Lo chiamavano Tyson

Cronista di nera, autore di libri inchiesta, e noto al grande pubblico per aver ricostruito l’omicidio di Ladispoli, la misteriosa morte di Marco Vannini, Mauro Valentini tira il fiato e si concede un ‘delitto di carta’. Arriva in libreria, per Armando Editore Lo chiamavano Tyson, un ‘noir’ violento e claustrofobico, che richiama alle atmosfere di Ammanniti e Lucarelli, che non dimentica del tutto il mestiere di giornalista e l’occhio da ‘nerista’, e ha nella musica un perno centrale (si va di “Jethro Tull”) sia nella costruzione dell’ambientazione che nella descrizione delle relazioni tra Tyson e gli altri protagonisti.

La trama, secca ed efficace. Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d’infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al Commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante e per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello. Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell’Eur. L’edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri permettendo ai custodi di avvertire la Polizia. Ma la durezza di Tyson e l’avventatezza di Pennello, insieme a un crescendo di azioni grottesche e imprevedibili, scateneranno una serie di eventi sorprendenti che inchioderanno il lettore fino all’ultima pagina.

Questo romanzo dalle tinte così forti – ha spiegato Valentini nel comunicato stampa di lancio – l’ho dedicato a quelli come Tyson, agli sradicati, agli esiliati che hanno popolato i quartieri ghetto della Capitale. Ci sono tanti Tyson nelle periferie di Roma e molti avrebbero potuto avere un destino migliore, ma non ce l’hanno fatta. Lui in questa storia che racconto, avrà un’ultima, inaspettata opportunità per dare una svolta alla vita, anche a costo di usare la violenza.».

Mauro Valentini, oltre a Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini, ha pubblicato tra gli altri Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa Marta Russo – Il Mistero della Sapienza (Armando editore).

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Detective, la Top Ten

Ma chi è il più grande investigatore di tutti i tempi? Ce lo siamo chiesti per anni. Ma è una domanda difficile, e ancora più difficile è trovare una risposta oggettiva. Hanno caratteristiche diverse, si muovono in epoche storiche diverse, e molte volte a condizionare il giudizio è anche il loro carattere e il loro modo di gestire le indagini.
Gialli.it ci ha provato, a rispondere a questa domanda. Anche in questo caso si tratta di poco più che un gioco. Ma la risposta finale è sorprendente. E forse anche abbastanza vicina alla realtà.
Ecco chi è e come abbiamo individuato l’Investigatore più Grande di tutti i Tempi.
Intanto il Metodo. Niente di eccessivamete ‘scientifico’, per l’amor di dio. Ma un un po’ di lavoro l’abbiamo fatto.
Abbiamo intrecciato dati, abbiamo scelto dei parametri di valutazione e poi abbiamo tirato le somme. Non era eccessivamente difficile. Bisognava solo avere una buona conoscenza dei personaggi in gioco e sceliere le caratteristiche che veramente possono contare in un’analisi del genere.
Abbiamo ragionato cosi:
Ne abbiamo scelti dieci. Litigando, ovviamente. Ma tentando di rimanere tra quelli veramente più celebri. Ne sono rimasti fuori molti (da Philo Vance a Perry Mason, da Gideon Fell a Dylan Dog) ma c’è poco da fare.
Di questi dieci abbiamo individuato delle caratteristiche e delle capacità che potevano rappresentare un ‘valore’ ai fini delle indagini e del risultato finale.
Anche in questo caso tutto complicato. Alla fine abbiamo deciso che a contare, per una buona valutazione complessiva, erano: il numero di casi affrontato durante la carriera (Maigret ha indagato su 103 omicidi, e non può essere certo paragonato ad una miss Marple che se l’è cavata con soli 32 delitti), il livello culturale (Holmes di filosofia e letteratura non ne sapeva niente, Nero Wolfe aveva una cultura enciclopedica), il numero e il ‘peso’ degli aiutanti (come non considerare il ruolo di Archie Goodwin nell’ascesa professionale di Nero Wolfe?), le difficoltà dell’ambiente nel quale hanno operato (Montalbano in Sicilia deve aver avuto molte più difficoltà di Padre Brown no?), l’abbigliamento (quanto ha contato l’eleganza di Marlowe nel buon esito delle sue indagini?), le donne (abbiamo inserito nei dati anche il ‘fattore stress’ causato dalle donne, così passiamo per maschilisti e ciao ciao), gli hobby (intesi come un’importante valvola di sfogo per i nostri detective. Senza orchidee Nero Wolfe non sarebbe stato Nero Wolfe), e il nemico (avere un nemico giurato significa non essere sempre lucidi, e noi questa cosa l’abbiamo considerata importante).
Queste le ‘categorie’. Alle quali abbiamo assegnato un voto da 1 a 3. Significa che i 117 casi di Ellery Queen valgono 3, mentre le quattro indagini di Sam Spade 1. Oppure il fatto che Salvo Montalbano abbia Fazio, Augello, Catarella ad aiutarlo permette a Poirot o a Marlowe (investigatori solitari) di portarsi a casa un 3 pieno. 3 anche per il carattere allegro di Ellery Queen, e 1 per Sam Spade e le sue distrazioni femminili.
Insomma un metodo ‘rigoroso’ (come la valutazione di un rigore la domenica in mutande davanti alla tv) che ci ha portato a dei risultati clamorosi. Eccoli. Dal decimo al primo. I Detective più in gamba della Storia del Giallo e del Noir.
10. Miss Marple. Agatha Christie
E’ simpatica. Non ci sono dubbi. Ma il birdwatching e il giardinaggio, i pettegolezzi e la ‘calzetta’ non l’aiutano.
Non ha l’acume di Poirot, ma ascolta molto e individua sempre la ‘chiave’ di una storia. Intuizioni, sensibilità femminile, e anche una bella intelligenza e una buona visione della vita. Decimo posto per lei e le sue 32 indagini tutte portate a buon fine.
9. Padre Brown. Gilbert Keith Chesterton
Il pretino dell’Essex è uno che la vità la conosce bene. Non si direbbe, ma è così. Ironia, disincanto, una buona dose di fatalismo e grande capacità di non prendersi mai sul serio. Il suo successo lo deve alle ‘frequentazioni’ esterne alla sua ‘parrocchia’. Frequenta una sacco di gente il buon Padre Brown. Ed è stimato. Dote principale: la furbizia. Che gli ha permesso di mettere a segno 53 casi non da poco. Un nono posto dignitosissimo, considerando che gente come Perry Mason e Philo Vance non sono neanche stati presi in considerazione.
8. Ellery Queen. Manfred B. Lee e Frederic Dannay
Giallista, laureato ad Harvard, siamo di fronte ad un infaticabile investigatore dilettante. 117 casi per lui, molti dei quali per aiutare il padre, Richard, ispettore capo della squadra omicidi di New York. Di simpatico il buon Ellery ha il suo essere snob. Lui è uno che non deve lavorare per vivere. Ma è anche un curioso. E questo fa di lui una persona stimabile. Ottavo posto per la buona cultura, gli interessi e la filosofia di vita.
7. Sam Spade. Dashiell Hammet
Eh. Sam Spade. E che possiamo dire. Lui, almeno sulla carta, dovrebbe essere il numero uno.
Il suo mondo, le sue donne, i personaggi che gli girano intorno, il modo di parlare, il ‘ritmo’ della sua vita e delle sue storie… Non ce ne sarebbe per nessuno. Ma solo quattro indagini! Come si fa? Non possiamo far torto a gente che ha rincorso decine e decine di assassini solo perché una volta gli è scappata una battuta enorme come “sei un uomo in gamba, dolcezza”. O no?
6. Hercule Poirot. Agatha Christie
Si. Lo sappiamo. E’ molto discutibile questo sesto posto di ‘testa d’uovo’. Lui con le sue 85 indagini, le sue cellule grige, il suo modo di essere indiscutibilmente un genio è secondo solo ad Holmes nell’immaginario che abbiamo dell’investigatore perfetto. Eppure c’è una cosa che abbiamo scoperto. Lui non è mai il numero uno fino in fondo. Non lo è per carattere, per sensibilità, per cultura, per hobby. Non lo è, principalmente, per simpatia. I suoi modi un po’ melliflui fanno diventare Holmes un simpaticone. E questo non lo ha aiutato. Sesto posto. E di sicuro tante polemiche.
5. Salvo Montalbano. Andrea Camilleri
Non è vero. Non c’entra un tubo Luca Zingaretti. E non c’entra neanche che è italiano. Il commissario Montalbano ha tutti i numeri per questo quinto posto.
91 casi. Intanto. Che non è roba da poco. E poi: una buona cultura, ottime letture, un meraviglioso rapporto col cibo, grandi doti da leader, giusto rapporto con le donne e una determinazione rara. Boh. Sarà la ‘capa tosta’ o la travolgente simpatia, ma vederlo un gradino sopra Poirot a noi non crea nessun problema.
4. Jules Maigret. Georges Simenon
Stiamo salendo. E si vede. Maigret, poi… Lui è una specie di monumento al giallo. Un’icona intoccabile e indiscutibile. E anche un lavoratore infaticabile. Forse uno dei più attivi, nella storia della letteratura poliziesca. 103 casi, e altrettanti successi. E allora perché non tra i primi tre? Forse perché siamo comunque di fronte ad un commissario di Polizia che può contare su una struttura non da poco. O forse è solo che i tre sopra sono veramente irragiungibili. E poi, quel carattere chiuso, scontroso… beh, diciamo che non lo ha aiutato.
3. Sherlock Holmes. Arthur Conan Doyle
Sissì. Terzo posto. Non un gradino di più. Perché? Perché il signor Holmes è insopportabile. Ecco perché. E nella vita, questa cosa qui, poi alla fine si paga. Questo è tutto.
2. Philip Marlowe. Raymond Chandler
“Erano quasi le undici di una mattina di metà ottobre, senza sole e con una minaccia di pioggia torrenziale nell’aria troppo tersa sopra le colline. Portavo un completo azzurro polvere, con cravatta e fazzolettino blu scuro, scarpe nere e calze nere di lana, con un disegno a orologi blu scuro. Ero ordinato, pulito, ben rasto e sobrio, e non me ne importava che la gente se ne accorgese. Sembravo il figurino dell’investigatore privato elegante. Avevo appuntamento con quattro milioni di dollari”. 
Basta questa cosa qui per una indiscutibile secondo posto? Secondo noi si. Basta e avanza.
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1. Nero Wolfe. Rex Stout
125 chili di genialità alla stato puro. Qualcuno ha anche detto che lui sarebbe il figlio di Holmes e della Adler. Ma è una cazzata. Quello che conta è che Nero Wolfe è il più grande di tutti. 72 casi accertati, un nemico terribile (Arnold Zeck), una incapacità congenita di rinunciare a comodità e vizi, anaffettivo, misogino, ma grande amante del buon cibo e della buona tavola, della raffinata conversazione, e della letteratura, questo mastodontico, pigro, indolente investigatore che coltiva orchidee in pigiama e che non è mai uscito di casa (tra due o tre volte) è il numero uno della nostra classifica.
Complimenti mister Wolfe. Il suo primo posto è indiscutibile. Secondo noi.

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Su Instagram tutte le storie di Gialli.it

Da circa un mese abbiamo trasferito le ‘short story’ di Gialli.it sul nostro profilo Instagram. E’ stata una scelta dettata dall’idea che i piccoli racconti, le notizie veloci, le curiosità, dovessero avere un ‘luogo altro’ da questo webmagazine.
Lo abbiamo fatto per rendere più immediata la conoscenza del nostro lavoro, e della passione che mettiamo per il Giallo e il suo mondo di libri, scrittori, delitti di carta e misteri.
Leggerci su Instagram, ci auguriamo, permetterà di avvicinare più lettori al nostro progetto, che come sapete, sta per trasformarsi in una vera e propria impresa editoriale. Diventiamo Casa Editrice, insomma. E vogliamo raggiungere un pubblico più ampio e far conoscere le nostre pubblicazioni.
Instagram è un luogo che ci è congeniale. E una parte della nostra redazione ora lavora ai post e alle storie che, pare, stiamo trovando un buon riscontro.
Vabbè. Se vi va seguiteci anche lì. E aiutateci a far crescere il nostro profilo diventando follower di Gialli.it (e invitando vostri amici a farlo).
A presto.

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Petrosino e la Mano Nera

Il 12 marzo del 1909, al capolinea del tram di piazza Marina, a Palermo, quattro colpi di pistola uccidono Joe Petrosino, lo Sherlock Holmes italiano, come lo chiamavano i giornali dell’epoca. Tra i sospettati, di un omicidio che rimarrà avvolto nel mistero per oltre un secolo, alcuni membri della Mano Nera. Estorsori che si muovevano in molte città statunitensi all’inizio del secolo. Una specie di spin off della mafia italo americana, che terrorizzava non solo gli States, ma anche il sud del nostro Paese, forse più della stessa mafia.
Ma cos’era realmente la Mano Nera e cosa rappresentò nei primi anni del Novecento?
A voler cercare una definizione immediata e ‘moderna’ si potrebbe dire che la Black Hand fu il primo pseudonimo collettivo utilizzato dalla criminalità. Non esisteva, infatti, una sola banda che si nascondeva dietro quel nomignolo, ma diverse famiglie malavitose, che operavano in diverse città. Le accomunava, appunto, il nome spauracchio, e il ‘logo’ criminale. Una mano nera in calce a lettere estorsive tipo “Se domani non vieni all’appuntamento tra la Settantaduesima strada e la Tredicesima Avenue, la tua casa sarà fatta saltare in aria e tu e la tua famiglia sarete uccisi”. E di lettere così, per quasi un decennio, ne circolarono tante. Tra New York, Chicago, San Francisco e New Orleans. Le chiamavano “lettere di scrocco”, e la gente ne aveva paura. Tanta paura.

In quegli anni, con questi sistemi, la Mano Nera divenne quasi più famosa della mafia. E il primo a capirlo fu proprio Joe Petrosino, che fece di tutto per ridimensionare il fenomeno, nell’immaginario popolare. E pagò con la vita la sua battaglia personale contro quella piaga. Tra le vittime della Black Hand anche Enrico Caruso e il famoso trasformista Leopoldo Fregoli.

Sarà la crescita esponenziale dei clan mafiosi a cancellare per sempre l’iniziativa estemporanea e l’ascesa criminale della Black Hand. Ma la leggenda nera di queste bande di estorsori non ha mai smesso di alimentare romanzi, film e fumetti.

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Gialli.it diventa Casa Editrice

Gialli.it sta per diventare casa editrice.
La notizia abbiamo cominciato a farla girare sui Social in questi giorni. Partiremo a maggio, con un’anteprima, e proveremo a far uscire i primi quattro titoli già agli inizi di ottobre.
Nel primo anno niente narrativa. Puntiamo alla saggistica, e alla cronaca. Scegliendo più il taglio giornalistico, che è più vicino alle nostre corde. Per romanzi e racconti ci prenderemo il tempo che ci vuole, ma arriveranno.
Per ora raccontiamo il mondo del giallo, la cronaca nera, ma anche le storie che amiamo di più. Tesori, misteri, leggende, maledizioni, furti celebri, personaggi incredibili, detectives della letteratura gialla mondiale. Cose così. Lo facciamo da anni su questo webmagazine, proveremo a spostare i racconti anche in cartaceo.
Nasciamo come giornalisti, ci manterremo in questo solco.

Se vi va seguiteci. Questa sarà la Pagina dedicata a tutti i nostri progetti. Qui saprete quando usciranno i primi titoli, e dove trovarli. Qui capirete meglio cosa cerchiamo, magari per farci proposte, o solo per darci consigli e indicazioni.

Intanto, se avete un’idea vostra, o se pensate di aver scritto qualcosa che fa al caso nostro scrivete al nostro direttore (cirosabatino@gmail.com) e vi confrontate con lui.
Altre novità le trovate sul nostro profilo Instagram. Seguiteci anche lì. Vi aspettiamo. Non vediamo l’ora.

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