I Monoliti come gli Anelli di Tolkien

E se il ‘Gioco dei Monoliti’ rimandasse agli Anelli del Potere di Tolkien? E’ questa l’ultima e suggestiva ipotesi che in queste ore circola sui Social.
L’idea è venuta ad un gruppo di utenti dopo l’apparizione a Chia, un comune della Colombia, facente parte del dipartimento di Cundinamarca, di una colonna tutta d’oro, spuntata come dal nulla in una valle fuori dalla zona abitata.


“Eccolo – hanno raccontato molti dei testimoni che si sono precipitati sul posto – il Monolite del Potere. Proprio come nella poesia dello scrittore inglese. Un Monolite per domarli, un Monolite per trovarli, un Monolite per ghermirli e nel buio incatenarli”. La cosa è piaciuta a tutti, e ora è caccia alle colonne che stanno spuntando come funghi in tutto il mondo.

Stando a quanto raccontato nelle cronache della Terra di Mezzo, gli Anelli/Monolite dovrebbero essere diciannove. Come quelli forgiati dagli Elfi. Siamo ad undici, e il gioco non sembra volersi fermare.

Dopo i sei che vi abbiamo segnalato in queste settimane (Contea di San Juan nello Utah, Piatra Neamt in Romania, Atascadero in California, Heerenveen nei Paesi Bassi, Compton Bay sull’Isola di Wight, e Lanuvio in Italia), si aggiungono quelli di Sulzbach, in Germania, Albuquerque in New Mexico, El Paso in Texas, Chia in Colombia, e Manitoba in Canada. Undici in tutto. Alcuni già rimossi, ma ormai considerati a pieno titolo nell’elenco delle apparizioni ‘ufficiali’.
Si arriverà veramente a diciannove? Staremo a vedere. Il gioco continua ed è fuori dal controllo anche dei tanti che stanno tentando, in queste ore, di assicurarsene la paternità.
Noi seguiremo e aggiorneremo le apparizioni. A diciannove ci fermiamo. Promesso.

 

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Un monolite anche in Italia

Un monolite anche in Italia. E’ apparso da qualche ora a Lanuvio, nell’area di Villa Sforza Cesarini vicino ai resti del Portico degli Antonini. Ad un passo da Roma.
Dovrebbe essere il sesto in odine di tempo. Dopo quelli nello Utah, in Romania, in California, nei Paesi Bassi e in Inghilterra.
A tra poco maggiori info. Intanto guardatevi la mappa completa degli avvistamenti.

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Cinque Misteriosi Monoliti

Cinque. A contar bene ora i monoliti sono cinque. Dal deserto rosso dello Utah alla magica Isola di Wight, passando per Romania, California, e Paesi Bassi, il gioco delle ‘colonne aliene’ non si ferma e tiene banco.

Poco meno di una settimana di silenzio, da quel 30 novembre che aveva fatto registrare un’apparizione ad Atascadero, in due giorni, 5 e 6 novembre, i monoliti sono saliti a cinque. Uno è spuntato nei Paesi Bassi, in un piccolo villaggio a Heerenveen nella provincia della Frisia, un altro sulla spiaggia di Compton, sulla costa sud-ovest dell’Isola di Wight. Cinque. Come il simbolo dell’Uomo Universale, dell’Unione, della Luce e del Cuore. Cinque. Come i pilastri islamici della Fede. Cinque. Come i volti di Shiva. O come una impossibile cinquina sulla ruota del mondo.
La sensazione è che siamo ad un passo dalla risoluzione del caso. Campagna di Viral Marketing? Con il numero cinque potrebbero arrivare anche le prime risposte attese da tutti. Chi c’è dietro questa trovata di fine 2020? Possibile che ogni ‘apparizione’ sia slacciata da tutte le altre? Possibile che il gran gioco dei monoliti sia partito solo dopo il ‘caso Utah’? Staremo a vedere. Intanto noi abbiamo realizzato una prima mappa con tutte quello che serve per seguire la vicenda.
Ci risentiremo presto. Ne siamo certi.

 

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Isola di Wight, spunta il quarto monolite

Inghilterra. Dunque, il quarto monolite, per quanto in ritardo e poco credibile, è forse quello più azzeccato. La notizia è apparsa in queste ore (in Italia sono circa le due di notte del 7 dicembre 2020) su Twitter. La colonna ‘aliena’ è spuntata sulla spiaggia di Compton, costa sud-ovest dell’Isola di Wight. Uno dei simboli della contestazione giovanile degli anni Settanta, e sede di uno dei Festival Rock più famosi di tutti i tempi. Alta circa tre metri, ‘molto riflettente’ sarebbe stata avvistata per la prima volta ieri mattina (domenica) da Tom Dunford, 29 anni, che passeggiava sulla spiaggia insieme alla ragazza e al cane.

Secondo il giovanotto dopo di lui sul posto sarebbero accorse almeno una dozzina di persone. Nessun’altra notizia, al momento. Se non qualche considerazione sulla difficoltà di trasportare il manufatto in una zona raggiungibile solo attraverso un sentiero sterrato.

Sembrava finita, e invece si ricomincia. Ma ormai l’interesse e la curiosità sono scemati notevolmente. Rimane il dato che l’Isola di Wight è la location più “in linea” con almeno due dei tre ritrovamenti precedenti. Il deserto dello Utah e la comunità ‘utopica” di Atascadero, in California. Cultura pop, avanguardie, e un po’ di sogni infranti. Wight, in questo senso, è perfetta. Sai cos’è l’isola di Wight?
E’ per noi l’isola di chi, ha negli occhi il blu, della gioventù. Di chi ama… hippi hippi pi.
Hippi pi. Peccato che non ci crede più nessuno.

Ultim’ora. L’Agenzia Italia segnala un quinto monolite in una riserva naturale nella regione della Frisia, nei Paesi Bassi. La notizia era circolata già stanotte sui Social, ma ci sono ancora molti dubbi su questa ulteriore apparizione. Vi terremo aggiornati.

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I giallisti più venduti di tutti i tempi

Quando piove si fanno le classifiche.
Perché sono un gioco, perché si litiga senza troppa convinzione, e soprattutto perché nessuno è d’accordo, ma va bene così.
Oggi piove. E’ finalmente inverno, siamo ad un passo da questo Natale un po’ strano, e Gialli.it ha provato (coinvolgendo tanti esperti e appassionati del settore) a stilare una classica complessa e controversa che ha a che fare con le vendite dei libri. In pratica abbiamo provato a buttar giù la top ten degli scrittori di ‘gialli’ più venduti di tutti i tempi.
Naturalmente è stato difficilissimo. Rimanere rigorosamente tra i ‘classici’? Escludere scrittori del calibro di Ken Follett, Stephen King, Robert Ludlum, John Grisham, Ian Fleming? Non considerare Dan Brown un classico? Tenere fuori Umberto Eco? Perché, perché, perché… insomma, un pasticcio. Ma dopo giorni a litigare abbiamo la nostra classifica, discutibilissima ma plausibile. E magari, poi sentiamo cosa ne pensate voi.

Al decimo posto Mary Higgins Clark. Scrittrice statunitense con 56 gialli all’attivo. Una specie di Agatha Christie dei giorni nostri, che alla fine della sua carriera ha venduta circa cento milioni di copie, trasformando ogni su romanzo in un best seller.
Nona posizione per il nostro amato Rex Stout. Il suo Nero Wolfe, a metà del Novecento, tenne banco nel mondo dei detectives più amati, anche perché univa il giallo classico inglese all’hard boiled americano. Oltre 100 milioni di copie vendute e la palma di Miglior Serie del Mistero del Secolo al convegno Boucheron 2000.
All’ottavo posto Mickey Spillane. Fumettista, scrittore e sceneggiatore statunitense, è considerato uno dei padri, assieme a Dashiell Hammett e Raymond Chandler, del genere hard boiled. I romanzi con Mike Hammer gli fecero guadagnare il titolo di Gran Maestro assegnato dalla Mystery Writers of America.
Settima posizione per uno scrittore di origini italiane, che ricorderete senz’altro come Ed McBain. Il papà dell’87° Distretto. Che era anche sceneggiatore cinematografico. La monumentale opera ha superato le cento miliooni di copie vendute, tenendolo di diritto anche nella classifica dei romanzieri più venduti di tutti i tempi.
Al sesto posto uno scrittore francese che ai più giovani dirà poco o niente. Si tratta di Frédéric Dard, classe 1921, e passato di diritto tra i grandi padri del giallo (noir) con il suo Commissario Sanantonio. 184 avventure e 100 milioni di copie superate ampiamente. Se vi capita leggetelo perché è veramente una gran bella penna.
Su questo quinto posto cominceranno le polemiche. Già perché per quanto possa sembrare incredibile, in questa posizione dobbiamo tenere un ‘certo’ Arthur Conan Doyle. Che magari uno si immaginava tra i primi tre, e invece…
Invece prima di lui, al quarto posto, c’è Edgar Wallace, al terzo Erle Stanley Gardner (quello di Perry Mason, per intenderci) e al secondo Georges Simenon e il suo Jules Amédée François Maigret.
Non è colpa nostra. Lo dicono le ricostruzione storiche dei dati di vendita che abbiamo incrociato per settimane. Quindi non ce ne assumiamo nemmeno la responsabilità. E’ così e basta. Il signor Holmes, non ce ne vorrà. Quinto. E anche un poco antipatico.
Resterebbe da scrivere il nome del vincitore di questa classifica. Ma sarebbe un’offesa alla vostra intelligenza. Quindi non lo facciamo.
La numero uno la conoscete tutti quanti. E va bene così.

 

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Quando Dumas copiò Poe

Viveva a Napoli, Dumas, quando scrisse questo strano racconto.
Viveva a Napoli e di Napoli raccontava crimini e misteri.
Come decise di fare quello che fece è veramente una cosa che non si capisce.
Già. Perché uno forse non lo sa. Ed è pure brutto raccontarlo oggi, che del vulcanico scrittore francese, ‘cadono’ i centocinquanta anni dalla morte. Ma Alexandre Dumas, l’autore de I Tre Moschettieri, de Il Conte di Montecristo e di altri duecento e passa romanzi indimenticabili, un bel giorno, a Napoli, tra un freddo dicembre del 1860, e un altrettanto gelido gennaio 1861, decise che doveva copiare uno dei racconto più famosi della storia del giallo. Anzi, IL racconto più famoso. Quello che viene considerato, in assoluto, il primo giallo di tutti i tempi: I delitti della Rue Morgue, pubblicato un ventina d’anni prima da un ‘certo’ Edgar Allan Poe.

Son quelle cose che uno veramente si chiede perché. E qualcun altro risponde che poi il buon Alexandre non fosse proprio nuovissimo a queste stravaganze. Fatto sta, che un bel giorno, a Napoli, tra un freddo dicembre del 1860, e un altrettanto gelido gennaio 1861, sull’Indipendente (un foglio che Dumas fondò grazie ai favori dell’amico Giuseppe Garibaldi) appare L’assassinio di rue Saint Roch. In una notte buia e tempestosa due donzelle vengono ritrovate senza vita in un appartamento di Parigi. Al numero 7 di rue Saint Roch, appunto. E chi è stato, e chi non è stato, alla fine si scoprirà che l’assassino è un Orango del Bormeo, scappato ad un marinaio.
Da gelare il sangue dall’imbarazzo.

Però c’è un però. Indovinate che arriva alla soluzione del caso che Poe aveva scritto pari pari vent’anni prima? Un investigatore di nome… Edgar Poe.

Ma vuoi vedere che Dumas, invece di copiare, s’era inventato il primo gioco letterario della storia dei divertissement d’autore? Noi siamo convinti di si.

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“Mi chiamo Dick. Dick Leslie”

Se ne parla sempre troppo poco, eppure tra Sherlock Holmes ed Hercule Poirot c’è un detective creato da una scrittrice italiana. Si chiama Dick Leslie, appare nel 1912, nel romanzo La Mano Tagliata, ed è inventato dalla napoletana Matilde Serao.

Insomma, in Italia, il classico investigatore ‘privato’, arriva dopo Holmes, ma sei anni prima del belga con la testa d’uovo che renderà famosa dame Agatha Christie.

E’ uno dei tanti primati che impongono Napoli con una delle culle del crime italiano. Qualche anno prima, la fondatrice de Il Mattino, c’aveva provato col giallo, ne Il Delitto di Via Chiatamone, presentava due personaggi molto vicini alla figura ‘canonica’ del detective alla Holmes. Ma nessuno apprezzò. Con La Mano Tagliata, un romanzo d’amore ricco di intrighi, misteri e suspance, la scrittrice si gioca senza più indugi il suo detective che però non è italiano (“figliuolo di Rob Leslie e di Margaret Bright, nato a Withe-Chapel, in Londra”), ma ha la spavalderia e la simpatia di un napoletano: “giovine, robusto, con una fisonomia aperta e bonaria, con un paio d’occhi vivaci, ma senza malizia, un uomo dell’apparente età di trentacinque anni, raso il mento, le guance come un clergyman, e vestito decentemente di scuro, entrò nella camera, facendo un saluto disinvolto”.
Eccolo qui, dunque, Riccardo Leslie, meglio conosciuto come Dick Leslie. Buffo, brillante, sicuro di sé al punto giusto: “Io sono il detective Dick Leslie, senza il quale il conte Roberto Alimena non avrebbe ritrovato, nè la donna dalla mano tagliata, nè il dottor Marcus Henner”. Per servirvi.
Il personaggio viene presentato come ‘agente di polizia’, ma destinato agli affari privati, cioè alle grandi ricerche di famiglia, eredità, testamenti, figli naturali. Un agente di polizia di prim’ordine (“geniale, onesto, intelligente”), con grande autonomia di manovra che lo avvicina più all’investigatore privato che al poliziotto inglese cui siamo abituati.

La Mano Tagliata, pubblicato nel 1912, non è comunque un giallo. La narrazione prende le mosse dal casuale ritrovamento di una bellissima mano femminile, tagliata e imbalsamata, per narrare casi tragici e misteriosi di amori diabolici e intrighi politici internazionali.
La tecnica del giallo serve da elemento connettivo alla consueta lotta tra bene e male, con tutto il canonico corredo di segreti, rapimenti, incubi, attentati e scambi di persone.

 

 

 

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Distrutto il monolite di Atascadero

Ressa, spintoni, urla e parolacce. In una notte agitata e tesa è stato distrutto il monolite di Atascadero, in California. Al suo posto una croce di legno e una scritta: “Cristo è superiore agli alieni”.

Si tratta di un’evoluzione assolutamente inaspettata della vicenda dei Monoliti che stanno spuntando in diverse parti del mondo. Mentre quelli dello Utah e di Piatre Neamt, in Romania, erano stati accolti quasi come un gioco, o un’operazione di viral marketing, pare che a Pine Mountain non l’abbiano presa bene e stanotte è successo il finimondo.

Il video del blitz sul sito di streaming Dlive. L’hanno postato un gruppo di ragazzi raccontando le fasi dell’attacco come un vero e proprio raid di guerra: “Cristo è re in questo paese. Non vogliamo alieni illegali dal Messico o dallo spazio. Allora facciamo a pezzi questa puttana”.

Un secondo video, con uomini in tenuta militare, è apparso a firma dell’utente CultureWarCrimnal. Chi parla ha il volto coperto e sostiene di aver guidato 5 ore per raggiungere la colonna e distruggerla. Nelle immagini un vero e proprio inseguimento, con alcuni ragazzi che gridano “hanno sciolto i cani, attenzione, attenzione”.

La polizia di Atascadero non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione sull’accaduto. Ma, ora, un’ombra scura si allunga su quello che sembrava un semplice gioco. Anche se un po’ ‘alieno’.

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La casa di Tolkien diventerà un museo

La villa di Tolkien, a Northmoor Road, Oxford, dove lo scrittore scrisse Lo Hobbit, verrà acquistata da alcune star della trilogia dei record. Ian McKellen (Gandalf), John Rhys-Davis (Gimli, il nano) e Martin Freeman (Bilbo Baggins) pagheranno 6 milioni di sterline per trasformala in un “ritrovo letterario che possa ispirare nuove generazioni di scrittori negli anni a venire”.

Il progetto è nato all’indomani della messa in vendita della dimora storica da parte dell’agenzia Breckon & Breckon, che sul suo sito aveva anche postato una serie di foto degli interni, tra le quali lo studio dello scrittore dove venne pensato il Signore degli Anelli. Specificando che l’immobile è considerato patrimonio nazionale protetto dal ministero dei Beni Culturali britannico.

“Era un’opportunità che non si poteva ignorare”. Ha spiegato Rhys-Davis alla stampa. “Se la gente leggerà ancora tra 1000 anni, Tolkien sarà considerato uno dei grandi creatori di miti della Gran Bretagna e sarà evidente nel giro di pochi anni che non assicurarsi questo posto sarebbe stato un tale atto di arroganza, ignoranza e follia da parte nostra”.

Detto fatto. Tre grandi attori, il Progetto Northmoor (per raccogliere fondi) e l’obiettivo finale di farne un museo del fantasy.

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Spuntano misteriosi monoliti

Utah, Romania, California. Il mistero del Monolite si fa in tre, ma perde fascino. Perché se c’è un dato indiscutibile è che queste colonne d’acciaio, che avevano fatto impazzire cospirazionisti e appassionati di mondi alieni, di alieno non hanno proprio niente.

Si tratta di manufatti, in alcuni casi anche raffazzonati, costruiti dall’uomo e dall’uomo trasformati in un gioco ripetitivo e noioso.
Ormai, insomma, tocca solo fare la conta di quanti ne spunteranno prima di essere dimenticati per sempre. E nel gioco di divertente, forse, c’è solo il toto location. Dove apparirà, questa volta, il totem? E giù scommesse, calcoli e ipotesi improbabili.

Il primo monolite, spuntato nel deserto dello Utah, tra rocce rosse e atmosfere da apocalisse, era piaciuto a tutti. Piaceva l’immagine che rimandava, piaceva l’omaggio a Kubrick, piaceva la trovata. Lasciare quella colonna splendente nel nulla, e vedere l’effetto che fa.
Si è detto che fosse lì già dal 2016. Quattro anni in attesa che si accendessero le luci della ribalta. Il resto è solo un gioco un po’ prevedibile e infantile.

Scegliere un luogo con un minimo di storia (in Romania la Colonna ‘guarda’ la Montagna Sacra), o con un significato forte (in California Atascadero è una sorta di comunità ‘hippy’ che ha fatto dell’utopia la sua bandiera) e aspettare che i Social facciano partire il tam tam.
In pratica potreste costruirvi un monolite in casa, scegliere un luogo abbastanza misterioso dove piantarlo e il gioco è fatto. Sarete nella mappa degli avvistamenti di questo finale d’anno, indimenticabile e carogna.

Noi di Gialli.it abbiamo comunque deciso di continuare a seguire i monoliti che spunteranno nei prossimi giorni. Ma la sfida vera è capire chi, quattro anni fa, pose una colonna tra le rocce dello Utah. Ci proveremo. Ma senza rinunciare al gioco. Che ci piace tanto.

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