro di schioppo da Cracovia.
Lui, il non-morto, si chiama Josef Guzy. Ha 76 anni e un hobby/lavoro che gli permette di vivere dignitosamente. Produce barattoli di miele.
L’atro giorno. Mentre era impegnato con le sue api un collasso gli ha stroncato la vita. In pochi minuti non c’è stato niente da fare. Lo ha trovato la moglie Ludmilla e da quel momento, oltre al dolore sono partite tutte le procedure burocratiche per la sepoltura.
Un medico lo dichiara morto, l’impresario delle pompe funebri lo veste a festa, gli mette le scarpe della domenica, l’orologio delle occasioni importanti e lo infila in una bara nera con 12 perni d’acciaio che avrebbero sigillato per sempre la sua esistenza.
La camera ardente viene organizzata presso la sua abitazione. Il funerale è fissato per la mattina.
Gli amici e i parenti arrivano numerosi a sostenere la povera vedova. Poi, il colpo di scena. Ludmilla si ricorda dell’orologio. Decide che sarà quello il vero, unico ricordo del marito. Lo vuole a tutti i costi. Anche se quel capriccio le costerà il penoso rito della riapertura della bara.
In casa, mentre i perni saltano uno ad uno c’è chi piange e chi trattiene il fiato. E’ il titolare delle pompe funebri che si incarica dell’ingrata missione. Ma appena l’uomo viene toccato ha un sussulto. Impercettibile. Il becchino gli tocca l’arteria del collo e si accorge che è vivo. Respira. Ha polso.
Il miracolo si consuma sotto gli occhi di tutti. Josef viene tirato fuori dalla bara e portato d’urgenza in un ospedale vicino dove, dopo qualche ora, ritorna magicamente in vita.
Benedetto orologio. Ora per il vecchio apicoltore ci sarà da raccontare l’esperienza ancora per molti anni. Ma il suo primo pensiero è andato al becchino: “Mi ha salvato la vita. Gli regalerò un barattolo del mio miele”. Magari poteva sbilanciarsi un po’ di più, ma va ben così.
Buona vita mister Guzy.
"Voglio il suo orologio" Aprono la bara e lui è vivo!
25 Gennaio 2010
Chi pensa che siamo solo esseri biologici dovrà prima o poi fare mente locale anche su questi fatti …e in questo caso anche sulla reazione del tipo salvato dall’essere sepolto vivo…come avete detto anche voi. Complimenti a tutti voi del sito per gli articoli e l’impegno!