Il Sigillo del Cristo Velato

Bisognerebbe mettersi con le mappe e la matita.
Tracciare linee, insomma.

Piazza Dante. Il primo pallino rosso. Poi un graffio, lungo, sottile. Fino a San Lorenzo Maggiore. Secondo pallino. Rosso. Quindi, linea giù. A ritroso. Verso il complesso di Santa Chiara. Nel cuore del chiostro maiolicato. Pallino rosso. Il terzo. Così uno capisce che resta solo da chiuderlo, il triangolo. Pallino rosso di Santa Chiara. Pallino rosso di piazza Dante. Fine. Due lati uguali. Una base. Più piccola. Santa Chiara, piazza Dante. E’ isoscele, il Triangolo Nero di Napoli Nera. Quella del Rinascimento. Quella del Principe e di donna Maria. Quella di Carafa. Fabrizio. L’arcangelo. E anche quella di Sammartino e del suo Cristo Velato. Entri, e non esci più. Per secoli. A caccia di risposte impossibili. Di misteri impenetrabili. Il tempo è un sudario di marmo. Impossibile, anch’esso. Anch’esso, impenetrabile.

Deve essere andata così. Per Alfredo De Giovanni, intendo. Lui è entrato nel triangolo, e non ne è uscito più. Affascinato, ammaliato, irretito, dalla bellezza eterna di questa stramaledetta città. Perso nei suoi segreti, nelle storie appiccicate alle pareti dei muri, delle strade, dei vichi… Napoli nera, il centro storico, la Cappella di Sansevero, il fantasma di Maria d’Avalos che si aggira dolente tra l’obelisco della piazza e le stanze del palazzo dove gli sgherri di Carlo, avrebbero ucciso lei, e il suo amante. Fabrizio Carafa. L’arcangelo. Il delitto di piazza san Domenico Maggiore, quando il ‘palazzo’ non si chiamava nemmeno ancora ‘Sansevero’. Che roba, che storie. Nere, terribili, meravigliose.

Tutte dentro quel triangolo dove Alfredo De Giovanni s’è perso, e ne è uscito solo col racconto inevitabile, dei fatti. Romanzati, reali, che importa? Il Sigillo del Cristo Velato, il romanzo che De Giovanni dedica a Napoli Nera, è una storia che avremmo voluto ascoltare di notte, mille e mille volte. E lui lo fa, non si risparmia. Ci infila le mani, le braccia, in quelle suggestioni di pece, in quel catrame di magia, alchimia, passioni e vita eterna. Tutto impastato. Come fosse marmo. Come fosse una statua infinita che però non c’è più.

Bella roba, il romanzo di De Giovanni. Bel viaggio quello che propone un napoletano di Barletta. Perché Napoli la si può amare così, solo se vivi duecento chilometri più giù, del suo cuore nero, dei suoi segreti, della sua violenza.
Perché le storie che racconta, lungo secoli e secoli di mistero, erano difficili da restituire, da riscrivere, da reinventare.
Letto in un paio di notti. E poi, alla fine, all’alba, solo la voglia di amarla e basta, questa stramaledetta città.

Alfredo De Giovanni
Il Sigillo del Cristo Velato
Gelsorosso

 

 

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Quella casa dove cresce una strana rosa

Le case. Quelle che si amano a prima vista, quelle che sembrano aspettarci, quelle infilate nelle pieghe di sogni che tornano all’improvviso, che si ripetono, che si ricordano solo a metà.
Luoghi antichi, sepolti sotto mille vite, che magari non c’appartengono nemmeno. Luoghi della mente, fotografie strappate, ricordi dimenticati… È bello il rapporto che Eva Palermo, la protagonista del romanzo di Maggie Van der Toorn, “La rosa Bettina“, costruisce con uno di questi luoghi. La casa che trova per caso, quella che, senza un perché, decide di comprare. Di avere, a qualunque costo.
È bello perché ci appartiene. Perché è accaduto ad ognuno di noi. Trovarsi di fronte a qualcosa che deve essere stato nostro. Magari in una vita passata. E volerlo. A qualunque costo.
È una cosa che ha a che fare col destino, con la magia, col mistero.

Ecco. Il mistero. Il romanzo della Van der Toorn non è un giallo, ma di mistero sono piene le pagine. Il mistero scandisce i tempi della scrittura, il mistero tiene insieme la voglia di andare avanti, di arrivare fino in fondo.
Una donna coraggiosa, una casa di campagna, il segreto di ciò che si è consumato tra quelle mura. “Non lo sai cosa è accaduto qui?”. “Sul serio non sai chi è…”. È brava la Van der Toorn a giocarsi, in partenza, tutti gli elementi del romanzo gotico. Ma è brava, soprattutto, a non insistere, a non cadere in nessuna trappola che proprio quel genere nasconde ad ogni passo. E allora ne vien fuori un racconto che è ‘misterioso’, ma è anche viaggio a ritroso, diario intimo, doloroso, di volti e passati.

La Rosa Bettina non è un giallo. Ma del giallo ha le parole, e i ritmi. La passione per i ‘luoghi’, e la solitudine dei protagonisti.
Si legge in una notte, si ha voglia di arrivare fino in fondo, gli si perdonano alcune ingenuità. Perché è sincero, perché racconta una storia che ci appartiene, e perché lo fa con gli occhi di una donna che non ha paura di desiderare.

La Rosa Bettina
Maggie Van der Toorn
Ianieri Edizioni

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La Scena del Crimine

Quante volte abbiamo desiderato di poterci calare nei panni di un investigatore privato, affrontando un’indagine fin dall’analisi accurata della scena del delitto? Non lasciare nulla al caso, individuare tracce e indizi  impossibili, cogliere ogni piccolo passo falso di una mente criminale, stanare un assassino grazie alle sue leggerezze… In fondo il ‘delitto perfetto’ non esiste. Bisogna solo essere bravi a capire dove si nasconde il bug, l’errore compiuto da chi crede di non aver sbagliato niente.
La partita si gioca tutta lì. Sulla scena del crimine. Sul luogo dove anche il più inafferrabile criminale compie inesorabilmente una leggerezza che gli risulterà fatale.
Volete veramente provarci? E allora dovete avere questa ‘scatola” che il Gruppo Gremese/l’Airone sta presentando in questi giorni.

La Scatola delle Indagini Criminali. Un libro/gioco per chi è appassionato di gialli, ma soprattutto per chi crede che la soluzione al ‘delitto perfetto’ stia proprio nell’analisi della scena del delitto.
Nata da un’idea della scrittrice francese, di origini indiane, Hélène Amalric, la scatola propone 25 piccole indagini, che sono, a tutti gli effetti, 25 racconti, 25 ‘casi’ da risolvere, proprio grazie agli indizi lasciati sulla crime scene.
Ogni caso ha un livello di difficoltà diverso, e una scheda che vi permette di conoscere: scenario del crimine commesso, caratteristiche della vittima e indiziati. A ciascun giocatore il compito di arrivare alla soluzione al più presto e battere così gli avversari: ma attenzione, spesso si tratta di aggirare anche i furbi depistamenti messi in atto dal criminale.

Insomma, uno spasso, ma anche un vero e proprio esercizio per chi ama, nei delitti di carta, trovare sempre la soluzione, prima dell’ultima pagina.

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Delitti alla Agatha Christie

Due livelli di difficoltà, cinquantotto short stories che sono dei veri e propri ‘casi da risolvere’, arriva anche in Italia il libro/enigma per i veri appassionati di gialli.
Si tratta di “Delitti alla Agatha Christie” di Tim Dedopulos, un scrittore inglese, di origine greche, comunemente considerato un esperto internazionale di enigmistica. Il volume, edito da Gramese/l’Airone, ha una veste grafica strepitosa, e promette di diventare un libro/gioco irrinunciabile per chi, da sempre, ha tentato di arrivare alla soluzione di un giallo, fin dai tempi di dame Agatha Christie.
Accompagnati da tre detectives tutti da scoprire, l’ispettore Parnacki e gli investigatori amatoriali Mary Miller e Oliver James, vi troverete, di volta in volta, alle prese con delitti disseminati di strani indizi e false piste che talvolta disorienterebbero persino l’arguto Poirot e la brillante Miss Marple. A voi, il compito di mettere insieme i puzzle e trovare i colpevoli.
Alla fine, nelle segretissime ultime pagine, tutte le soluzioni per valutare quanto vi possiate considerare degli investigatori professionisti.
Illustrato da disegni (che fanno rigorosamente parte dell’indagine) “Delitti alla Agatha Christie” è una lettura stimolante e acuta, perfetta per gli investigatori solitari come per quelli che amano lanciarsi nella sfida con i loro “colleghi” detective.

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