Professione Websleuths

L’idea ha una ventina d’anni, il boom è esploso da poco ed è diventato di moda sui social. Siamo parlando degli Investigatori da Web. Cacciatori di assassini, intere comunità decise a risolvere, utilizzando la rete, i casi insoluti più famosi della storia del crimine.
A volte si gira a vuoto, in alcune vicende si diventa decisivi e si contribuisce alla risoluzione di un cold case, di solito si scrive, si legge, ci si perde, in un vortice di ipotesi ai limiti del delirio.

L’inizio, ha un nome e un brand: Websleuths LLC, una piattaforma privata che già nel 1999 aveva radunato, intorno al suo progetto, migliaia di investigatori dilettanti con l’obiettivo di classificare omicidi irrisolti. Poi l’arrivo dei Social e il boom inarrestabile.
La sezione Unresolved Mysteries di Reddit, ha quasi un milione e mezzo di iscritti, e proprio in questi giorni è risultata decisiva nella clamorosa svolta del caso di Madaleine McCann, la bambina britannica scomparsa nel 2007, e della quale non si è saputo più nulla.

I websleuthers hanno cercato le tracce di quella scomparsa del web ed è spuntato un sospettato che potrebbe condurre alla risoluzione della tragica vicenda.
Ma non c’è solo Reddit. Il sito Crime Watchers fa numeri da brivido e macina successi.
Siamo di fronte alla nuova frontiera dell’investigazione? Possono, veramente, i Social diventare decisivi in casi altrimenti irrisolvibili? La domanda circola con insistenza in queste ore, proprio nei giorni in cui, nel mondo spopola ClubHouse, e i websleuthers sembrano decisi ad invadere anche il nuovo Social senza immagine e tutto dedicato alla voce e alle storie.
Staremo a vedere.

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Jack The Stripper, e a Londra tornò il terrore

La trovarono in un vecchio capannone, alle spalle dell’Heron Trading Estate. Lei si chiamava Bridget O’Hara, ma gli irlandesi che vivevano nella zona, la chiamavano Bridie, come un tortino salato, piccante, un po’ in carne.
Era nuda, naturalmente. E non ci volle molto a capire che la ragazza, 28 anni, prostituta, era l’ottava vittima di Jack the Stripper. Il serial killer, che tre quarti di secolo dopo lo Squartatore, aveva fatto ripiombare Londra nel terrore.
Otto omicidi, tra il 1964, e il 1965. Tutte donne. Uccise, spogliate, gettate nel Tamigi, o lasciate sul ciglio della strada, nei quartieri meno frequentati della capitale.

Omicidi nudi’. Li chiamarono. E lui (o lei) si conquistò il nome di Jack lo Spogliatore. Come The Ripper. Ma con una piccola variante. Jack the Stripper. Perché la storia si ripete sempre due volte. E la seconda è sempre una farsa.

Bridget venne uccisa il 16 febbraio 1964. Strangolata.

L’investigatore incaricato del caso, il sovrintendente capo John Du Rose, di Scotland Yard, chiamato “Five Day Johnny” perché era capace di risolvere un caso in meno di una settimana, sentì 7000 indiziati. In pratica tutti i dipendenti dell’Heron. Ma della lista ammise che aveva sospetti solo su tre di loro. Che con l’Heron non c’entravano niente. Mungo Ireland, una guardia giurata di origine scozzese, Kenneth Archibald, un carrozziere che si suicidò proprio dopo l’omicidio di Bridie, e il campione britannico dei pesi leggeri Freddie Mills. Nessuno dei tre fu fermato o processato. Ma dopo l’omicidio della ragazza irlandese, il misterioso serial killer scomparve per sempre. E Jack the Stripper è un fantasma senza nome, né volto, nascosto nell’ennesimo faldone polveroso con scritto: Cold Case.

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Il Cimitero dei Libri Dimenticati

“Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di chi coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.
(…) Quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi, custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.
Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel”.

Ve la ricordate? E’ la meravigliosa descrizione che Carlos Ruiz Zafòn fa di quello che ormai è un luogo culto della letteratura degli ultimi trent’anni.
Quanto abbiamo desiderato entrarci anche solo per un attimo in quel magico ‘camposanto’? E’ quante volte ci siamo chiesti se esistesse davvero?
Eppure Daniel Sempere era stato chiaro: “Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato”.
Un mistero che faceva rabbia, invidia. E che oggi, a meno di un anno dalla morte dello scrittore catalano, sembra finalmente trovare un pizzico di chiarezza.

Da alcuni giorni è in libreria La città di vapore, raccolta di racconti postuma di Carlos Ruiz Zafòn che spiega, attraverso piccole storie e frammenti, l’origine storica di questo spazio leggendario.
Insomma, una vera e propria estensione dell’universo narrativo di Zafòn. 180 pagine (Mondadori, Collana Scrittori Italiani e Stranieri) che raccontano la costruzione della mitica biblioteca, che svelano aspetti sconosciuti di alcuni dei suoi celebri personaggi e che rievocano da vicino i paesaggi e le atmosfere così care ai lettori.
In queste pagine troverete scrittori maledetti, architetti visionari, edifici fantasmagorici e una Barcellona avvolta nel mistero che per qualche giorno vi riporterà dritto dritto alle atmosfere de L’Ombra del Vento.
Buona Lettura.

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Bernardi, l’uomo che inventò il noir

Luigi Bernardi è stato il più irriverente, coraggioso e indipendente ‘editor’ italiano.
Fonda Granata Press e scrive un pezzo di storia del fumetto in Italia, si inventa la serie Noir di Einaudi Stile Libro e poi li manda a quel paese, scopre Ferrandino, Fois, Paco Ignacio Taibo II ma non passa la vita a raccontarlo in giro, quindi decide di lasciarsi alle spalle l’editoria e diventa uno scrittore di punta del ‘nero’ italiano. Insomma un figura chiave della scena culturale italiana, editore, scrittore, saggista, sceneggiatore, traduttore e critico fumettistico, che se n’è andato a soli sessant’anni, lasciando un vuoto immenso, e una lezione indimenticabile. Si può essere protagonisti senza vetrine e presenzialismi. Si può lavorare e vincere, solo per passione. Per amore di quello che fai.

Martedì 9 febbraio, presso la libreria napoletana Iocisto, al Vomero, il nostro direttore, Ciro Sabatino, ha incontrato Marco Bernardi, il figlio, e Tommaso De Lorenzis, compagno di strada, amico di sempre di uno dei padri del noir italiano.
Ne è venuta fuori una chiacchierata intorno alla ‘trilogia criminale’ di Bernardi. Il suo Atlante Freddo apparso per i tipi di Rizzoli. Ma anche un bel ricordo di Bernardi, di quello che è stato, quello che ha rappresentato, per il mondo del giallo e del noir.
Se vi va di rivedere l’intervista ecco il posto giusto.
INTERVISTA A MARCO BERNARDI E TOMMASO DE LORENZIS: UN RICORDO DI LUIGI BERNARDI.

 

 

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