“Conosco l’identità dei due cercatori di tesori che hanno individuato il treno d’oro di Hitler. Sono stato io a dirgli dov’è”. Tadeusz Slowikowski, l’uomo che cerca il convoglio da 65 anni, esce finalmente allo scoperto e racconta una storia incredibile. Eccola.
Non è una bella storia quella che c’è dietro l’ormai strafamoso treno d’oro dei nazisti che sta tenendo il mondo col fiato sospeso da oltre una settimana. E’ una storia di minacce, di omicidi, di morte. Ma anche di segreti inconfessabili, e leggende impossibili.
Tadeusz Slowikowski, 85 anni, un passato da ferroviere e un presente da pensionato a Walbrzych, la cittadina della Bassa Slesia al centro di tutta la vicenda, quella storia la conosce bene. E l’ha raccontata in esclusiva a Mailonline, una delle testate che sta seguendo con più attenzione tutto quello che sta accadendo in Polonia.
“Sto cercando quel treno dal 1950 – dice l’anziano cercatore – da quando me la raccontarono la prima volta. E da quando seppi che i tedeschi erano disposti a tutto pur di tenerla nascosta”.
Uccisi perché sapevano troppo
Il primo episodio raccontato da Slowikowski è datato 5 maggio 1945. Il pensionato lo ricorda stringendo tra le mani una foto. Tre persone. Un adulto e due ragazzini. E alle spalle una casa. E’ una specie di ‘torre di guardia’, il quartier generale dal quale, secondo il pensionato, si controllava l’accesso al tunnel che portava al treno.
I tre, una famigliola che viveva proprio in quella zona, furono uccisi tre giorni prima che l’Armata Rossa facesse il suo ingresso in Polonia. Conoscevano tutti i movimenti intorno al tunnel segreto e i tedeschi non volevano che qualcuno potesse raccontare la storia del treno. Uccisero loro, buttarono giù la casa. Dimenticandosi che c’era ancora qualcuno che quella galleria la conosceva bene. E che poi, come ha raccontato il viceministro della cultura polacco, Piotr Zuchowski, avrebbe raccontato la sua storia sul letto di morte.
Questo è il punto di partenza di Slowikowski. L’anziano ferroviere, seppe di quella strage cinque anni dopo. Nel 1950. Quando a Walbrzych cominciarono a circolare voci sulla galleria dimenticata e sul treno misterioso. Da allora non ha mollato più. Mettendo insieme foto, documenti, mappe, che ha diligentemente fatto guardare ai cronisti di Mailonline.
Poi ha cominciato a parlare di questi mesi, di queste settimane convulse.
Mi hanno minacciato
Ha 85 anni l’ex ferroviere col pallino del treno nazista. Eppure non ha mai smesso di cercarlo. Lui dice di sapere perfettamente il punto dove è nascosto. E non ha alcun probema a mostrare delle foto che indicano un binario morto, che si perde nei rovi. Sarebbe quello l’inizio del percorso da seguire per ritrovare il treno.
Slowikowski, anche se ormai vecchio, in quelle zone ci va spesso. E continua a far foto e a tentare di capire. Fino a quando, qualche mese fa non cominciarono le minacce.
Tre uomini armati, e vestiti in abiti civili, lo bloccarono proprio mentre passeggiava sul binario morto. Lo conoscevano. E lui conosceva loro. Da quel momento è cominciato l’incubo di Slowikowski. Minacciato più volte, e marcato ad uomo da ‘troppe persone’ che all’improvviso cercavano quel treno.
“Si. Sono venuti da me anche i due personaggi misteriosi che poi hanno scritto alle autorità per chiedere la ricompensa. Li ho aiutati – dice il pensionato – gli ho fatto vedere tutti i miei documenti, poi sono scomparsi. Li ho rivisti poco tempo fa, quando questa storia era ormai esplosa. E mi hanno chiesto scusa, per non avermi avvertito di quanto stavano per fare. Se li conosco? Certo. Qui li conoscono tutti. Ma nessuno parlerà. Tra cercatori di tesori c’è solidarietà”.
Le due ipotesi di Slowikowski sul contenuto del treno
“Che sia importante, quel treno, questo è fuori di dubbio”, dice l’ex ferroviere. Ma nessuno può dire veramente cosa nasconde. “Una cosa è certa – aggiunge – il convoglio è minato. I tedeschi lo facevano spesso quando temevano di non poter ritornare indietro a riprendersi i loro bottini”.
Sul cosa ci sia dentro il treno, Slowikowski non si sbilancia. Ma pare che anche lui confermi le due ipotesi che circolano con più insistenza in queste ore. Documenti segreti di Hitler dal valore storico unico, o la Camera d’Ambra, l’ottava meraviglia del mondo appartenuta allo zar Pietro il grande. Come abbiamo già scritto in questi giorni.
Staremo a vedere quanto di quello che racconta il vecchietto risponda a verità. Quello che ci rimane da dire è che Tomasz Smolarz, governatore della regione sud-occidentale della Bassa Slesia, proprio mentre scriviamo ha negato tutto quello che il viceministro della cultura polacco, Piotr Zuchowski, ha raccontato alla stampa qualche giorno fa. “Il treno? E’ solo una leggenda. E io non ho visto nessuna immagine col profilo del convoglio come ha detto Zuchowski”. E allora? Chi dice la verità? Perché questo passo indietro?
Lo vedremo nelle prossime ore.
Intanto potete darvi un’occhiata a tutti gli articoli che abbiamo pubblicato sul treno d’oro dei nazisti.
Archivio mensile:Agosto 2015
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Titanic. All'asta l'ultimo menù
Il menù dell’ultimo pranzo a bordo del Titanic verrà messo all’asta a New York. Il 30 settembre. Ce l’aveva in tasca uno dei naufraghi della Money Boat. La scialuppa che salvò 12 persone accusate di aver pagato l’equipaggio per scappare via. Prezzo stimato 70mila dollari.
Brutta storia quella della Money Boat. La scialuppa di salvataggio numero 1 che venne calata in mare nel cuore della notte, ‘quella’ notte, con a bordo solo 12 persone sulle 40 che ci sarebbero potute salire. Mentre alle spalle colava a picco il transatlantico più tristemente famoso di tutti i tempi. Era il 15 aprile del 1912.
Brutta storia perché è una storia di ‘mazzette’, nel pieno di una tragedia epocale. Una storia di ricchi e di poveri. Di privilegiati e di sfigati.
Il Titanic, una delle navi più incredibili mai costruite, di lance di salvataggio ne aveva solo venti. E di passeggeri quella nave ne poteva portare duemila.
Basta questo dato per far capire che quella notte, si sarebbero potute salvare solo la metà del persone. Il Destino diviso in due. Quello scritto, e quello che non si sarebbe mai potuto scrivere. Perché se eri povero, morivi. Punto.
La scialuppa numero 1, era questo. Una lancia dove potevano salire solo i ricchi. Già, perché nel pieno di quell’ecatombe ci fu chi pensò bene di pagare pur di salire sulla 1, magari senza appensantirla troppo. Quindi pagando per sé e per quelli che non c’erano, Quelli che dovettero guardare la lancia allontanarsi, praticamente semivuota.
Erano in 12. Sulla Money Boat. Sir Cosmo Edmund Duff-Gordon e sua moglie e altri dieci uomini da ‘prima classe’. Quelli, cioè. Che il giorno prima, il 14 aprile 1912, si sedettero nel salone delle cerimonie del Titanic e brindarono a champagne e salmone senza immaginare lontanamente che quello era l’ultimo brindisi.
Uno di loro, alzandosi si mise il menù in tasca. Si chiamava Abraham Lincoln Salomon. E alle 01,10 del 15 aprile 1912 salì, così come era vestito a pranzo, sulla scialuppa n. 1, con gli altri ‘fortunati’.
Il menù lo conservò gelosamente per anni. Come il ricordo di quella notte. E come tutti i segreti imbarazzanti della Money Boat.
Ora qualcuno degli eredi ha pensato che non valesse la pena tenere quel ‘souvenir’, e la casa d’asta online Lion Heart Autographs lo batterà il 30 settembre prossimo. Assolutamente convinta che è un pezzo da almeno 70mila euro.
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La Nasa ritocca le foto di Curiosity?
La Nasa ritocca le immagini di Curiosity per nascondere al mondo i segreti di Marte? La Rete si spacca, e in Italia è rissa tra i detrattori del blog, targato Corriere della Sera, di Flavio Vanetti, Mistero bUfo, e i cacciatori di ‘bufale’ da Web.
Vi raccontiamo la querelle, e non mettiamo bocca.
Lo scontro è cominciato quattro giorni fa. Il 28 agosto. Di venerdì. Mentre mezza Italia ha rischiato di morire dal caldo.
Flavio Vanetti, il giornalista sportivo ospitato dal Corriere della Sera con il suo famosissimo blog Mistero bUfo, che cura con passione e determinazione da anni, posta l’intervento di tal Tetricus, un whistleblower che dialoga spesso con Vanetti, ed è altrettanto seguito da migliaia di appassionati di notizie che hanno a che fare con la vita extraterrestre, e nel caso specifico con la vita su Marte.
Tetricus ci va giù duro. Mostra un’immagine (citando anche l’origine: Nasa file Pia19829) scattata dal rover Curiosity e fa notare ai chi legge, che in alcun punti della foto si vede chiaramente l’effetto ‘sfumino’ di Photoshop, a nascondere qualcosa di strano. Qualcosa che nessuno deve vedere.
Vanetti definisce il post ‘piuttosto interessante’ e titola: Marte, il copia-incolla della Nasa. Apriti cielo.
Tempo 24 ore e su Bufale.net se lo mangiano. Bisognerebbe consultare degli esperti prima di scrivere cose del genere. Scrivono, più o meno. Poi parlano di disinformazione e mettono su una spiegazione ‘scientifica’ della foto incriminata. Non risparmiano neanche Tetricus che viene tacciato di essere la gola profonda di Vanetti.
Secondo quelli di Bufale.net nessun effetto ‘sfumino’ sul file Pia19829. Si tratta solo di una sovrapposizioni di immagini, e Le zone che sembrano ‘coperte’ sono solo determinate da una differenza di mezza a fuoco.
A sostegno della controtesi il sito sulle Leggende Metropolitane cita tutti i file che comporrebbero il puzzle della Nato. E aggiunge: “E’ una storia vecchia, di cui si era interessato Scott C. Waring, in un suo articolo di qualche tempo fa”.
Lo scontro è duro. Vanetti non replica. Una serie di siti e blog riprendono il j’accuse di Bufale.net e diventano antipatici. Stiamo parlando comunque di un blog seguito da anni, e fatto con professionalità, onestà e passione. E anche con coraggio, visto l’argomento, che è sempre ad un passo dalla boutade.
Ma c’è poco da fare. Marte sta scatenando le ossessioni di mezzo mondo. E ogni foto che arriva dal robottino, che da tre anni saltella sulla pelle del Pianeta Rosso come una zanzara fastidiosa, diventa un vero e proprio caso.
Abbiamo dedicato alle dieci foto più discusse di Curiosity una FotoGallery. Se avete un attimo date un’occhiata.
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"Salvate la casa di sir Arthur Conan Doyle"
Mentre si litiga su progetti e destinazioni future, la villa di sir Arthur Conan Doyle, nel Surrey, sta cadendo in rovina.
Si tratta di una residenza storica dove ha soggiornato gente come Bram Stoker, l’inventore di Dracula, e Sir James Matthew Barrie, il creatore di Peter Pan. Eppure da dieci anni esatti è abbandonata e cadente.
Forse è questo il vero mistero dell’uomo che scrisse Sherlock Holmes.
Il ‘caso’ si era aperto ufficialmente nel 2005. Undershaw, la meravigliosa residenza che sir Arthur Conan Doyle, si fece costruire nel villaggio di Hindhead, a 64 chilometri da Londra, nel 1897, era ufficialmente abbandonata.
Lo scrittore ci aveva vissuto per dieci anni. A partire dal 1897. E quella casa era nata per assicurare alla moglie Louise, malata di tubercolosi, un ambiente salubre.
Dopo la morte di Doyle la residenza era passata di mano in mano fino a diventare un albergo. Neanche troppo fortunato. E costretto alla chiusura nel 2004.
E’ da questo momento che comincia la decadenza della villa dove Doyle scrisse molti dei suoi racconti, tra i quali l’immenso Mastino dei Baskerville e l’altrettanto famoso Ritorno di Sherlock Holmes.
14 camere, oltre 900 metri quadrati di superficie, e un destino balordo. La residenza che ospitò Virginia Wolf, Stoker, Barrie e decine di scrittori e attori famosissimi, passò nelle mani di una società che aveva in testa un solo obiettivo: trasformare Undershaw in un complesso di villette a schiera, dove sarebbe rimasto in piedi solo corpo centrale della villa.
L’Inghilterra si ribellò, e grazie all’intervento di una serie di scrittori famosi, venne creata l’Undershaw Preservation Trust. Una Fondazione che si impegnava a fare in modo che la casa di Doyle non fosse aggredita dalla speculazione edilizia.
Il braccio di ferro tra i ‘palazzinari’ inglesi e coloro che consideravano la casa un patrimonio della cultura mondiale, è durato quasi dieci anni. Poi nel 2014 la villa è finita nelle mani della DFN Charitable Foundation. Una società decisa a non smembrare la struttura originaria e a realizzare, nell’immobile, una scuola per bambini con emiplegia.
Si è trattato di una vittoria a metà. La casa non veniva distrutta, ma comunque non diventava un museo nazionale dedicato a Sherlock Holmes. Come speravano tutti.
Oggi è trascorso un anno dall’ingresso in campo della DFN Charitable Foundation, eppure la casa, come dimostra un video apparso ieri su Nbc News versa ancora in condizioni disastrose. I lavori non sono cominciati e i furti aumentano. Si stanno portando via anche le tubature. Così. Per ricordo.
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E' morto Wes Craven
Per un attimo era sembrata l’ennesima bufala del web. Poi la famiglia ha confermato. Wes Craven, il regista horror di Nightmare e Scream, è morto. Aveva 76 anni.
“Non mi interessa far saltare il pubblico dalla sedia, io voglio spaventare le persone a un livello profondo”. Così Wes Cramer parlava dei suoi film e della sua idea di horror.
Nato a Cleveland il 2 agosto 1929, arriva al cinema quasi per caso, e senza grandi aspettative. Suonava la chitarra in un gruppo rock, s’era laureato in lettere e filosofia, e il cinema era veramente poco più di una curiosità. Poi l’incontro col regista e produttore Sean C. Cunningham, e la decisione di ‘provarci’. Rimanendo nel solco di uno dei suoi più amati registi: Alfred Hitchcock.
Agli inizi una serie di b-movie che però diventeranno dei cult del genere: L’Ultima casa a sinistra e Le colline hanno gli occhi. Poi il successo modiale con Nightmare – Dal profondo della notte. Datato 1984, capofila di una saga infinita che vide il coinvolgimento di registi diversi, debutto cinematografico di Johnny Depp, ma soprattutto ‘anno di nascita’ di un certo Freddy Krueger, che diventerà presto il più famoso serial killer della storia del cinema.
Trascorreranno 12 anni perché Craven possa tornare ad un successo simile.
E’ il 1996, il film cult si chiama Scream ed anche in questo caso apre le porte ad una serie infinita di sequel che però non avranno lo stesso successo. “Teenager horror movie” Scream è una pellicola che fa il verso ai vecchi film horror e gioca con tutti i luoghi comuni del genere.
Al botteghino fu un trionfo. E le ‘curiosità’ sul film (come i 200 litri di sangue finto utilizzati durante le riprese) sono ancora oggi tra le più cercate su Google.
Una su tutte: la maschera di Ghostface, Craven la trovò in un negozietto della California. Era una maschera molto comune. Ma lui la volle per il suo film cult perché, dissse, l’orrore è nel cose comuni, quotidiane. Quelle cui sei abituato.
Wes Craven è finito con un cancro al cervello. La sua morte annunciata su twitter ha lasciato per ore i suoi fan perplessi e increduli. Poi è arrivata la conferma della famiglia alla Cnn.
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Il Fantasma di Birmingham
Stavano facendo foto per il sito web dell’azienda. Poi si sono accorti che c’era qualcosa che non quadrava. Da una finestra spuntava un volto spettrale. E’ accaduto in Inghilterra. In un quartiere industriale di Birmingham. Ore quelle immagini sono diventate virali.
La notizia l’ha data il Mirror oggi. La storia è vecchia. Costruita da settimane sulle voci preoccupate del quartiere e su quelle dei dipendenti del cantiere di Rocky Lane, dove c’è la palazzina infestata.
Erano settimane che da quel vecchio deposito di ferro e lamiere arrugginite si sentivano strani rumori. Colpi improvvisi, boati, oggetti pesanti che strisciavano sul pavimento.
Gli operai del cantiere sapevano da dove arrivava tutto quel trambusto. Una stanza, al piano rialzato di Palazzo Victoria, la vecchia sede della fabbrica. Ma nessuno aveva voglia di andare a controllare. “Non c’era niente da rubare – dicono – ed era evidente che tutti quei rumori dovessero avere una strana natura”. Fatto sta che la stanza è rimasta inesplorata per settimane, fino a quando una decina di operai non si son fatti forza e coraggio e hanno deciso di salire.
La scena era raccapricciante. Uno stanzone abbandonato, messo incredibilmente in disordine. “Non ha senso – dice uno degli operai – spostare roba qui no ha alcun senso”.
Da quel momento la storia del vecchio palazzo aveva cominciato a circolare in tutta Birmingham. A mezza voce. Senza troppa voglia di andare a controllare. Fino a qualche giorno fa, quando è arrivata la terribile sorpresa.
Un ragazzino viene incaricato di fare foto per il sito web della fabbrica. Si decide di fotografare anche la facciata della vecchia palazzina che ormai è un bel pezzo di archeologia industriale. Fa scena, insomma.
Decine di foto. Poi, quando è arrivato il momento di scaricarle sul pc, i brividi.
Su una vetrata protetta da delle grate di ferro c’è un foro. Un vetro distrutto probabilmente dalle intemperie.
E’ lì che tutti hanno visto quello che non avrebbero mai voluto vedere. Il volto di un uomo. Il volto di un fantasma.
Sono cominciate le ricerche su Internet. Per ricostruire la storia della palazzina. E si è scoperto che proprio in quelle stanze, molti anni fa, si sviluppò un incendio. Nel quale perse la vita un ragazzo.
“E’ lui – dicono gli operai – è tornato”.
Inutile dire che la foto viene postata sui social e diventa virale. Ma la soria non finisce qui. E riserva un finale beffardo.
Dopo la scoperta di quel volto una ditta di pompe funebri si è presentata nel cantiere per far rottamare un carro.
“Era la prima volta che ci capitava una cosa del genere”.
Il titolare della ditta di rottamazione prende in carico il mezzo funebre e lo lascia nel deposito. Qualche giorno dopo, ad un attimo dalla rottamazione, qualcuno si accorge che dentro c’è una cassetta. Una piccola urna. Con le ceneri di un anonimo ragazzino.
Stan Baldwin, il capo cantiere: “Ho lavorato qui per 20 anni, son successe tante cose strane, ma è la prima volta che ho paura”.
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Le misteriose statuine dei 'gemelli morti'
Eric Lafforgue, il noto fotografo francese bandito dalla Corea del Nord per aver raccontato con immagini ‘proibite’ lo Stato socialista, è riuscito a fotografare un culto segreto di una tribù africana. Quello delle statuine voodoo dei ‘gemelli morti’. Le immagini fanno il giro del mondo.
Il Benin è una Repubblica dell’Africa Occidentale che si affaccia sul Golfo di Guinea.
Nello Stato ci sono quaranta gruppi etnici, legati da una sola religione: il Vodun. Un culto vicino all’animismo con molteplici divinità e un intreccio magico tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile.
Si esprime attraverso una sorta di estasi collettiva, ed è ovviamente una derivazione di una delle religioni più antiche del mondo, presente in Africa fin dai primordi della civiltà umana: il voodoo
Il gruppo etnico più radicato e forte è quello del Fon che afferma che ogni essere umano è in relazione permanente con i morti.
E’ all’interno di questa tribù che Eric Lafforgue ha deciso di realizzare l’ultimo suo reportage. E ha fatto una scoperta incredibile. I Fon creano delle effigi dei gemelli morti, e le curano, come se fossero vive, per il resto dei loro giorni.
La storia è semplice. In questa tribù c’è uno dei tassi più alti di parti gemellari del mondo. Nasc una coppia di gemelli ogni venti bambi. Circa. E molti muoiono di malattie infantili o di malaria, ancora neonati.
I Fon sono così consapevoli di quella che loro considerano una maledizione inevitabile, che si sono creati una sorta di ‘universo parallelo’, nel quale i gemelli continuano a vivere attraverso della statuine voodoo.
Ma quello che lascia senza fiato è il rapporto che i Fon mantengono con queste bambole di legno. Le curano, le lavano, le mettono a letto e le portano finanche a scuola, insieme ai loro fratellini rimasti vivi.
Secondo la leggenda del Benin le bambole possiedono lo spirito dei gemelli morti e a seconda di come vengono ‘accudite’ possono portare fortuna o sfortuna alla famiglia che ha perso i bambini.
Vengono realizzate dopo tre mesi dalla morte e da quel momento non vengono mai abbandonate. I membri della tribù, uomini e donne, li tengono tra i vestiti, in maniera che la parte superiore della bambola fuoriesca e sia ben visibile. Un po’ come si tengono i bambini nel marsupio.
Ogni settimana, poi, le statuine vengono immerse in un lago per lasciare che gli spiriti maligni si liberino nell’acqua. Quindi vengono lavate con una spugna che poi vine bruciata.
Le bamboline vengono anche ‘alimentate’ con dello zucchero e delle noci. Ed è vietato giocarci. Perché non vanno considerate dei giocattoli.
Inutile dire che queste effigi, intarsiate nel legno in maniera meravigliosa, non sono in vendita.
“E pensare – dice Lafforgue – che basterebbe venderne una per guadagnare quello che un membro della comunità guadagna in un anno”.
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Australia. Ricercatori Ufo Cercasi
Australia. Troppi Ufo. Si cercano volontari per realizzare un grande archivio e convincere le persone a rilasciare una testimonianza scritta degli avvistamenti.
Ormai è un dato accertato. L’Australia è la terra degli Ufo. Migliaia di avvistamenti all’anno e una notizia incredibile: l’Air Force australiana avrebbe archiviato e secretato più di 10.000 testimonianze fino ad essere costretta a fermarsi per l’impossibilità di gestire un documentazione del genere.
Ora, però, c’è chi si sta organizzando.
Keith Basterfield, uno dei maggiori studiosi di Ufo del Paese, ha raccontato alla stampa, che diverse organizzazioni locali stanno tentando di confederarsi per realizzare il più grande archivio di avvistamenti del mondo.
“L’obiettivo è semplice – dice Basterfield – dobbiamo poter visionare e studiare tutte le segnalazioni per poterci avvicinare alla verità. Sappiamo bene che nel 95 per cento dei casi gli avvistamenti sono spiegabili, ma ci son notizie, documenti, immagini che vanno veramente oltre ogni fantasia. E che lasciano senza fiato. Solo raccogliendo tutto questo materiale potremo finalmente capirci qualcosa”.
Basterfield è determinato e ha lanciato un appello: “abbiamo bisogno di volontari, per gestire gli archivi, ma anche per convincere le persone a rilasciarci testimonianze scritte che possano essere catalogate. In Australia c’è un atteggiamento sbagliato nei confronti di chi segnala un oggetto non identificato. Vengono messi alla berlina. Bisognerebbe riprendere il modello francese. Lì agenti di polizia seguono direttamente ogni avvistamento, intervistano i testimoni, e prelevano i campioni se ce ne sono. Poi il materiale più attendibile viene girato alla NASA per una valutazione. Solo dopo un’attenta analisi scientifica il governo francese pubblica i dettagli su Internet, rendendo le testimonianze disponibili a tutti i cittadini. Bisognerebbe fare così, magari prevedendo anche dei finanziamenti, o delle sponsorizzazioni di privati, per un progetto più strutturato”.
Dal governo nessuna risposta. E c’è chi contesta a Basterfield una visione troppo ottimistica e buonista del rapporto tra la Nasa e il mondo degli appassionati di Ufo.
“In America – dicono i detrattori dello studioso – non amano parlare di Ufo. Basti pensare che proprio la Nasa starebbe cancellando decine di avvistamenti registrarti sulla stazione spaziale Iss. Alla fine di giugno, un video girato a bordo, mostrava oggetti non identificati uscire l’atmosfera terrestre. La NASA interruppe la trasmissione in diretta che pure era seguita da migliaia di utenti online”.
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"Comprate la mia casa, è piena di fantasmi"
Crisi del mercato immobiliare? In Australia hanno trovato la soluzione. Ora le case si vendono promettendo la presenza di un buon numero di fantasmi. E’ la divertente idea di un agente immobiliare di Sidney che ha messo in vendita una palazzina, postando le foto degli spettri che la abitano.
Doveva essere molto disperata l’agenzia immobiliare australiana di Woolloomooloo, la zona portuale di Sidney. In città, ma anche in tutta l’Australia, il mercato immobiliare attraversa una fase molto delicata. I prezzi delle case sono cresciuti del 23 per cento, e la gente preferisce affittare, anzicché acquistare. E allora bisogna farsi venire buone idee.
In passato si diceva che una casa ‘infestata’ fosse difficile da vendere. E la presenza di fantasmi deprezzasse il valore dell’immobile.
Le cose devono essere cambiate, tanto che a Sidney qualcuno ha pensato che fosse molto più facile pubblicizzare una vecchia palazzina, invenduta da anni, attraverso i suoi spetti.
E allora, al posto delle solite foto accattivanti, sul catalogo online di un’agenzia immobiliare della capita del Nuova Galles del Sud, sono finiti alcuni spettri che circolavano tra stanze e corridoi.
Lo slogan pubblicitario non lascia spazio a dubbi: “comprate la Casa dei Fantasmi e potrete postare su Facebook le foto più raccapriccianti mai postate su un Social”.
Quindi la descrizione delle stanze e dei fantasmi che le abitano. Un uomo con la barba che spunta da uno specchio, l’evanescente profilo di una donna che attraversa la camera da letto in pieno giorno, la bambina (tra gli spettri non devono mai mancare i bambini) che scende le scale tutta felice di poter ritornare a scuola dopo, magari, trecento anni.
Il costo è di 550.000 dollari. Due piani, tre stanze da letto con fantasma incorporato e una veranda sul retro “dove però di spettri non se ne sono mai visti”.
La pubblicità ha fatto il giro dell’Australia e la casa è stata visitata da decine di persone in pochi giorni. E pensare che a Napoli, in un palazzo storico notoriamente pieno di spettri, l’amministratore ha deciso di vietare foto e racconti di spettri, perché gli appartamenti si stanno deprezzando inesorabilmente.
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6000 euro e via il malocchio
Sardegna. In manette la coppia che ‘toglieva il malocchio’ a chi subiva un grave lutto. Analizzavano il ‘caso’ poi chiedevano un compenso di 6000 euro per l’intervento definitivo. Affidato ad un fantomatico guaritore. Arrestati dopo la denuncia di una delle vittime.
Il giochino era semplice. Tenere sotto controllo le donne sole che subivano un grave lutto. Poi avvicinarle giocando sulla fragilità psicologica delle vittime prescelte.
Si presentavano a casa. E ‘consigliavano’ caldamente una lettura della mano. Le vittime ci cascavano. Fragili, segnate dal dolore, probabilmente avevano ‘bisogno’ di credere in qualcosa. E loro, un ragazzo di 19 anni di Oristano e una donna serba di 28, entravano in azione.
L’ultimo ‘colpo’ qualche giorno fa a Palmas Arborea, a pochi passi da Oristano. In Sardegna.
Una donna subisce un lutto. Le muore una persona cara, di famiglia. E crolla in una crisi profonda. I due apprendono la cosa e si presentano nel suo appartamento. Le ‘consigliano’ di farsi leggere la mano. La donna acconsente. Li fa entrare in casa. I due ci mettono un attimo a diagnosticarle una ‘fattura’. La situazione è grave. Dicono. C’è bisogno dell’intervento di un guaritore. La donna si lascia irretire, ci casca. E chiede maggiori informazioni. I due non si sbilanciano. Le dicono solo di preparare seimila euro e di nascondere tutto l’oro che ha in casa sotto al letto. Poi le danno un appuntamento per il giorno dopo. Il giorno dell’incontro col guaritore.
E’ solo dopo che la coppia lascia l’appartamento che la signora capisce che c’è qualcosa che non quadra. Il danaro, l’oro sotto al letto. Chiama la polizia locale. E scopre che i due non sono nuovi a queste trovate. già nel mese di giugno dello scorso anno sono stati sorpresi e indagati per essersi “offerti, dietro compenso, di scacciare il malocchio” ad una donna di San Nicolò d’Arcidano.
Gli agenti si organizzano e la mattina dopo si fanno trovare nell’appartamento. Manette e fine della storia. Ora la coppia dovrà rispondere dell’ennesima truffa.