A Triora, in provincia di Imperia, è stato allestito uno dei pochi musei del mondo dedicati alla stregoneria: un viaggio tra la politica della Controriforma, la cultura ancestrale della terra ed il bisogno di vendetta del popolo.
di DIEGO ROMANO
Era il 1587. L’entroterra di Triora, chiamato il Granaio della Repubblica di Genova, già da tre anni soffriva per una prolungata siccità. Il parlamento popolare, riunitosi per affrontare la situazione, aveva decretato che la colpa era delle streghe, le Bàgiue.
Questo è l’inizio la tragica storia di persecuzione di Triora, che nel suo momento più drammatico vide coinvolte duecento donne di ogni ceto sociale. Durante il processo d’inquisizione, con tanto di torture alla moda dell’epoca, le ree confesse accusarono altre donne, e queste a loro volta ne coinvolsero altre ancora.
Nei due anni di processo, o meglio di tortura, morirono una decina di inquisite durante gli interrogatori. Una ragazzina confessò, abiurò e si salvò. Le nobili furono mandate a casa. Altre morirono di stenti nel carcere. Il governatore, il Doge e il Vescovo iniziarono un incredibile gioco di potere per avere l’ultima parola sul destino delle circa venti colpevoli impenitenti.
Dopo due anni di interrogatori, controinterrogatori e ripensamenti, le Bàgiue scomparvero. Furono trasferite a Genova e, dopo un periodo di incarcerazione, non se ne seppe più nulla. Nessun rogo bruciò nella città di Triora, nessun rogo brucio a Genova, ed il popolo rimase insoddisfatto, senza spettacolo catartico.
A 420 anni dall’episodio, ora è possibile visionare i documenti originali del processo nel museo Etnografico e della Stregoneria. Sono state ricostruite alcune scene raffiguranti le pratiche di tortura, e si ha l’opportunità di conoscere gli antichi segreti della cultura contadina, quelli che vennero trasfigurati in pratiche di stregoneria dalla devota cecità dell’inquisizione.
Cosa ne fu delle streghe di Triora? Devon Scott, autore di una ricostruzione degli eventi dell’epoca, suggerisce una ipotesi suggestiva: le donne potrebbero essere state liberate nell’entroterra di Genova, nella zona dove ora sorge San Martino di Struppa. Si dice che questo paesino abbia origini misteriose, e che le donne del luogo ricordino ancora formule magiche per curare i malati.
Triora. Un museo per la Salem ligure
5 Agosto 2009