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Belfagor, e l’Italia scoprì la paura

Nell'estate del 1966 lo sceneggiato cult della Rai

di Sonia T. Carobi 27 Luglio 2019

Apparve una sera, all’improvviso. Giugno. Il 15 giugno di cinquantasette anni fa.
Era il mondo della guerra in Vietnam, e di Simon and Garfunkel che si inventano Il Suono del Silenzio. Ma fu anche l’anno degli Angeli del Fango e di una Firenze dove sembrava che i libri dovessero scomparire per sempre. Fu in un’Italia così, che apparve, all’improvviso.
Erano le otto e mezza, di sera. Le ottoemezza dopo il telegiornale, di mercoledì 15 giugno 1966.

Famiglie davanti ad una scatola in bianco e nero, bambini che non vogliono andare a dormire, e una musichetta che parte leggera. E’ una sigla. La sigla di uno sceneggiato Tv. Un po’ come le nostre serie Netflix, solo che erano più belli. Gli sceneggiatitivvù. Molto più belli.
Mercoledì uguale sceneggiato. Non si scappa. Non c’è nessun telecomando. Routine tranquillizzante, pensando che poteva andare peggio. Pensando ai ragazzi in Vietnam. A morire, a cazzo.
Vallo a sapere che quella notte, quello sceneggiato avrebbe cambiato la Tv per sempre. Facendo scoprire agli italiani, che a volte, la paura, può arrivare anche nel salotto del tuo appartamento, prima di andare a dormire.
Il 15 giugno del 1966 nelle case degli italiani entrò Belfagor. Il Fantasma del Louvre. E nulla fu più lo stesso.

Una serie così merita di non essere dimenticata. Non c’è italiano che oggi abbia superato i cinquanta, che non sia indissolubilmente legato a quello sceneggiato.
L’idea era nata in Francia, un annetto prima. Quattro puntate prese pari pari da un romanzo di Arthur Bernède, che aveva un po’ scosso i francesi. Protagonista la divina Juliette Greco. Quella che quando cantava La vie en rose, piangevano anche le pietre. Sembrava una buona operazione, ma quando alle seconda puntata davanti alla tv c’erano dieci milioni di francesi, i francesi capirono che avevano fatto bingo.In Italia le cose andarono anche meglio. Lo sceneggiato fu diviso in sei puntate, in onda ‘sul secondo’. Alla quarta il successo era diventato talmente strepitoso che per la prima volta nella storia di mamma Rai, fu cambiato il rigoroso palinsesto. Belfagor passa ‘sul primo’ e si fa di giovedì. Bum. Il 14 luglio 1966 le strade d’Italia erano vuote. Manco fosse il mondiale di calcio. 18 milioni di telespettatori. A tenersi stretti, a coprire gli occhi dei bambini, a dirsi echidormestanotte.
Che roba, Belfagor. La replicarono per anni e la gente ci si rituffava. Perché la paura piace. La paura unisce. Qualche volta.     

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