Stanotte, in Tv, è andato in scena lo sterminio. Un ragazzo, sui Social, ha commentato: “non eravamo preparati a scene del genere. Sono sconvolto”. Con poche parole ha centrato il problema. Non era mai capitato in Tv che una serie Fantasy andasse oltre l’epico, il letterario, il romanzato, e finisse per scivolare nella raffigurazione di un genocidio. Gratuito, delirante, devastante.
Il finale di Game of Thrones, la truculenta e pur rassicurante serie Tv che da otto anni tiene incollati alla televisione milioni di spettatori, per lo più giovani, adolescenti, ragazzi, stanotte ha messo in scena la follia della guerra, quella che milioni di parole e decine di migliaia di libri non sono riusciti a spiegare. La violenza fine a se stessa, figlia dell’incapacità degli uomini di darsi una regolata, di fermarsi al momento giusto, di mediare, di evitare di andare oltre il giustificabile senso di giustizia o di vendetta. La violenza come concetto inesorabile, ineluttabile. Ci finisci dentro e avanti a te hai solo la morte. Perché, altrimenti, la violenza stessa non avrebbe ragion d’essere.
Si discuterà per molto di quanto è stato messo ‘in scena’ stanotte. Della decisione degli sceneggiatori di chiudere una Saga fantasy con il suo esatto contrario. Con la realtà, con la pochezza degli uomini. Di fronte alla quale anche gli Eroi posano le armi e rimangono attoniti, impotenti, incapaci di darsi un perché.
Una lezione, forse. Una rivalutazione, certo, di quanto provarono a dire pacifisti e figli dei fiori mentre l’America mandava a morire milioni di ragazzi in Vietnam. Negli anni in cui qualcuno ancora si preoccupava di gridare No War, senza sentirsi un coglione.
Si potrebbe dire che chi ha scritto il finale di stanotte, quei movimenti pacifisti li conosceva bene, e forse ha deciso che fosse finalmente arrivato il momento di colpire al cuore. Per non dimenticare. Chissà.
Ora tutto conta molto poco. Le giustificazioni della follia, le motivazioni dello sterminio, son parole noiose e dolorose di cui ci siamo nutriti per decenni.
Il Trono di Spade non c’è più. Gli eroi, non ci sono più. Le Regine teniamocele come pezzi degli scacchi. E che finalmente vinca, non tanto la generica Pace, ma la consapevolezza di un concetto troppo spesso svuotato di ogni suo valore.
Game of Thrones ha mostrato ai ragazzi dove possono portare i deliri di onnipotenza, le brame di potere, e l’ignoranza. Non ve la dimenticate più la leggendaria 8×05 di GoT.
Qualcuno ha pensato di dedicarla a chi non sa, a chi non poteva sapere. A voi. A noi. A tutti.
Archivio mensile:Maggio 2019
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Game of Thrones, l’errore fatale di D&D
Poche ore al quinto episodio dell’ottava stagione di Game of Thrones. Come sempre sembra di aspettare la finale di un Mondiale di calcio. Adrenalina a mille, ansia, e milioni di teorie, ipotesi, pronostici.
Eppure, questa volta, si arriva al The End anche con tanti dubbi e perplessità. Non siamo gli unici ad aver scritto che la Final Season di GoT non ha tenuto le aspettative, e non è stata all’altezza del finale che abbiamo atteso due anni.
Ora, però, alle battute conclusive, e dopo che siamo riusciti a rivederci tutta la Saga, le Sette Stagioni, i sessantasette episodi, e le quattro puntate doppiate in italiano, facciamo ammenda e dichiariamo che “ci eravamo sbagliati”. Game of Thrones è e rimane il capolavoro che abbiamo amato. L’errore, se di errore si può parlare, l’hanno fatto i produttori e, la rete che ha acquistato i diritti, la HBO.
Come? Nella divisione delle Stagioni finali. Nella scelta scellerata di rendere monca la Settima, a favore di un’Ottava Stagione che non è altro che il finale di quella precedente.
La faccenda è facile ed evidente. La Serie Tv Game of Thrones è stata strutturata per avere sempre dieci episodi. E anche lo sviluppo delle singole puntate era rodato e si ripeteva con una certa puntualità. L’esempio sta nella Sesta. Dieci puntate tra dinamiche di potere, accordi e tradimenti tra le Casate, qualche pausa per mettere a fuoco i personaggi e le loro storie, poi battaglia epica e colpo di scena che apre alla stagione successiva.
Doveva andare così anche nella Settima. Le prime tre puntate dell’Ottava erano il perfetto finale della stagione precedente. E la Battaglia di Grande Inverno avrebbe chiuso degnamente quell’annata, tenendo il livello di GoT pari, se non superiore alla Sesta, che secondo noi è stata il capolavoro assoluto di tutta la Saga.
E invece qualcuno ha pensato che il dispendio di risorse e di energie della Lunga Notte ‘bastava’ da solo per costruirci intorno una stagione intera. E’ stato un errore di valutazione gravissimo. Perché quelle tre puntate erano giuste, nei tempi e negli sviluppi, in coda alla Settima, ma non bastavano per rendere indimenticabile il Finale. Soprattutto nel momento in cui, gli stessi produttori, avevano deciso che per chiudere otto anni di di stragi, tradimenti, conquiste, amori, eroismi, sorprese, bastassero quattro ore appena.
E’ mancato il coraggio? O forse solo in corsa Benioff e Weiss si sono accorti che lo scontro tra le due Regine non reggeva una stagione intera? Che forse era addirittura inutile?
Non lo sapremo mai. Fatto sta che oggi siamo qui con tanto amaro in bocca e la sensazione che forse sarebbe stato mille volte meglio chiuderla l’anno scorso, magari con 12 puntatoni fiume e ciao ciao.
Che ne pensate?
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Game of Thrones, l'Ultima Battaglia
Quinto episodio, Stagione Otto. Due puntate al sipario di Game of Thrones. Siamo alla battaglia finale. La Conquista dei Sette Regni.
Non la portiamo per le lunghe. Lo scontro ad Approdo del Re sarà quello decisivo. Chi segna, vince. Si direbbe nelle partitelle di strada.
E allora mettiamo a fuoco questa Battaglia solo attraverso i numeri, gli schieramenti, le curiosità.
Insomma, continuiamo con la metafora del calcio e vediamo quali sono le due squadre che si scontreranno lunedì notte alle 3 in punto.
Targaryen Team
Arrivano da Grande Inverno. Hanno sconfitto il Re della Notte, ora devono andare fino in fondo. Stremati, feriti (pensate solo a Verme Grigio senza Missandei), ma convinti che è arrivato il giorno. Bisogna prendere il Trono di Spade.
Quanti sono? Per gli eserciti e i soldati la risposta è difficile. I Non Morti, prima, ed Euron poi, li hanno decimati. Non sono la corazzata che speravamo.
Dothraki (Partono da Essos in 100mila. A Grande Inverno vanno immediatamente in prima fila e vengono massacrati. Saranno dieci, ventimila, forse, quelli rimasti), e Immacolati (L’esercito di partenza contava 13mila soldati. Ora sono meno della metà) non arrivano a 30mila unità.
A guidarli tra Capitani Coraggiosi, Regine e Principesse, Lord, Strateghi, Consiglieri, Guerrieri di lungo corso e dotti, sono in 16. Diciassette se ci mettiamo anche Spettro. Diciotto con Drogon. Il Drago superstite.
Ecco l’elenco:
Jon Snow
Daenerys Targaryen
Tyrion Lannister
Ser Davos Seaworth
Verme Grigio
Varys
Sansa Stark
Arya Stark
Brandon Stark
Tormund Giantsbane
Brienne di Tarth
Samwell Tarly
Podrick Payne
Gendry Waters
Sandor Clegane
Spettro
Cersei e la Compagnia Dorata
Davanti ad Approdo del Re ci sono, quindi, circa 30mila uomini. Di fronte hanno i 20mila mercenari della Compagnia Dorata, guidati da Harry Strickland.
Un esercito leggendario che Cersei ha sottratto alla Battaglia di Grande Inverno, tenendolo pronto per lo scontro finale. Vantaggio non da poco.
Ecco la cabina di regia di Approdo del Re:
Cersei Lannister
Euron Greyjoy
Maestro Qyburn
Gregor Clegane
Quattro contro sedici. Anche se bisognerà capire il ruolo che svolgeranno alcuni personaggi che si stanno tenendo defilati, ma potrebbero essere decisivi.
Jaime Lannister
Lo abbiamo lasciato che sta correndo verso Approdo del Re. Per evitare un massacro. Dice. Ma il personaggio lo conosciamo bene, e nessuno può sapere fino in fondo cosa c’è nella sua testa e nel suo cuore, soprattutto.
Bronn delle Acque Nere
Possibile che il mercenario più simpatico de il Trono di Spade rimanga fuori da tutto, e riesca a non farsi coinvolgere nello scontro finale, come ha fatto con la Battaglia di Grande Inverno? Sarebbe veramente sorprendente. Staremo a vedere.
Daario Naharis
Altro guerriero sprecato. Lasciato a Meereen da Daenerys, avrebbe potuto fare la differenza. Intanto è fuori dai giochi, ma se la sua Regina dovesse essere seriamente in pericolo?
Yara Greyjoy
Sopravvissuta alla lunga prigionia dell zio Euron, Yara (liberata da Theon) se n’è clamorosamente tornata alle Isole di Ferro. Ma com’è possibile? Una come lei che rinuncia alla trincea? Noi di Gialli.it siamo convinti, straconvinti, che tornerà. Eccome se tornerà.
Ecco quindi ricomposto le scenario della Final Season con i protagonisti sopravvissuti e pronti a giocarsi la vita per i loro ideali, o solo per il potere.
Ne abbiamo dimenticato qualcuno? A voi le indicazioni, i suggerimenti e le correzioni.
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Il Trono di Spade? E' di chi se lo piglia
Due puntate alla fine. 160 minuti, per conoscere colui, o colei, che salirà sullo scranno più altro dei Sette Regni. Un paio di settimane per chiudere il cerchio di una Saga che ha tenuto milioni di persone col fiato sospeso per otto anni. Da oggi, per i fan di GoT, è ufficialmente aperto il Toto Trono.
Chi siederà sul seggio costruito con “le mille lame dei nemici sconfitti” dal leggendario Aegon il Conquistatore?
Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
I Sette Regni
L’inizio della Saga che stiamo seguendo parte da un conflitto, naturalmente. Il nostro start, per capirci qualcosa, è la Guerra di Conquista. La grande e trionfale cavalcata (sui draghi) di Aegon Targaryen, detto il Conquistatore.
E’ lui, che partendo da Roccia del Drago, punta all’unificazione di Westeros riuscendo ad imporsi su sei dei sette Regni d’Occidente.
Nello specifico Aegon I si prende il Regno del Nord, quello delle Montagne e della Valle, il Regno delle Isole e dei Fiumi, il Regno della Roccia, il Regno dell’Altopiano, e il Regno della Tempesta. Rimane fuori solo Dorne, che verrà annessa due secoli dopo.
Sotto Aegon I l’Occidente verrà diviso in nove Regioni.
Quello che conta è che dopo questo evento i Targaryen diventano la dinastia regnante. Fino a che un nuovo episodio cambierà la geografia di potere del Gioco del Trono.
La Ribellione di Robert
Questo è l’inizio della Saga che stiamo seguendo in Tv. Eddard Stark, John Arryn, e Robert Baratheon, insorgono contro casa Targaryen. E ‘usurpano’ di fatto il Trono di Aerys II, meglio noto come il Re Folle. Il padre di Daenerys, per capirci.
Il sovrano, viene ucciso da Jaime Lannister, sua guardia reale, che con questo omicidio (che gli costerà il marchio di Sterminatore di Re) chiude una guerra cominciata con il rapimento di Lyanna Stark da parte di Rhaegar Targaryen (primogenito del Re Folle) e finita con l’ascesa al Trono di Robert di Capo Tempesta. L’uomo che apre di fatto la Serie Tv e che impareremo a conoscere come il marito goliarda e ubriacone della feroce Cersei Lannister.
Chiariti questi due importanti presupposti appare evidente che il diritto al Trono di Spade dei Targaryen è ‘usurpato’ dai Baratheon e, indirettamente, dai Lannister.
In questa controversia si annida la chiave di tutta la Saga scritta da George R.R. Martin.
Chi è il legittimo erede al Trono? I Targaryen che pure conquistarono Westeros con una guerra (dando però inizio a tutta la Storia), o coloro che sconfissero quella dinastia e si assicurarono, con un crimine, il controllo dei Sette Regni?
Questa è la domanda più spinosa cui nessuno ha mai dato una risposta definitiva.
Noi seguiamo la Storia partendo da un albero genealogico ‘ufficiale’. E considerando che una successione dipenda dal Primo Re, e non dall’ultimo.
In questo caso in testa c’è Aegon I. E l’albero genealogico parte dai Targaryen. Unica casata utile per stabilire il ‘diritto al Trono’. Ragionamento che non fa una piega e che pone Jon (che come si sa è in realtà figlio di Rhaegar e Lyanna) e Daenerys in testa alla linea di sangue principale.
Naturalmente, però, c’è chi la vede diversamente. La casata regnante è quella di Robert Baratheon l’Usurpatore, gli eredi sono i suoi figli (Joffrey, Myrcella e Tommen) e morti loro, sua moglie Cersei.
Se diamo per buono questo ennesimo presupposto potremmo dire che la Final Season di GoT è un po’ la seconda fase della Guerra degli Usurpatori. Solo con le parti invertite. Daenerys torna in Occidente per riprendersi ciò che Robert le ha tolto. Ad attenderla c’è Cersei Lannister, che non ha nessuna intenzione di piegarsi alle rivendicazioni della Regina dei Draghi.
Faccenda complessa. Verrebbe da concludere che il trono di Spade è di chi se lo prende. Di fronte ad una guerra, le rivendicazioni contano poco. Ma se i tre ‘legittimi’ eredi (Jon, Daenerys e Cersei) dovessero morire cosa accadrà?
Un pasticcio aperto a mille interpretazioni tutte opinabili e tutte, paradossalmente, giuste.
Vediamo le combinazioni.
Muoiono tutti e tre gli aventi diritto (Jon, Daenerys e Cersei)
Se rimaniamo sulla linea dei Targaryen dovrebbero essere legittimati i tre Stark vivi. Con Bran in testa perché erede maschio. Quindi Sansa, poi Arya. Se manteniamo ferma la legittimità di Robert potrebbero rivendicare il Trono i due fratelli di Cersei. Jaime e Tyrion. Il primo è fuori perché capo della Guardia Reale. Sul Trono sale il Mezz’uomo. Come sogna Stephen King.
Ci sarebbe anche Gendry, figlio bastardo di Robert. Ma la sua posizione dovrebbe essere ‘ufficializzata’ da qualcuno. L’attuale Regina. Cersei. Figurarsi.
Non muore nessuno dei tre aventi diritto (Jon, Daenerys e Cersei)
Il Trono va a chi vince la Scontro Finale. Con Jon che è avanti a Daenerys, e Cersei che al massimo potrebbe abdicare (non subito, naturalmente) a favore del figlio che ha in grembo.
Stabilite le due varianti più prevedibili vediamo, infine, gli scenari ‘impossibili’.
UNO
Cersei viene sconfitta e muore. Jon e Daenerys scelgono la storia d’amore e rinunciano al Trono. Bran rimane il Corvo con i tre occhi, sul Trono sale Sansa. Per via della sua parentela con Lyanna moglie di Rhaegar.
DUE
Cersei viene sconfitta e muore. Jon e Daenerys litigano. Jon, Bran, Sansa e Arya se ne tornano a Grande Inverno e il Trono va alla Regina dei Draghi.
TRE
Cersei viene sconfitta e muore. Muore anche Daenerys. Sansa diventa Regina del Nord, Jon è il Re dei Sette Regni. Gli Stark si riprendono tutto Westeros.
QUATTRO
Cersei capisce di non avere più chance. Nomina, per sfregio, prima di morire, Gendry lord. Jon e Daenerys sono fregati. Arya sposa Gendry e diventa Regina. Sansa si tiene il Nord, come ha sempre desiderato.
CINQUE
Muoiono tutti e su Westeros cala una nuova Lunga Notte. Le vicende raccontate diventano leggenda. Il figlio di George R.R. Martin scriverà le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco 2. Incipit: c’era una volta un Trono di Spade…
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Game of Thrones, l'Omaggio a Dickens
Sale l’attesa per il quarto episodio della Final Season di Game of Thrones. In Italia sono quasi in centomila che stanotte hanno messo la sveglia alle 2,45 in punto. Un quarto d’ora e andrà in scena una delle puntate più misteriose ed imprevedibili di questo emozionante finale.
Per ingannare l’attesa continuiamo col nostro gioco delle citazioni. Quelle che sia Martin che Benioff e Weiss hanno disseminato lungo tutta la Saga.
Vi abbiamo raccontato dell’omaggio al Signore degli Anelli, ora è la volta di ricordare la bellissima dedica a Charles Dickens. Una piccola pietra preziosa che si trova nel secondo episodio della Sesta Stagione.
La scena è quella di apertura. Nella Caverna del Corvo con Tre Occhi. Bran ha una visione, e viene portato da Lord Brynden nel cortile di Grande Inverno, dove Edd Stark, suo padre, gioca con Benjen e Lyanna. Bran si commuove, è felice e corre verso di loro. Il Corvo con Tre Occhi lo blocca e gli dice che non c’è tempo e devono andare via. Non può continuare a guardare il suo passato.
Il piccolo Stark chiede rimaniamo ancora un po’. Ma la mano del Corvo (tra l’altro interpretato da un magnifico Max Von Sydow, l’attore leggenda de L’Esorcista e di tanti capolavori) gli tocca la spalla e i due scompaiono.
Magari molti se ne saranno già accorti. La scena è presa pari pari da il Canto di Natale di Charles Dickens, e corrisponde al viaggio di Scrooge nel passato, nel presente e nel futuro.
Nelle prime sequenze dell’episodio 6×02 l’omaggio è allo Spirito dei Natali Passati che conduce Scrooge nella sua infanzia. Qualche scena dopo la battuta finale è invece quella che Scrooge rivolge allo Spirito del Natale Presente che aveva condotto il vecchio nella casa dei Cratchit a fargli vedere una felicità che lui non conosce. Scrooge è così felice, non vorrebbe mai andar via è dice rimaniamo ancora un po’. Lo Spirito gli mette una mano sulla spalla e i due scompaiono.
Grande, meraviglioso Game of Thrones. E le sue ancora più belle citazioni.
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San Gennaro fa il miracolo
Napoli. Il maltempo ferma la Processione delle reliquie, ma San Gennaro fa lo stesso il miracolo.
Alle 18,01 annunciata la liquefazione del sangue, tra le mani del Cardinale Sepe che custodiva le ampolle.
Le uniche due date ‘ufficiali’ durante le quali il sangue di San Gennaro non si è sciolto sono maggio e settembre del 1527, e maggio del 1835. Poi il santo patrono ha sempre fatto il suo dovere. Ma c’è una cosa che non va sottovalutata. Non sempre il miracolo viene considerato favorevole e tranquillizzante.
Ad esempio: il miracolo è considerato ottimo quando il sangue assume una colorazione d’un rosso vivace, e quando si scioglie subito. Il miracolo è invece considerato mediocre se il sangue è già sciolto appena la reliquia viene tirata fuori dal vano cassaforte. Mentre è addirittura infausto se dalla cassaforte il sangue esce già liquido il 19 settembre, e se si scioglie prima della processione.
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l'Isola che non c'è
Un Utente Facebook nota, su un’antica mappa, una strana chiesa nell’acqua, e Napoli impazzisce per il ‘ritrovato’ isolotto di San Leonardo: l’isola che non c’è.
Sono quelle storie belle dei Social. Una ricerca su vecchie cartine, la passione per la propria città, e all’improvviso una città intera scopre di aver avuto un’isola che oggi non c’è più. Uno scoglio al largo dell’attuale Rotonda Diaz, che è stato rifugio di contrabbandieri e di antiche e misteriose leggende.
La storia, in realtà non è nuovissima, ma sicuramente sconosciuta ai più.
Ne scrive Benedetto Croce nel 1892. L’isolotto esisteva fin dall’anno Mille. E Leonardo d’Orio, un nobile castigliano, ci fece edificare una chiesetta, prima affidata ai monaci basiliani, poi alle monache dei santi Pietro e Sebastiano.
Il convento, isolato dalla terra ferma, ma a poche bracciate da Napoli, divenne presto il covo di ex carcerati, naufraghi e partorienti. Gente che scappava, e aveva qualcosa da nascondere. La sua fama divenne quella di un luogo malfamato e e pericoloso, dal quale tenersi lontani. Solo nel Cinquecento le cose cambiarono e qualcuno pensò di costruire una Taverna (la Taverna del Florio) che in breve tempo divenne la più frequentata della città.
Nel 1648 una nuova crisi politica, lo scontro tra spagnoli e popolo napoletano, riportarono San Leonardo alle sue antiche atmosfere. Isola di fuggiaschi e galeotti, della quale si raccontavano mille leggenda, compresa quella di un oscuro fantasma senza testa che si muoveva tra le case abbandonate, ogni notte di luna piena.
Il luogo divenne quartier generale del contrabbando, e la lingua di mare che lo divideva dalla terraferma cominciava sempre più ad assottigliarsi. Intervennero i Borbone, che nell’Ottocento decisero di eliminare l’isolotto, abbattere la chiesetta e tutte le casette rimaste in piedi. San Leonardo fu unita al lungomare di Chiaia, e di quanto accadeva su quello scoglio rimasero solo le leggende dei pescatori, i loro racconti d’inverno.
Oggi, quella storia conosciuta solo dagli appassionati di napoletanistica, è diventata virale, grazie ad un post su Facebook. Ogni tanto i Social servono a qualcosa.
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Roger Wardell è Stan Lee?
Roger Wardell potrebbe essere Stan Lee. Ecco l’ultima incredibile ipotesi sul misterioso personaggio che ha spoilerato Avengers: Endgame facendo impazzire di rabbia i fan della Marvel.
La tesi è nostra, della redazione di Gialli.it, ed è legata ad una scoperta fatta qualche giorno fa. Ecco cosa è accaduto.
Intanto partiamo da un dato: non è vero che Roger Wardell sarebbe ‘apparso’ nel dicembre del 2018. Quando postò su Twitter le incredibili anticipazioni sul ventiduesimo film Marvel che Markus e McFeely avevano protetto come un segreto di Stato.
Roger Wardell spoilera da sette anni. Con una puntualità sconcertante. E ha cominciato la sua ‘provocazione’ già nel 2012. L’anno in cui esce nelle sale The Avengers, e Stan Lee compie 90 anni.
Già allora Wardell sembra conoscere informazioni impossibili, che inizialmente non vengono prese troppo sul serio.
Nel 2012, il misterioso utente Twitter, che nel dicembre scorso aveva un profilo senza foto, si presenta con un’immagine di Hulk, e si prende la sua buona dose di insulti e parolacce. Ma la cosa finisce nel dimenticatoio.
Nella nostra indagine su Wardell noi siamo partiti proprio da questa data, dal 2012, per provare a capirci qualcosa. E abbiamo fatto una scoperta.
Sette anni fa nelle pagine culturali dei giornali americani si parla insistentemente di un ‘caso editoriale’ di proporzioni mondiali. Il ‘caso’ in questione si chiama Loretta Chase, ed è il nome di una scrittrice di romanzi rosa. Ne ha scritti una decina, ne ha venduti milioni, e nel 2012 i suoi libri vengono tradotti in tutto il mondo, arrivando anche in Europa. Capofila dei romance della Chase è un volumetto dal titolo The Last Hellion. L’ultimo Libertino. Che negli States diventa un romanzo cult tipo il nostro 50 Sfumature di Grigio. Con l’America che si divide in due tra chi lo adora e chi lo considera spazzatura.
Ora, senza tirarla per le lunghe, in questo libro appare un nome che ci fa saltare dalle sedie. Si tratta del ‘miglior amico’ del protagonista, un certo Roger Barnes, visconte di Wardell.
Il nobil’uomo muore in una rissa, e il protagonista lo ricorda come fosse il fratello, anzi, il ‘padre’.
Questo passaggio ci convince che stiamo sulla strada giusta. E cominciamo ad andare veloci.
Il motivo è semplice. Forse non tutti ricordano che una delle grandi passioni di Jack Kirby, ‘socio’ e ex amico di Stan Lee è proprio il Romanzo Rosa. Tanto che il Re dei Fumetti può essere considerato, a tutti gli effetti, come il creatore del fumetto rosa o, meglio, dei romance comics.
Se Stan Lee avesse voluto ricordare Kirby in qualche modo, giocando con gli pseudonimi, non è improbabile che avesse attinto a quell’universo.
La tesi, insomma, comincia a prendere corpo.
Stan Lee decide di ‘giocare’ con i fan, e seminare un po’ di indizi sui nuovi film tra le righe dei Social che, proprio in quegli anni, sta cominciando a frequentare con assiduità.
Si sceglie un profilo fake e lo dedica all’amico Kirby. Ma prova a lasciare indizi perché chi voglia capire capisca.
Il nostro Wardell muore in una rissa. Il misterioso utente Twitter posta, come primo spoiler, una chicca su Falcon e gli Avengers. Guarda caso il padre di Falcon è morto in una rissa. Ma non basta. Falcon diventa Capitan America dopo il ritiro di Steve Rogers, e il suo miglior amico si chiama James Buchanan Barnes, meglio noto come Bucky, il Soldato d’Inverno.
Capito? Con i nomi di Capitan America e il Soldato d’Inverno si compone lo pseudonimo di Roger Barnes, visconte di Wardell!
E a ben guardare gli spoiler di mr. Wardell sono quasi tutti su Falcon e il Soldato d’Inverno.
Ci convinciamo di essere sulla strada giusta.
E quando Wardell riappare nel dicembre scorso ci viene in mente che Lee è morto da qualche settimana e sembra proprio che qualcuno, che conosce bene il suo giochino, non abbia fatto altro che riprendere il profilo fake, come omaggio al grande disegnatore scomparso, che a sua volta aveva dedicato quel profilo al suo più grande amico/rivale. Qualcuno della Marvel, naturalmente. Qualcuno che sa bene che una delle serie capofila del nuovo Disney+ sarà dedicata proprio a Falcon e Winter Soldier.
Ipotesi azzardata? Folle? Noi crediamo che ci sia qualcosa di vero.
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Valar Morghulis
Valar Morghulis. Due parole e se ne cade il web.
E quanto accaduto venerdì 3 maggio alle 12.29 in punto. L’account ufficiale Twitter di Game of Thrones posta solo queste due parole e fa 320mila like, 80mila retweet ma, soprattutto, quasi undicimila commenti di fan impazziti e preoccupati.
La frase, famosa, indimenticabile, una specie di tormentone, ormai, per gli appassionati di GoT in Alto Valyriano significa “Tutti gli uomini devono morire”. Di solito si risponde “Valar Dohaeris” che potrebbe significare “Prima vivremo”, ma le interpretazioni sono contrastanti e non c’è certezza sulla traduzione letterale.
Quello che conta è che questa è la formula che Jaqen H’ghar, l’assassino degli Uomini Senza Volto, insegna ad Arya quando la invita a Braavos. Ed è la stessa frase che la piccola Stark rivolge a Ternesyo Terys, per farsi accompagnare nella magica città di Essos, e per farsi aprire le Porte della Casa del Bianco e del Nero, e diventare ‘Nessuno’.
Perché quelli di Game of Thrones, a pochi giorni dallo scontro finale tra gli eserciti di Daenerys e i mercenari della Compagnia Dorata di Cersei hanno deciso di postare proprio quella inquietante frase? Si tratta dell’annuncio di un’ecatombe? Un modo un po’ cinico per dire che moriranno tutti? E’ quanto temono i fan che hanno sommerso il post di commenti e domande alle quali, naturalmente, nessuno ha risposto. Intanto “Arya is going to die right?” ha scritto qualcuno. E molti hanno capito che ormai siamo veramente al Finale che forse non vorremo vedere.
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Game of Thrones, le distanze 'impossibili'
La Battaglia di Grande Inverno è finita. Ma l’atto finale per la conquista del Trono di Spade non si è ancora consumato. Manca un ultimo decisivo passaggio: la conquista di Approdo del Re, la presa della Capitale di Westeros.
Noi di Gialli.it, come tutti, probabilmente, ci siamo chiesti quanto tempo ci vorrà per portare gli eserciti guidati da Jon e Daenerys da Grande Inverno alle porte della Fortezza Rossa. E la risposta è risultata difficile e controversa.
Un mese forse. Ma sarebbe più corretto rimanere in un range temporale che va dai trenta ai novanta giorni. E vi spieghiamo perché.
Intanto, per chi non è espertissimo dell’universo immaginario creato da George R.R. Martin, bisogna dire che le vicende che abbiamo seguito lungo queste otto infinite e magnifiche stagioni, si svolgono tra due Continenti: Essos e Westeros, divisi dal Mare Stretto.
Il primo è il Continente Orientale dove era stata esiliata la Regina dei Draghi, dove c’è la terra dei Dothraki, le città libere e la magica Braavos, dove Arya deciderà di mettersi al servizio del Dio dai Mille Volti. Il secondo è lo scenario principale della Guerra per la conquista dei Sette Regni. Il Continente Occidentale. La terra che ospita Approdo del Re, Grande Inverno e la imponente Barriera, fortificazione di ghiaccio custodita dai Guardiani della Notte.
Questo, in termini molto semplificati, è lo scenario nel quale si ‘muovono’ i protagonisti delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di Martin.
Ora concentriamoci su Westeros. E ricordiamo che proprio zio George aveva dichiarato che il Continente fosse grande, più o meno, quanto l’America Latina.
Ad andarsene in giro per il web si ricavano anche le distanze tra un polo e l’altro del Continente. E molti sono convinti che, tra Dorne, penisola meridionale di Westeros, e Castello Nero, l’ultima fortificazione prima della Barriera, ci dovrebbero essere duemila miglia. Circa 3200 chilometri. Più o meno la distanza che intercorre tra Rosario, in Argentina e Manaus, in Brasile, sulle rive del Rio Negro. Per rimanere sugli esempi fatti da Martin.
C’è qualcosa che non torna.
Va bene che Grande Inverno e Approdo del Re, sono posizionate al centro delle terre del Nord e del Sud di Westeros, quindi, almeno sulla carta sono un po’ più vicine e unite da una ‘strada’ che semplifica e velocizza gli spostamenti.
Stiamo parlando della Strada del Re, il percorso che gli eserciti di Daenerys (quelli che non hanno preso la via del mare) dovrebbero avere intrapreso subito dopo la Lunga Notte contro il NightKing.
Ma le controversie cominciano proprio parlando di questa Strada.
Il cammino, infatti, è ufficialmente lungo duemila miglia. E allora perché già nella prima stagione del Il Trono di Spade si dice che ci vuole circa un mese per spostarsi da Approdo del Re a Grande Inverno? Sul web molti hanno fatto notare che in un mese si percorrono al massimo 400 miglia. Quindi la distanza tra le due città chiave di Game of Thrones supera di poco i seicento chilometri? Più o meno la distanza tra Napoli e Firenze? No. Questa teoria viene sconfessata dagli stessi protagonisti della Saga, che in ben due episodi dicono a chiare lettere che tra Approdo del Re e Grande Inverno ci sono mille miglia.
E allora qual è la verità? Quali sono le distanze reali di Westeros? Questo è un rompicapo veramente difficile da risolvere, e che si è complicato ancora di più nel passaggio tra i romanzi di Martin e l’adattamento della HBO.
Allora lasciamo ai lettori i commenti e le indicazioni più giuste per provare a stabilire con certezza il tempo che impiegheranno i nostri eroi ad attaccare Cersei e la Fortezza Rossa.