21 Dicembre 2012: il Countdown per la Fine del Mondo

21 dicembre 2012. Cosa accadrà? Gialli.it apre un Forum. Potete lasciare tutte le vostre considerazioni sulla presunta Fine del Mondo profetizzata dai Maya.
di CIRO SABATINO
Erano in nove. Gentaglia. Tanto per essere chiari.
Li chiamavano Gli Dei del Mondo Sotterraneo. Roba da fogne, da metropolitane degradate, da universi underground colorati solo da graffiti sbiaditi dal tempo.
Nove. Forse fratelli. Forse solo compagni di merende. Difficile da sapere. Se non fosse che si erano scelti nomi del cavolo tipo Bolon-Mayel, Bolontzacab, Bolon-Hacmatz, Ah-Bolon-Yoctè, Ah Bolon-Caan-Chac, Bolon-Hobon, Cit-Bolon Tun, Bolomac, Bolon Imix. Che se uno li legge di fila può anche pensare che si tratti di una playlist per una festa di compleanno da McDonald.
Eppure tra questi nove signori ce n’è uno che rischia di rompere i coglioni sul serio. E’ il quarto della lista. Ah-Bolon-Yoctè. Per gli amici Bolon Yokote, o Bolon Yokte. Misteriosa divinità della Guerra o della Creazione. Non si capisce bene. E, in fondo, è questo il problema. Già. Guerra, Distruzione o Creazione? Se almeno uno lo sapesse, ci saremmo risolti un po’ di problemi. E invece no. Nessuno sa bene che fa di mestiere il buon Yokte e ora ci tocca aspettare il 21 dicembre per capirci qualche cosa.
Ma andiamo per ordine. Perché la faccenda è complicata.
Dunque. Un po’ di tempo fa, diciamo circa tremila anni fa, il nostro Yokte scompare. All’improvviso. Qualcuno dice che in un giorno qualsiasi d’un qualsiasi inverno Maya sarebbe montato su un cavallo bianco e si sarebbe allontanato nella notte. Un po’ come quando ti metti sulla moto e dici “vado a comprare le sigarette”. E non torni più. E lo sai, che non tornerai più.
Yockte quella notte è salito sul suo destriero e si è lasciato alle spalle gli amichetti, le donne, il bar, le partite a calcetto e ciao ciao. Un colpo di spugna per andarsene a ricominciare da qualche altra parte. Ci manca solo Night Vision di Suzanne Vega e lo potreste anche vedere il Quarto Dio del Mondo Sotterraneo che si allontana all’orizzonte senza girarsi più indietro.
Una storia qualsiasi. Insomma. Di quelle che abbiamo sentito mille volte. Di quelle che abbiamo desiderato. Mille volte. Andarsene via. Nella notte. Con Night Vision di Suzanne Vega nelle cuffiette dell’Ipod.
E allora? Allora potrebbe finire qui. C’è sempre un giorno, un’alba, una mattina per ricominciare. Per dimenticare. Anche il buon Bolon Yokte che non c’è più.
Poi però, cominciano a capitare le cose strane.
Spostatela un attimo la vostra telecamera mentale. Portatela a Tapachula. Sud del Messico. Piantagioni di Tabacco, droga a gogò, duecentomila abitanti stressati, Aids che te lo becchi più o meno come il morbillo, e bande di criminali che ti sparano in bocca anche se gli chiedi dov’è una farmacia ancora aperta. Ecco. In un posticino del genere, dove i problemi dovrebbero essere ben altri, qualcuno ha avuto la stravagante idea di piazzare, al centro della città, un orologio digitale che dalla mezzanotte del 31 gennaio 2011 ha cominciato ad andare al contrario. Countdown. Si dice. Conto alla rovescia. Niente di meno che per calcolare con precisione la… Fine del Mondo.
Capito a cosa mi riferisco? Capito cosa calcola l’orologio digitale di Tapachula? Calcola il ritorno sulla terra di Bolon Yokte. Tremila anni chissà dove, e il nostro Dio della Guerra o della Creazione, ritornerà. Magari non su di un cavallo bianco. Magari su un Suv Mercedes-Benz Classe GLK 350 CDI 4Matic Premium, di quelli che con sessantamila euro ti togli lo sfizio.
Ecco. Se il 21 dicembre 2012 vi dovesse capitare di vedere un Suv nero che si aggira piano nella notte, sappiate che i Maya non si erano sbagliati. Siamo alla Fine del Mondo!
Ok. L’ho raccontata un po’ strana questa profezia che sta togliendo il sonno ad un po’ di gente. Ma tant’è. Lo sappiamo tutti. Questo è l’anno del ritorno di Yokte e c’è poco da fare.
Secondo quanto spiegano gli specialisti, i Maya avevano la visione che con la fine di ogni era si completava un ciclo di creazione e ne iniziava uno nuovo. Ogni era si componeva di 13 cicli di 400 anni, per un totale di 5.125 anni, e secondo questi calcoli l’era attuale finisce quest’anno. Venerdì 21 dicembre. Il giorno della Fine. E della Rinascita. Il giorno della catastofe. Il giorno in cui, come scrive diligentemente Wikipedia: “si dovrebbe verificare un evento, di natura imprecisata e di proporzioni planetarie, capace di produrre una significativa discontinuità storica con il passato: una qualche radicale trasformazione dell’umanità in senso spirituale oppure la Fine del Mondo”.
Noi di Gialli.it abbiamo deciso di fare come il sindaco di  Tapachula. Abbiamo anche noi il nostro Countdown e lasciamo a voi i commenti su quanto accadrà il 21 dicembre.
Si aprino le danze! Potete scrivere quello che vi pare.

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Ferdinando d'Aragona nascose a Napoli la figlia di Dracula

Dopo le origini napoletane del Dottor Frankestein, alcuni studiosi hanno trovato un legame segreto tra la nostra città e la vita del feroce conte Dracula. Si tratterebbe addirittura di una figlia del despota impalatore, vissuta in incognito a Napoli alla corte del re Ferdinando d’Aragona.
di Adriana D’Agostino
Napoli. “Un paradiso abitato da demoni”, scriveva Mary Shelley. Non a caso il  suo Dott. Frankestein nasceva alla Riviera di Chiaia e proprio da qui partiva alla volta della Germania.
Noi invece vogliamo raccontarvi la storia di un arrivo. La storia di qualcuno che giunse a Napoli in un tempo lontano portando con sé un bagaglio di orrore e mistero.
Una bambina. Una bambina di soli sette anni appartenente ad una nobile casata che forse è anche la più orribilmente famosa. Quella di Vlad III Basrad, detto Dracula. Una stirpe destinata alla dannazione eterna.
Siamo alla fine del 1400. L’ombra turca minaccia l’occidente. L’Europa dell’est è sotto assedio. Nel 1479 il re di Napoli Ferdinando d’Aragona torna dalla guerra portando in salvo una piccola innocente di origini slave. Per proteggerla, il sovrano la crescerà come sua figlia adottiva.
La piccola e bella Maria Balsa crescerà e vivrà la sua giovinezza alla corte di Napoli sotto lo sguardo curioso del popolo che vorrebbe penetrare il suo alone di mistero: da dove arriva Maria e chi sono i suoi veri genitori?
Una cosa è certa: la giovane ha davvero origini nobiliari. Proprio per questo, una volta cresciuta, il re Ferdinando la concederà in sposa al nipote primogenito Giacomo Alfonso Ferrillo, conte di Muro Lucano e Signore di Acerenza. Dopo il matrimonio, Maria seguirà il marito in Lucania trasferendosi nei suoi possedimenti.
Intorno al 1520 i coniugi Ferrillo-Balsa ordinano la ristrutturazione della cattedrale del paesino di Acerenza facendo edificare al suo interno una piccola e misteriosa cripta.
Napoli. Giorni nostri. L’avvocato Raffaello Glinni sta svolgendo una ricerca per conto dell’archivio storico da lui presieduto. Si tratta addirittura di scoprire a chi apparteneva un quadro di Leonardo ritrovato dalle parti di Acerenza. Lo studio è per questo focalizzato sulle antiche famiglie del luogo nel 1500.
Il ricercatore si sofferma in particolare sulla famiglia Ferrillo-Balsa constatando quante poche informazioni si avessero sulla moglie del più noto signore.
In collaborazione con l’università di Tallin, Glinni comincia, allora, una sua indagine personale sulla nobildonna, inseguendo un’intuizione allo stesso tempo folle ed affascinante: Maria Balsa potrebbe essere la figlia di Vlad III, voivoda di Valacchia, il leggendario e feroce Dracula dei romanzi di Bram Stoker.
A tradire la vera identità della principessa, rimasta segreta fino alla sua morte, sarebbe stato il blasone di famiglia che spicca sulla cattedrale di Acerenza. Non si tratta del simbolo dei Ferrillo, ma di quello dei Balsa che, per rango, sovrasta giustamente quello del marito. L’immagine rappresenta un drago inferocito e con le narici dilatate (tratto estetico caratteristico di Vlad più volte testimoniato). Il Drago spiega delle grandi ali simili a quelle di un pipistrello.
Ora, a quel tempo tra la serbia e la Romania , l’unico che  possedeva nel  blasone simbolo il Drago è il celebre  Vlad III  Basarad o Balsarad. Non solo. Nel blasone della Balsa, oltre al Drago, compare la  Stella: anche questa immagine rimanderebbe a Dracula, divenuto despota  proprio l’anno del passaggio della cometa di Halley.
Sempre sul drago è importante dire che Vlad II, padre del noto impilatore, era stato il co-fondatore  nel 1408  insieme a Sigismondo di Lussemburgo , al padre di Alfonso di Aragona ed a  Scandeberg d’Albania, di un Ordine detto del Drago, una alleanza di reciproco soccorso  per  contrastare l’ invasione dei Turchi.
Il nome Balsa deriverebbe quindi o da Balcana ( despota dei Balcani) contratto in Balsa, o da Basarad.
L’interno della cattedrale presenta, inoltre, altri simboli di straordinaria coincidenza, tra cui due dipinti e strane incisioni.
Nel prima raffigurazione si può riconoscere S. Andrea, patrono, guarda caso, della Romania. Nella seconda appare la stessa Maria rappresentata con le vesti di una santa che schiaccia con il piede, ancora una volta, un drago.
E poi un volto. Il volto di un uomo inciso nella cripta. L’uomo ha la barba che termina a riccio, le narici visibilmente aperte ed addirittura i canini sporgenti.
Molte di queste ricerche attendono di essere confermate e gli studiosi hanno dichiarato di essere in possesso di documenti preziosissimi che presto renderanno noti.
Il prossimo campo d’indagine potrebbe essere la ricerca della tomba di Maria Balsa e magari anche quella del suo vero padre. E non è da escludere che entrambe potrebbero trovarsi proprio nella città di Napoli.
In questo caso, infatti, si potrebbe immaginare un finale diverso per questa favola oscura fin qui raccontata: il conte Vlad  potrebbe essersi salvato dall’invasione turca e potrebbe essersi rifugiato anch’egli alla corte di Ferdinando insieme alla figlia. Vivi. Insieme. In incognito fino alla fine dei loro giorni. E magari sepolti nelle tombe della famiglia Aragona qui, a Napoli.
Uniti a questa città per l’eternità.

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Casablanca, Ghostbuster al Morocco Mall

E’ il più grande centro commerciale del continente africano. ma anche una delle più imponenti opere architettoniche degli ultimi anni. 180 milioni di euro investiti, 250mila metri di superficie coperta, 600 negozi e un paio di migliaia di dipendenti. Inaugurato un anno fa circa ha portato a Casablanca ben 14 milioni di visitatori. Ma anche qualche ospite indesiderato. Ecco cosa sta accadendo nello splendido Morocco Mall, il centro più amato dai vip di Hollywood.
di Paquito Catanzaro
Nemmeno il tempo di essere inaugurato, e già scattano le proteste all’interno del Morocco Mall di Casablanca, il più grande shopping center del Nord Africa. Ma le lamentele, o meglio i lamenti, non sarebbero causati da clienti insoddisfatti, bensì da fantasmi che stanno infestando l’imponente struttura. A quanto pare, da tempo la tranquillità dei clienti e del personale viene disturbata da nitriti equini e rumori piuttosto anomali all’interno dei depositi, nei quali sono stoccate le merci. Immediato il passaparola ed il tam tam mediatico che hanno trasformato in poco più di due mesi dall’apertura, un normale centro commerciale in un vero e proprio tempio del male.
I titolari del Morocco Mall hanno provato subito a gettare acqua sul fuoco, minimizzando l’accaduto e dichiarando che le voci, assolutamente prive di fondamento, servirebbero soltanto a fare una cattiva pubblicità ad una delle strutture più importanti del Nord Africa per quel che riguarda il commercio.
Ciò nonostante, dagli stessi impiegati del Morocco Mall giunge voce che i proprietari, per porre rimedio al problema, si siano rivolti ad un gruppo di fqhi. Sulla carta esperti dei riti e delle leggi islamiche, in realtà più facilmente riconducibili a degli sciamani, vista la loro specializzazione in esorcismi, da applicare in casi di emergenza.
Che questa possa essere ricondotta ad un’emergenza non è dato sapere, sta di fatto che ai fqhi è affidato il compito di liberare la struttura da queste presenze paranormali, attraverso la lettura di versetti del Corano. Un rituale da effettuare, rigorosamente dopo le preghiere del pomeriggio.
Stando a quanto dichiarato da persone del luogo, alla base di questo maleficio ci sarebbe l’opera di Sidi Abderrahmane, un santone vissuto nel diciannovesimo secolo. Il suo mausoleo si troverebbe poco lontano dalla struttura del centro commerciale. L’ira dello spirito potrebbe imputarsi al deturpamento della propria terra o, magari, chissà che il marabutto non si sia lamentato per l’aumento dei prezzi.

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Alcatraz. Ritorna J.J. Abrams e riesplode la Lostalgia!

Dal 16 gennaio parte la nuova serie televisiva firmata da J.J. Abrams creatore di Lost. Ambientata sull’isola di Alcatraz, la nuova fatica del geniale sceneggiatore, è un police procedurale” che non disdegna il mistery e i salti nel tempo e nello spazio. Tra i protagonisti c’è una vecchia conoscenza…
di Ciro Sabatino
A guardare la locandina del promo si rischia il coccolone.
Sono in otto. Sei uomini e due donne. Alle loro spalle si intravede un’isola, un faro, una struttura austera, grigia, inquietante. Ma non è questo il problema. Gli otto personaggi in “copertina” non mettono ansia. Ti guardano seri, assorti. Ma non mettono paura. Meno che mai nostalgia. Il problema, però, è uno degli otto. E per essere precisi il terzo da sinistra. Capelli neri, lunghi, un tantinello unti… viso serafico, sornione, il nostro uomo è evidentemente “sovrappeso”. E ricorda qualcuno. Già. Qualcuno che un po’ di tempo fa scampò ad un disastro aereo e si perse su un’isola… Capito? Il nuovo serial televisivo firmato da J.J. Abrams e intitolato semplicemente Alcatraz ha tra i protagonisti nientedimenoche Jeorge Garcia, l’indimenticato e indimenticabile Hugo Hurley Reyes di Lost!
Non c’era miglior modo per scatenare la lostalgia di tutti gli orfani della serie televisiva più famosa e amata degli ultimi anni. J.J. Abrams ha giocato sporco e ora milioni di fan non vedono l’ora che parta la sua ultima sfida. Magari sperando che, almeno in parte, questo ultimo lavoro possa riportarci tutti nelle atmosfere della misteriosa isola che ci tenne incollati alla tv per ben sei anni.
Alcatraz, ideato da Abrams con Elizabeth Sarnoff(sceneggiatrice e produttrice) e Bryan Burk(produttore esecutivo), prende il largo lunedì 16 gennaio. Sarà la rete televisiva Fox a mandare in onda il doppio episodio pilota che farà da apripista a questo “police procedurale” che promette scintille.
La trama è molto in stile Abrams. Un misteriosoomicidio mette l’FBI sulle tracce di Jack Sylvane, un criminale che era recluso nella vecchia prigione di Alcatraz e che da tempo è considerato morto. Sulla scena del delitto, la detective del San Francisco Police Department, Rebecca Madsen, rileva un’impronta riconducibile a Sylvane e inizia ad indagare sulla misteriosa traccia. Sarà l’esperto della prigione Diego Soto (il nostro Hugo) a confermare l’intuizione della detective. Insomma: Sylvane non è morto, come tutti credono, ma la cosa sconcertante è che per lui il tempo sembra non essere passato, visto che è identico ai tempi in cui era rinchiuso. E Sylvane non è il solo prigioniero di Alcatraz a riapparire dal passato…
Poteva andare mai diversamente? Abrams non solo ritorna su un’isola, ma ricomincia a giocare con il “tempo”. Ogni episodio di Alcatraz seguirà un caso specifico, che si risolverà nell’episodio stesso, ma la trama orizzontale ricostruirà il mistero delle scomparse e dei ritorni inspiegabili che sfidano, appunto, le leggi del tempo e dello spazio.
La location delle riprese è la baia diSan Francisco ed alcune scene sono state girate proprio sull’isola di Alcatraz. Il cast della serie oltre a Garcia, ha come protagonista Sarah Jones, nei panni di Rebecca Madsen, l’agente dell’FBI che indagherà sui detenuti scomparsi, mentre  Sam Neill, reduce da Jurassic Park, interpreterà il ruolo di Emerson Hauser, capo di un’agenzia governativa interessata al segreto di Alcatraz.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=vXv14_koA50[/youtube]
Attenzione, però. La serie partirà il 16 gennaio solo negli Usa. Per i telespettatori italiani l’appuntamento con il nuovo mistery di J.J. Abrams è dal 30 gennaio alle 21.15 sul canale Premium Crime (Mediaset Premium).

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Papa Giovanni XXIII incontrò un alieno

Nel 1961, due anni prima di morire, Angelo Roncalli, il Papa Buono, avrebbe incontrato un alieno. L’incontro sarebbe avvenuto nei giardini di Castel Gandolo. Alla presenza di un testimone speciale: Loris Francesco Capovilla. Il segretario particolare di Papa Giovanni XXIII.
La notizia apparve su un quotidiano inglese e fu poi ripresa dal Sun nel 1985. Ma nessuno ci fece caso. Oggi quell’incontro torna alla ribalta grazie ad un filmato apparso su YouTube. E fa il giro del mondo. Ecco tutta la storia di un “contatto” molto particolare.

di SONIA T. CAROBI
Camminavano. Il lago a pochi passi, il silenzio di uno dei borghi più belli d’Italia. Camminavano. Come avevano fatto mille volte in quegli splendidi pomeriggi d’estate. Uno a fianco all’altro. Come due amici. Come persone qualsiasi. Che hanno voglia di starsene un po’ in disparte. Fuori dalla routine quotidiana.
Era luglio. Un pomeriggio di luglio del 1961, quando accadde.
“Li avevamo sopra le nostre teste. Luci. Erano luci colorate. Azzurro. Arancio. Ambra. Qualche minuto, e poi…”. E poi, accadde. L’imponderabile. L’impossibile. Ciò che è difficile anche da raccontare. E allora tutto d’un fiato. Le luci sono astronavi. Le astronavi sono dischi nel cielo turchino d’un pomeriggio qualunque a Castel Gandolo. Si muovono silenziose. Stanno. Per qualche minuto su quelle due figure inconfondibili che camminano fianco a fianco. Come persone qualsiasi.
Poi il contatto. Una delle astronavi si stacca dalla stormo. Atterra. Si ferma “nel lato sud del giardino”. Il portellone si apre e dalla carlinga viene fuori qualcosa. E’ “assolutamente umano”. Solo che. Solo che… ha una luce intorno. Una luce che lo avvolge.
Caddero in ginocchio. I due. Poi Lui si alzò e andò senza esitare verso l’Uomo.  Verso quell’essere “assolutamente umano” avvolto da una luce tenue, delicata. Penetrante.
Parlarono. “Per circa venti minuti”. Ma non si potevano sentire quelle voci. “Non sentii nulla”. Ma parlavano. Gesticolavano. Per venti minuti. 1200, infiniti, secondi. Poi l’Uomo voltò le spalle e se ne ritornò da dove era arrivato.
Lui mi guardò. E pianse.
Sembra l’incipit di un romanzo di fantascienza da quattro soldi. Eppure una ventina d’anni dopo il Sun lo spara in prima pagina. Attribuendo il racconto niente meno che a Loris Francesco Capovilla. L’arcivesco Loris Francesco Capovilla. Il segretario personale di Angelo Giuseppe Roncalli. Papa Giovanni XXIII. Il Papa Buono.
Ed ora, quell’articolo e quello strano silenzio che seguì alla clamorosa rivelazione, sta facendo il giro del mondo. Grazie al Web. Grazie a YouTube.
Angelo Roncalli, riconosciuto formalmente “beato” da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre del 2000, incontrò un alieno nella sua residenza di Castel Gandolfo. Alle porte di Roma. Era il luglio del 1961. Testimone di quell’incredibile “contatto” il suo segretario personale. L’uomo che da anni è considerato la memoria vivente di uno dei pontefici più amati della storia.  Loris Francesco Capovilla. Arcivescovo di Chieti, prelato di Loreto. Notoriamente apprezzato per la sua serietà e il suo rigore.
“Per anni Roncalli si tenne dentro il ricordo di quel pomeriggio. E anche io ho rispettato il suo silenzio. Loro parlavano. E non mi chiesero di avvicinarmi. Era giusto così. Ma non potrò mai dimenticare le parole di sua santità quando l’Uomo si allontanò e scomparve con la sua astronave: i figli di Dio sono dappertutto. Anche se a volte abbiamo difficoltà a riconoscere i nostri stessi fratelli”. Questo avrebbe detto papa Roncalli all’arcivescovo Capovilla.
Cinquant’anni dopo il racconto di quello strano pomeriggio ritorna in tutto il suo mistero. Lasciando dubbi, perplessità, ma anche un filo di speranza in quanti da anni sono alla caccia di un prova definitiva. Una prova che possa dimostrare l’esistenza di razze aliene.
Noi non commentiamo. Riportiamo i fatti così come li ha raccontati il Sun e come vengono riportati in queste ore su alcuni filmati che girano all’impazzata su YouTube.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=rRC1Uqwac-8[/youtube]
Una sola cosa vale la pena ricordare. Dopo la mancata conferenza di Obama su gli Ufo e sulle presenze extraterrestri sul nostro pianeta il Vaticano fu il primo stato ad uscire allo scoperto con una dichiarazione che fece molto scalpore: “nonostante l’astrobiologia sia un campo nuovo e un argomento ancora in fase di sviluppo, le domande riguardanti l’origine della vita e la sua esistenza da qualche altra parte nell’universo sono molto interessanti e meritano seria considerazione. Questi interrogativi hanno molte implicazioni filosofiche e teologiche”. Firmato Josè Fùnes. 46 anni, nato a Cordoba, in Argentina, è da qualche anno il nuovo direttore della Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico della Santa Sede.
Che si fa? Ci ridiamo su? Ci facciamo due risate anche su questa strampalata notizia?

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