Game of Thrones come il Signore degli Anelli. Le due saghe fantasy più celebri della storia della letteratura e del cinema, accomunate da un unico, identico, slogan. Una frase cult che venne lanciata nel terzo capitolo della trilogia cinematografica diretta da Peter Jackson, Il Ritorno del Re, ma non è presente nell’opera di Tolkien: “Non è questo il giorno”.
La frase fu gridata agli eserciti di Gondor e di Rohan, davanti ai cancelli di Mordor, un attimo prima della battaglia contro l’esercito di Sauron, da Aragorn, discendente di Isidur, il Re di Gondor.
Stanotte una frase simile, quasi una citazione, ma più breve, secca, intensa, l’ha pronunciata Arya Stark, con gli occhi puntati in quelli di Melisandre. “Cosa diciamo alla morte?”, chiede la sacerdotessa del culto di R’hllor alla piccola guerriera. “NON OGGI!” risponde Arya, fiera. E scappa via, verso quanto il Destino ha deciso per lei e per i Sette Regni.
La frase era stata detta la prima volta già nella Prima Stagione de il Trono di Spade. “Esiste un unico Dio e il suo nome è Morte. E c’è soltanto un’unica cosa che puoi dire alla morte: “non oggi”. A parlare, allora, era Syrio Forel, il maestro di spada di Arya.
Stanotte è diventata la frase cult di Game of Thrones. E non poteva che tornarci alla memoria il meraviglioso discorso di Aragorn diventato, negli anni, un manifesto del coraggio e dell’eroismo: Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore! Ci sarà un giorno, in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno! Ci sarà l’ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l’era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno!