“La vita del professore girava intorno a un’unica idea: Resistenza. Suo nonno, che aveva combattuto i fascisti al fianco dei partigiani, gli aveva insegnato questa canzone, e lui l’aveva insegnata a noi.”
Se c’è una “meravigliosa bestemmia” ne La Casa di Carta di Álex Pina, è proprio la folle idea di far cantare a dei banditi l’Inno della Resistenza italiana, Bella Ciao, che esplose in tutta la sua potenza simbolica al primo Festival mondiale della gioventù democratica, che si tenne a Praga nell’estate del 1947.
Nella serie televisiva spagnola, lanciata due anni fa e diventata di culto in pochi mesi, il canto popolare italiano viene intonato, per la prima volta, la notte in cui il Professore, teorico della grande rapina, e Berlino, suo fratellastro, decidono di ‘andare fino in fondo’ al loro progetto delirante: stampare due miliardi e quattrocento milioni di euro, direttamente all’interno della Zecca nazionale spagnola, e scomparire nel nulla.
Da allora Bella Ciao è diventata una delle canzoni più amate in Spagna, ed è stata remixata in mezzo mondo, facendo ballare e cantare centinaia di miglia di ragazzi e facendo storcere il naso a molti ‘puristi’ della Rivoluzione.
Può Bella Ciao diventare l’Inno di una banda di ladri? O, peggio ancora, può diventare un motivetto da discoteca? Non è questa la sede per affrontare un tema così delicato. La memoria di quanti hanno combattuto per la Liberazione è sacra, anche per un webmagazine leggero come Gialli.it. Però a noi piace pensare che le parole di Pina siano vere e convinte: “La serie gioca apertamente con l’etica e con il continuo oscillare tra bene e male e mette lo spettatore in un’empatia diversa a seconda dei momenti e delle scelte dei personaggi. Abbiamo lavorato molto con un materiale sociale di grande attualità: lo scetticismo e con un sentimento diffuso in questo momento: la delusione. Delusione nei confronti del nostro governo, della banca centrale, con la politica sui migranti, sul commercio, sulle tematiche ambientali. Sarà colpa della crisi del 2008 o della sfiducia nei confronti del sistema ma la delusione ha generato una mancanza di speranza in molte generazioni, per questo la serie ha trovato tanta adesione. È Davide contro Golia e lo spettatore sta sempre dalla parte di Davide”.
Finché c’è resistenza c’è speranza. E se quell’Inno, che rischiava di essere dimenticato, arriva tra i giovani e ci permette di parlarne, di ricordare cosa accadde oltre settant’anni fa in Italia, va bene così.
Oggi c’è chi tenta di cancellare il 25 Aprile. Noi ‘resistiamo’ e cantiamo Bella Ciao anche insieme al Professore e a Berlino. Quello che conta è cantare. A squarcia gola: “Questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà”.