L’hanno trovato tra il 16 e il 17 novembre tra le rocce rosse dello Utah meridionale. Nel deserto degli Stati Uniti. Un monolite d’acciaio, alto tre metri, che ricorda il film di Kubrik, Odissea nello Spazio.
L’hanno trovato per caso. Mentre, da un elicottero, qualcuno provava a censire le pecore Bighorn. Le pecore dalle grandi corna.
Era lì. In un posto “quasi inaccessibile” a mezzi e persone. E sembrava l’istallazione di un artista stravagante. O una perfetta operazione di viral marketing. Pronta per essere postata e condivisa sui social dell’intero globo.
Ed è andata più o meno così. Ne ha parlato il mondo intero. Fino a quando, nella notte del 27, non è scomparso nel nulla. Puff. Sparito. Ed è successo il finimondo.
Insomma, tra canyon e rocce rosse, tra sabbie e silenzi, è esploso un mistero che toglierà il sonno a complottisti e appassionati di mondi alieni. Il monolite dello Utah non c’è più. Proviamo a capirci qualcosa.
Il ritrovamento
“Volavamo a bassa quota, per via delle pecore – spiega Aaron Bott del Dipartimento della Sicurezza pubblica Statale – e quando l’abbiamo visto non ci siamo neanche stupiti più di tanto. Il giochino di abbandonare cose strane nel deserto lo conosciamo da un po’”. Ok. Dichiarazione tranquillizzante. Però poi quelli del Dipartimento non dicono dove sia stato posizionato esattamente il monolite. Son quelle cazzate che le fai, e poi ti penti.
Meno di ventiquattro ore e su Reddit un utente (Bear Fucker, letteralmente Orso Stronzo) infila le coordinate giuste. 38°20’35.0’’N, 109°39’58.0’’W. Non distante dal Dead Horse Point State Park e dal punto esatto in cui si incrociano i fiumi Colorado e Green.
Altre ventiquattro ore e un guardalinee di football con tre milioni di follower su Instagram (sic!) arriva sul posto, gira un video, scatta foto e posta sui Social. Mille miliardi di visualizzazioni.
Il monolite è lì da 4, forse 5 anni. Diciamo a partire dall’ottobre del 2016.
Gli animi dei complottisti si scaldano. David Sparks getta acqua sul fuoco e conferma l’ipotesi più gettonata. E’ l’installazione di un artista strambo. E fa pure qualche nome. John McCracken, Petecia Le Fawnhawk. Gente stramba, appunto.
Poi, però, accade qualcosa…
La scomparsa e il mistero
Il monolite scompare. In una notte. La notte del 27 novembre. “Rimosso da sconosciuti”, si legge in un verbale del Dipartimento che l’aveva trovato. E a scanso di equivoci: “Noi non indaghiamo su questi crimini, se ne dovrebbe occupare l’ufficio dello sceriffo locale”. Ok. Scritta più onesta “è un cazzo di problema”. Perché avevano detto che era complicato arrivare in un posto del genere. Perché ci voleva denaro per portarselo via. Ma, soprattutto, perché nessuno si è accorto di niente. E allora? Qual è il vero mistero che si cela dietro quell’oggetto? Il comportamento di quelli del Dipartimento. Innanzitutto. E poi lo strano atteggiamento della Galleria che ospita le opere di John McCracken. “Si, sembra un’opera del maestro”. Ok. Un minuto dopo. “Non è un’opera del maestro”. Ok. Due ore dopo. “A pensarci bene può essere un omaggio al maestro”. Sembra quasi che gliel’abbiano imposta, quella retromarcia. Ora tocca solo attendere. Con la netta sensazione che il monolite spunterà fuori da qualche altra parte. Ma nessuno ci crederà. Statene certi.
Il mistero continua…