C’è un software che permette alle forze dell’ordine di ridisegnare le mappe criminali di ogni città e di prevedere scissioni, faide e regolamenti di conti.
Si chiama Orca (Organizational, Relationship, and Contact Analyzer) ed è stato messo a punto dall’Accademia Militare di West Point. A 70 chilometri da New York.
In passato c’era la ‘memoria storica’. Il poliziotto, il carabiniere più anziano, che i criminali li conosceva tutti. Se li ricordava uno per uno. E sapeva ogni cosa della loro vita, di quello che gli stava accadendo. Bastava un fidanzamento per capire se un ‘picciotto’ stava per passare in un altro clan. Bastava un episodio apparentemente superficiale per intuire una imminente scissione.
Oggi, grazie ai social network, anche il controllo del crimine sta cambiando.
Ne sanno qualcosa a New York, dove la situazione sembrava veramente ingestibile. 400 omicidi all’anno, decine di gang, organizzazioni mafiose internazionali, la Grande Mela è una città da brivido. E allora qualcuno ha pensato di correre ai ripari utilizzando il web.
Lui si chiama Paulo Shakarian. Ed è un docente dell’Accademia Militare di West Point, una delle più prestigiose d’America e che conta oggi 4400 cadetti. Il maggiore Shakarian è un appassionato di tecnologia ed anche uno dei primi militari a capire che attraverso Facebook si può anche seguire l’andamento della criminalità locale. E allora perché non realizzare un software che, in poche ore, riesce a trasformare i dati già in possesso delle forze di polizia in dei grafici che illustrano con precisione i rapporti tra persone, luoghi e date.
E’ nato così Orca. L’app che permette alle forze dell’ordine non solo di seguire le diverse gang della città e capire come cambiano e come si sviluppano, ma anche di prevedere eventuali regolamenti di conti e faide.
Il software funziona come un enorme data base dei cattivi. Analizza i nomi dei criminali arrestati e il loro raggio d’azione. Poi, grazie ai social network, incamera informazioni sugli affiliati alle gang e stabilisce i loro rapporti di amicizia o di parentela. Con lo stesso sitema ridisegna mappe criminali riuscendo anche ad individuare gruppi o sottogruppi interni alle grandi famiglie della mala. Ne viene fuori una mappa del crimine che fino a qualche anno fa era pressocché impensabile. Perché attraverso Orca si riesce anche a controllare meglio la ‘strada’ e a verificare le informazioni dei collaboratori di giustizia.
Il software è attualmente in carico alla Difesa Militare americana. Verrà utilizzato anche per la lotta al terrorismo e al narcotraffico. E forse, tra un po’, verrà esportato in altri paesi.
Archivio mensile:Gennaio 2014
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La verità sull'Ufo di Brema
Il 9 gennaio scorso, un ufo sul cielo di Brema, impose una sospensione dei voli su tutta la Germania per quasi tre ore.
Oggi su quell’episodio la polizia ha una ipotesi.
Qualcuno ne avrà sentito senz’altro parlare. Il 9 gennaio scorso l’aeroporto di Brema andò letteralmente in tilt per la segnalazione, da parte della torre di controllo, di un Ufo nei cieli a nord-ovest della Germania. Traffico aereo bloccato per tre ore e media impazziti. Con le Tv locali che uscirono anche con un’edizione straordinaria. In pieno stile “Guerra dei Mondi” di Orson Welles.
Dell’episodio si parlò per giorni. E una serie di fonti ufficiali ripoortarono anche la notizia che era in corso un’indagine per accertare un eventuale reato di minaccia alla sicurezza del collegamento aereo, contro ignoti, che in Germania è punito con quattro anni di reclusione.
Inutile dire che della vicenda non si seppe più nulla. E anche un video, apparso su YouTube, fu rimosso in fretta e furia
Oggi le prime novità. Da quanto si apprende da fonti locali la polizia tedesca avrebbe finalmente una pista. L’Onvi di Brema potrebbe essere un piccolo aereo pilotato in remoto da un computer. Uno scherzo, insomma, organizzato ‘a terra’ da un gruppo di studenti della locale università.
L’Ufo del 9 gennaio era stato avvistato sopra il Weserstadion, lo stadio del Werder Brema. L’oggetto sarebbe poi planato sulla città a un’altitudine di circa 300 metri. Dieci le apparizioni segnalate nell’arco di tre ore. Ma a fare scalpore fu la dichiarazione degli agenti accorsi vicino allo stadio: «Non sappiamo cosa fosse, ma sicuramente c’era qualcosa nel cielo». Non l’avessero mai detto. Ora l’Ufo di Brema è il più gettonato in Rete. E rimarrà, molto probabilmente, quello più ‘apprezzato’ del 2014.
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Il mistero dei femminielli
Un antropologo ‘scenderà’ da Imola a Napoli per studiare il ‘mistero’ del femminielli.
E’ questa la notizia che in queste ore sta girando sui social network più gettonati della Rete.
Secondo Stefano Cavina, studioso che da un po’ di anni gira l’Italia col meccanismo del couchsurfing, un sistema che permette di ospitare e farsi ospitare gratuitamente, quello dei ‘femminielli’ è un fenomeno unico e tutto napoletano. “Si tratta – dice – di figure tipiche della tradizione culturale partenopea, la cui identità di genere è indefinita. Spesso sono confusi con la più nota comunità transgender o transessuale, pur rappresentando una peculiarità storicamente ancorata nel tessuto urbano di Napoli, dove vengono spesso invitati ai matrimoni perché ritenuti in grado di portare fortuna agli sposi”.
Cavina è molto incuriosito da questi personaggi e verrà in Campania per partecipare alla processione dei femminielli di Montevergine, vicino Avellino, che dal punto di vista antropologico è molto interessante.
Alcuni quotidiani on line si sono interessati agli studi di Cavina titolando i loro pezzi con frasi del tipo: “Il mistero dei femminielli”. Viene da chiedersi: “Ma si possono definire ‘misteri’ le scelte di vita delle persone”. Bah. Ecco, questo è un ‘mistero’ che Gialli.it farà volentieri a meno di seguire. Perché forse l’antropologia non c’entra. Ma c’entra una cosa che è molto vicina al razzismo.
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Arrestato il boss della rapina del secolo
Manette per uno degli ultimi protagonisti viventi della grande rapina all’aeroporto Jfk di New York. Quella che venne raccontata sul grande schermo nel film di Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi”.
Vincent ‘Vinny’ Asaro, 78 anni, capo indiscusso della famiglia Bonanno, e nipote di Michele Zaffarano, uno dei re del porno della Grande Mela, è finito in carcere all’alba di ieri insieme ad altri quattro esponenti di una delle cosche mafiose più famose d’America. I loro nomi, Jerome Asaro, Jack Bonventre, Thomas Di Fiore alias ‘Tommy D’ e John Ragano, meglio conosciuto come Bazoo, hanno segnato la storia della criminalità negli Stati Uniti.
di CIRO SABATINO
Li hanno presi all’alba. Mentre facevano colazione nelle loro lussuose dimore, sparpagliate nei quartieri alla moda di New York.
L’obiettivo era uno solo. Chiudere il cerchio su uno dei più incredibili ‘cold case’ americani. La grande rapina al cargo della Lufthansa, 36 anni fa. Un colpo da sei milioni di dollari che venne raccontato, qualche anno dopo, nell’indimenticabile film di Scorsese ‘The Goodfellas’. Quei bravi ragazzi. Con Robert De Niro e Joe Pesci.
Tra gli arrestati c’è l’ultimo sopravvisssuto a quella che viene considerata una delle più clamorose rapine d’america. Vincent ‘Vinny’ Asaro, ultimo reggente di una delle cinque famiglie che controllano le attività della mafia italo-americana a New York.
Asaro partecipò al colpo insieme a Henry Hill, che nel film di Scorsese è interpretato da Ray Liotta e a Jimmy ‘The Gent’ Burke, interpretato, invece, da Robert De Niro.
Su Vinny pesa anche l’accusa di aver strangolato un uomo di nome Paul Katz, che sospettava fosse un informatore della polizia. I resti di Katz sono stati ritrovati nel giugno scorso in una casa appartenuta proprio a Burke, considerato il cervello della banda che nel 1978 fece il colpo al Jfk di New York. Burke era proprietario di un bar chiamato ‘Robert’s Lounge’, considerato il suo “cimitero personale”. Il luogo, cioè, dove furono sepolti gran parte dei protagonisti di quella rapina. Almeno stando al racconto di Henry Hill scritto nel 2012. Prima di morire.
I soldi della rapina alla Lufthansa non sono mai stati recuperati. Ma per i Feds quello di ieri è uno dei blitz più importanti degli ultimi anni. Perché a tutti gli effetti chiude definitivamente un caso che l’Fbi non era mai riuscita ad archiviare.
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Una nave fantasma vicina all'Inghilterra
Una nave fantasma si sta avvicinando alle coste britanniche. E’ senza equipaggio e carica di migliaia di topi. Cannibali.
E’ lunga novanta metri e pesa più di 4000 tonnellate. Quando nel 1976 uscì da un cantiere dell’allora Jugoslavia, la scritta sulla fiancata fece un po’ sorridere: “Lyubov Orlova”, il nome di una stella del cinema russo ai tempi di Stalin.
Era una’imbarcazione attrezzata per le crociere artiche. Nel giro di un po’ di anni si trasformerà in una nave fantasma che ora preoccupa mezzo mondo.
Già perché la storia della Orlova è molto più vicina ad un romanzo di fantascienza che a quella di una nave che avrebbe dovuto scarrozzare turisti tra i ghiacciai.
Anni di traversate poi il declino. Nel 2012 era stata abbandonata in Canada a causa di un crack finanziario subito dal suo armatore. Qualcuno aveva anche pensato che fosse affondata. E invece la compagnia aveva deciso di svenderla come ferraglia.
L’anno dopo era cominciato il suo ultimo viaggio. Un rimorchiatore la stava portando verso un deposito di rottami quando la nave si era misteriosamente sganciata ed era finita alla deriva al largo di Terranova, nel cuore dell’Oceano Atlantico. Doveva finire il suo viaggio nella Repubblica Domenicana, e invece si era persa in mare, senza equipaggio e con un carico di migliaia di topi.
Da qualche giorno alcune agenzie di stampa inglesi sostengono che il relitto della Lyubov Orlova si starebbe avvicinando alle coste britanniche. E la cosa non fa piacere a nessuno. Perché? Semplice, perché secondo molti i topi imbarcati sulla vecchia nave da crociera russa ora sarebbero diventati enormi , e avrebbero sviluppato tendenze cannibalesche.
Inutile dire che la vicenda ha suscitato preoccupazione e imbarazzo, ma ha anche fatto nascere un vero e proprio business. Un sito web, un account twitter e una linea di merchandise, stanno infatti accompagnando l’ultimo viaggio della nave fantasma, che viaggia senza equipaggio e nasconde, nella sua stiva, migliaia di topi cannibali.
Il web è impazzito. La nave sta diventando una vera e propria leggenda.
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Un giallo per la signora Allende
Comincia lentamente a scalare le classifiche il thriller di Isabel Allende apparso a Natale, per Feltrinelli, nelle librerie italiane. Era la prima volta che la scrittrice cilena si cimentava con un vero e proprio giallo: Il Gioco di Ripper.
“Mia madre è ancora viva, ma sarà uccisa Venerdi santo a mezzanotte”. Questo è l’incipit del nuovo romanzo della scrittrice cilena che per la prima volta si cimenta con il genere giallo.
Le donne della famiglia Jackson, Indiana e Amanda, madre e figlia, sono molto legate pur essendo diverse come il giorno e la notte. Indiana, guaritrice in una clinica olistica, è una donna libera e fiera della propria vita. Sposata e poi separatasi molto giovane dal padre di Amanda, è riluttante a lasciarsi coinvolgere sentimentalmente, che sia con Alan, ricco erede di una delle famiglie dell’alta borghesia di San Francisco, o con Ryan, enigmatico e affascinante ex navy seal, ferito durante la sua ultima missione. Mentre la madre vede soprattutto il lato buono delle persone, Amanda, come suo padre, ispettore capo della Sezione Omicidi della polizia di San Francisco, è affascinata dal lato oscuro della natura umana.
Brillante e introversa, appassionata lettrice, dotata di un eccezionale talento per le indagini criminali. Amanda gioca con i suoi amici a Ripper un gioco online ispirato a Jack the Ripper, Jack lo Squartatore, in cui bisogna risolvere casi misteriosi.
Quando la città è scossa da una serie di efferati omicidi, Amanda si butta a capofitto nelle indagini, scoprendo, prima della polizia, che i delitti potrebbero avere un legame fra loro. Ma il caso diventa fin troppo personale quando sparisce sua madre e la ragazza si trova a dover affrontare il mistero più complesso che le sia mai capitato, e deve risolverlo prima che sia troppo tardi.
Il sito ufficiale della scrittrice è attualmente interamente a dedicato al suo nuovo lavoro. Ogni giorno viene pubblicato un breve estratto e viene presentato il gioco di carte che può essere acquistato assieme al libro. Le carte raffigurano i personaggi del libro: le due donne, Amanda e Indiana, l’ex marito, l’amante, l’astrologa, l’eroe, il cane, il nonno con una sinistra siringa tra le mani ed un’amica. (cm)
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Un misterioso crittogramma fa impazzire il web
Un crittogramma misterioso fa impazzire il web. Lo ha scritto una donna malata di cancro, pochi giorni prima di morire. Ora la nipote di Dorothy Holm lo ha pubblicato su un forum specializzato in ‘domande impossibili’ e in poche ore è saltata fuori una prima risposta. Mentre i protagonisti di questa incredibile storia sono finiti sui quotidiani di mezzo mondo. Dal Guardian al Times.
Ma c’è ancora chi non ci vede chiaro in questa incredibile storia.
Vediamo cosa sta accadendo in queste ore in Minnesota.
di CIRO SABATINO
Dorothy morì che non aveva ancora compiuto settant’anni. Lyle, il marito, un ex sommergibilista della Seconda Guerra Mondiale, le tenne la mano fino all’ultimo. Mentre combatteva contro un cancro che le stava devastando il cervello.
In quei giorni Dorothy aveva anche smesso di parlare. Ma muoveva appena le labbra. Pregava, probabilmente. E faceva un’altra cosa. Per certi versi stupefacente: scriveva. Lettere dell’alfabeto. Una dopo un’altra. Senza un senso compiuto. Riempiva decine di fogli. Con sequenze graffiate alla rinfusa. Lyle la guardava in silenzio. E anche Janna, la nipotina più piccola, era in qualche modo affascinata da quel misterioso rito. Silenzioso, incessante, ossessivo.
Quando Dorothy smise di scrivere quei fogli andarono alla bambina. Ed a un suo cuginetto. In due avevano meno di vent’anni. E fecero quello che avrebbe fatto qualsiasi bambino. Assegnarono a quei fogli, a quelle lettere, un significato magico.
“E’ un codice”. Si dissero. E per anni ci hanno creduto sul serio.
Poi la svolta. Qualche giorno fa. Grazie ad internet. Grazie alla Rete.
“Nei suoi ultimi giorni di vita, mia nonna, che stava combattendo contro un cancro al cervello, è diventata incapace di parlare e ha riempito decine di schede con una sequenza di lettere casuali dell’alfabeto. Sto cominciando a pensare che si tratti delle lettere iniziali di una serie di canzoni, e mi piacerebbe sapere quali. E’ una cosa troppo complicata, ma ho notato che su questo forum uno di voi è riuscito a risolvere ben altri rompicapi. Potete darmi una mano?”.
La firma è di Janna, la nipote di Dorothy, che ora ha 24 anni, ma quelle strane lettere non se l’è mai dimenticate. Lei, il padre, un po’ tutta la famiglia hanno riempito le loro notti con quel ‘codice magico’. Un crittogramma misterioso cui, però, non sono mai riusciti a dare un senso compiuto. Poi l’idea. Proporre ad un forum che si occupa di domande impossibili (ask.Metafilter), la strana sequenza di Dorothy Holm. Detto fatto. Janna posta alcune brevi note:
“Mia nonna morì nel 1996. Le schede sono almeno venti. E allora io e mio cugino avevamo 8 e 10 anni. E allora pensammo che lei ci stesse lasciando una specie di codice segreto. Da un paio di mesi stiamo tentando di trovare una soluzione”.
E aggiunge qualche notizia sulla nonna e sulle lettere misteriose.
“L’altro giorno mio padre ha trovato un altro foglio e anche lui vuole tentare di risolvere il mistero. Ci sono molti segmenti ripetuti (molte stringhe iniziano con PST, molte finiscono con PAGA e TYAGF) e mi viene da pensare che si tratti di testi di canzoni. Strane pause in vari punti mi fanno pensare che potrebbero indicare le strofe.
Nel cosa potesse esservi utile:
Mia nonna è nata nel 1927, e fino al 1996 (l’anno della morte) è vissuta in Minnesota. I suoi tre figli sono nati negli anni ’50. E in casa si è ascoltato musica negli anni ’50, ’60 e ’70.
Non ho altre schede, ma se dovesse servire penso che mia zia possa averle.
Nel foglio (che vi ho sottoposto) non c’è nessun particolare riconosciuto dal marito di mia nonna. Come iniziali di familiari ecc.
Le lettere Z, X e Q non compaiono mai. Y appare solo nell’ultima riga”.
E poi la sequenza di lettere riportata sul fronte e sul retro di un foglio:
PDGNHBOBVPNSNHANAOENCNANHPNCPND,NUOCP
NNPNAPNMSMDKBMLPOWP,NAP,]NEENTGBTMLS
HHSSSTMALHFFTMOFPANSTP,NIOOIPNTPNROA
NTRSANTOTTAPOD,PLUADONNOANPBOOLL,PKUA
SASIMAB,PAGA,]PMOMTAVMAJAMMSSSLLAB
APMUTTCTCCATFGSHHILANRNPHTAOLP,]PST
WAAHASIOLAIOW,PSTWALOJTHTPATP,PSTWA
GAOKWOCWASAPSTWADVGWAIIRARBOSAO,]
PSTWAHPPAAETWW,PSTWAHTPMAESTCWE,]
PSTAOUCOOTIOWHAMPAPSTTPDNHA,PSTWAA
HAS,PAGA,PSTWAAIEHAPSTWARIEH,]PSTTPAI
DNBTVJEOAOU,PAGA,]PSTTOUWWTLWATOUWS
LWDSWGOBS,PSTWAHSAHVASASBTATWARH
SFAOT,PSTWAHBPITNRSTNOTROUHTTBPM,]
PSTVCADAFLAFESJMPLGBGBMBATROURSSAS
FOHP,]PSTWAGAVWWOA,PAGA]PSTEIFFAWAU.]
TYAGFPFG,TYAGFLTMPAAT,TYAGFE,A-TYAGFE,AAA
1.OFWAIHHBTNTKCTWBDOEAIIIHFUTDODBAFUOT
AWFTWTAUALUNITBDUFEFTITKTPATGFAEA
2.OFWAIHHBTNTKCTWBDOEAIIIHFUTDODBAFUOT
AWFTWTAUALUNITBDUFEFTITKTPATGFAEA
Tempo 14 minuti e un utente, ”Harpepitt”, trova una strada grazie ad una serie di stringhe che fanno pensare alle iniziali di una preghiera. Lo seguono a ruota altri crittografi dilettanti che cominciano a convincersi che nel foglio, Dorothy, aveva segnato le iniziali di interi versetti della Bibbia o di preghiere personali: “Thank You, Almighty God, For Everything”.
Janna si entusiasma: “Holy cow! (Vacca Sacra!) 14 minutes to solve the back of the card that has been bugging my family for 20 years! That is amazing!”. E’ incredibile.
Nel frattempo il numero di contatti e di risposte sale a dismisura. Tutti intravedono riferimenti religiosi nella sequenza alfabetica ‘casuale’ scritta da Dorothy Holm. E il misterioso crittogramma viene condiviso da decine di siti specializzati, fino ad arrivare sulle scrivanie di alcuni quotidiani.
Il giorno dopo la struggente storia di Dorothy e la sua misteriosa preghiera in codice è sul Guardian, sul Times, sul Daily News.
Janna è felicissima e ringrazia tutti. Ma fa anche una cosa abbastanza curiosa. Prova a fermare la decrittazione del messaggio.
“A questo punto, decifrare ogni singola parola o frase non ci sembra più così importante – è bello sapere che la nonna stava scrivendo preghiere e augurando del bene a tutti noi”.
Non l’avesse mai fatto. La Rete si insospettisce e la sequenza di lettere fa veramente il giro del mondo, riportata sui più famosi blog dedicati al mistero.
Sono in molti, infatti, ad essere convinti che Dorothy avesse pensato un crittogramma per rimandare non a delle frasi o a dei brani di una preghiera, ma a dei libricini di preghiere, dove, secondo i più smalizziati cacciatori di enigmi, ci sarebbero le indicazioni per arrivare ad una sorta di tesoro.
Dorothy Holm aveva veramente un segreto di questo genere? Janna voleva sapere sinceramente cosa stesse scrivendo la nonna prima di morire, o ha preso in giro la comunità di ‘crittogrofi’, o, ancora, ha fatto una leggerezza pensando di poter sfruttare le indicazioni e poi cercarsi da sola la soluzione finale?
La sequenza di lettere scritta dall’anziana donna del Minnesota è ancora consultabile sul sito ask.Metafilter. E non è stata decifrata per intero.
Ci saranno ancora delle sorprese? Lo vedremo nelle prossime ore.
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Star Wars, si gira Episode 7
La saga cinematografica per eccellenza, Guerre Stellari, o più semplicemente Star Wars, torna sul grande schermo con Episode 7, primo capitolo della terza trilogia della serie. Le riprese cominceranno a maggio in Inghilterra, ad annunciarlo il regista J.J. Abrams, in occasione della conferenza invernale della Television Critics Association.
di LAURA CIOTOLA
La Storia
Era il 25 maggio 1977 quando il primo film della ormai ultra celebre saga, creata da George Lucas, faceva il suo ingresso nelle sale cinematografiche. L’inizio, tuttavia, non era l’inizio. La serie, infatti, pensata fin dalle origini come tre trilogie, usciva con la trilogia di mezzo, comprendente gli episodi IV, V, e VI, poi chiamata “Trilogia originale” o “Old Trilogy”, a cui seguì il prequel, la “Nuova trilogia”, comprendente gli episodi I, II, III. Fu questo il motivo per cui la 20th Century Fox, che per prima produsse e distribuì il film, impose a Lucas di omettere la dicitura del sottotitolo “Episodio IV”, in quanto secondo loro avrebbe potuto confondere gli spettatori.
Dopo il successo del primo episodio, in ordine di uscita, Lucas divenne un produttore indipendente e con la sua casa cinematografica, la “LucasFilm ltd”, acquisì i diritti di produzione del primo film, consentendo ai due sequel “L’Impero colpisce ancora”, giunto in sala nel 1980 e “Il ritorno dello Jedi”, del 1983, di uscire con i sottotitoli di “Episodio V e VI”.
Nel 1997, in occasione del ventesimo anniversario della saga, Lucas distribuì le Edizioni Speciali dei film nei cinema, che grazie ai nuovi effetti speciali, dati dalle nuove tecnologie, resero in modo più completo quanto scritto dallo stesso creatore della serie.
Si dovette aspettare il 1999 per vedere al cinema i primi tre episodi della saga. Il 19 maggio uscì il primo prequel, “Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma”, seguito, il 16 maggio 2002 da “Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni” e il 19 maggio 2005 da “Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith”.
Il Presente
Ormai più di un anno fa la Walt Disney Company ha rilevato la Lucasfilm Limited, annunciando successivamente l’intenzione di riaprire la saga con nuovi episodi. Questa volta però sarà il papà di Lost, oltrechè direttore di “Star Trek” e “Mission: impossible III”, J.J. Abrams, a scrivere la sceneggiatura dell’episodio VII. Abrams sarà affiancato da Lawrence Kasdan, che già in passato aveva curato le sceneggiature degli episodi V e VI. George Lucas, invece sarà consulente creativo di questo nuovo capitolo e degli altri due episodi, che dovrebbero uscire successivamente.
In attesa di vedere di nuovo Star Wars, previsto sul grande schermo nel dicembre 2015, ci accontentiamo delle prime indiscrezione che vorrebbero il ritorno di alcuni protagonisti originali della Trilogia classica, in sintonia con il desiderio della Disney di creare un legame più forte tra il passato e il futuro di Star Wars.
A noi non resta che fare un in bocca al lupo ad Abrams e, citando Ben Obi-Wan Kenobi, uno dei personaggi principali dell’intera esalogia, nonché uno degli unici quattro personaggi ad apparire in tutti e sei i film della saga, augurargli “che la Forza sia con te“.
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Hong Kong, la leggenda dell'Occhio
Uno strano fenomeno inquieta Hong Kong. Un punto, di una delle montagne che circondano la città, si è illuminato improvvisamente. Per i vecchi del posto è un cattivo presagio. Legato ad un’antica leggenda.
C’è una leggenda, ad Hong Kong, nella quale si racconta che un tempo la città era tormentata da nove draghi. E che un dio benevolo decise che avrebbe dovuto mandare lì un leone, a proteggere la gente da quei mostri.
Oggi quella storia se la ricordano in pochi. Ma i draghi continuano ad esserci. E pure il leone che difende la città. Sono montagne. Quelle che circondano il ‘Porto Profumato’ e che rappresentano una delle tante attrazioni turistiche della megalopoli cinese. Nove picchi montuosi (i nove draghi) e una ‘roccia’ che in qualche modo li ‘controlla’. Il Leone. Lion Rock.
Ecco. E’ proprio della Roccia del Leone che dobbiamo parlare. Perché da qualche giorno quella montagna, che sovrasta la zona di Kowloon, preoccupa molto i cinesi, e in particolare i vecchi del posto.
Le cose sono andate così.
Prima di Natale, il 22 dicembre, in una giornata di cielo terso, limpido, Lion Rock si è illuminata. Ma forse non è corretto dirla in questo modo. Perché ad illuminarsi non è stata la montagna, ma un punto preciso della Roccia. Il punto, cioè, che gli abitanti di Hong kong chiamano l’Occhio. L’Occhio del Leone. Che il 22 dicembre, per trenta minuti, è diventato improvvisamente rosso. Lasciando nello sconcerto chi conosce l’antica leggenda dei Draghi.
Già, perché quella storia antica, ad un certo punto dice che qualora l’Occhio dovesse diventare rosso per Hong Kong cominciano i guai. “E’ un cattivo presagio” dice la gente. “Il Leone sta per perdere la calma”. Le cose in città non vanno bene.
Questo è quanto. Ora non resta che provare a dimenticare quello strano e inquietanete episodio. E per farlo un gruppo di scienziati ha promesso di studiare il fenomeno e tentare, in tempi brevi, di spiegare perché ogni tanto l’occhio di Lion Rock diventa rosso. Come il sangue.
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E su Marte spunta una roccia luminosa
Su Marte gli esperti della Nasa sono alle prese con un vero e proprio mistero. In una zona del pianeta rosso monitorata da Opportunity, è spuntato un misterioso ‘sasso’. Dodici giorni fa l’enorme pietra, luminosa e a forma di ciambella, non era lì. Lo testimoniano alcune fotografie presentate qualche giorno fa in California.
“Dio santo! Ma quella roccia non c’era. Dodici giorni fa non c’era. Non è possibile”.
Le parole corrono veloci. Come la concitazione. Che sale. Fino a diventare caos, tensione, curiosità, adrenalina.
Siamo nella sala conferenze del California Institute of Technology. L’aula è gremita. Sul palco c’è uno dei massimo studiosi della Cornell University. Si chiama Steve Squyres. E sta illustrando al mondo accademico le migliori foto scattate dal rover Opportunity della Nasa, che dal 24 gennaio del 2004, sta ‘monitorando’ il pianeta rosso. Marte, per intenderci.
Si tratta di centinaia di fotogrammi scelti tra una ‘play list’ di circa 187.000 immagini. Il pubblico segue attento le slide, ma ad un certo punto comincia a mormorare, poi a gridare. C’è poco da equivocare. Sul grande schermo sono appena apparse due foto pressoché uguali. Tutti le guardano incuriositi. Sono state scattate a dodici giorni di distanza l’una dall’altra. Sono uguali. Anzi. ‘Sembrano’ uguali. Perché quella di destra ha qualcosa che manca a quella di sinistra. Si tratta di uno spuntone di roccia a forma di ciambella. Tutto qui? Si. Tutto qui. Con il piccolo particolare che quello spuntone di roccia, o quel sasso, dodici giorni prima non c’era. E la sala si trasforma in uno stadio. Nessuno riesce a credere ai propri occhi. Su Marte si sta consumando un vero e proprio giallo. Il rover Opportunity della Nasa (che fu lanciato sul pianeta rosso poco meno di dieci anni fa) ha fotografato una roccia che, stando al confronto con le foto precedenti, non era presente dove appare attualmente. Come è possibile? Chi ce l’ha messo lì, quel pezzo di roccia, o quel sasso enorme?
Steve Squyres sorride divertito. Sapeva perfettamente l’effetto che avrebbe generato quella doppia foto speculare. E rimane in silenzio. Dice solo che loro, alla Nasa, a quella roccia misteriosa hanno dato anche un nome. Si chiamerà Pinnacle Island. Ed è realmente come si vede in foto: luminosa, simile ad una ciambella.
La folla di studiosi e appassionati commenta ad alta voce. Ma le spiegazioni non arrivano.
Steve Squyres lascia volare la fantasia. Ma alla Nasa qualche risposta hanno provato a darla. Quel masso potrebbe essere stato spostato dallo stesso Opportunity durante le manovre. Oppure potrebbe essere ‘rotolato’ da una ‘collina’ vicina o adddirittura essere stato scagliato in quel punto dall’impatto di un meteorite caduto in zona.
Difficile però da dirsi con certezza. Si sa solo che Pinnacle Island è un vero e proprio rompicapo e che ora la prossima missione del Rover sarà quella di chiarire la natura di quello spuntone misterioso.
Inutile dire che gli appassionati di ufo e di alieni hanno già un’idea di cosa possa essere il sasso a forma di ciambella. Scommettiamo?