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Auguri, Principe del Mistero

30 gennaio 2010. Un giorno particolare. Un compleanno da ricordare. A compiere gli anni, dovunque si trovino la sua anima e il suo corpo, è Raimondo de Sangro, il principe alchimista che, a distanza di 300 anni dalla sua nascita fa ancora parlare di sè, delle sue innumerevoli invenzioni e dei suoi segreti.
La figura del principe partenopeo è da sempre avvolta nel mistero e tante sono le leggende che ruotano attorno al personaggio. Come quella della sua morte avvenuta in circostanze mai chiarite quel lontano 22 marzo del 1771. Si racconta che Raimondo, sentendosi vicino alla fine, decise di attuare un esperimento sul quale aveva lavorato per anni e che gli avrebbe dato vita immortale. Farsi tagliare a pezzi da un fidato cameriere e farli riporre in una cassa era parte del piano; rinascere dai suoi stessi resti, per non morire mai più, era l’obiettivo. Ma i parenti del principe, all’oscuro di quanto accadeva, aprirono quella cassa. Troppo presto. Il corpo di Raimondo era ancora “in processo di saldatura” quando tentò di rialzarsi per ricadere subito dopo emettendo un urlo straziante e morire per sempre.
Ma a volte queste cose capitano. Capita che un uomo nasca sotto una cattiva stella e che, per quanto cerchi di ribellarsi a un destino già segnato, questo continui inesorabilmente a fare semplicemente il suo corso.
Rimasto orfano di madre (Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona) troppo presto e, allontanato dal padre, Antonio di Sangro, che fu costretto a lasciare l’Italia, Raimondo venne cresciuto dal nonno paterno, Paolo, che lo portò a vivere a Napoli. Fu sullo sfondo di questa sua nuova residenza, fissata nello stesso maledetto palazzo che, due secoli prima era stato triste scenario dell’amore e della morte di Fabrizio Carafa e Maria D’Avalos per mano di Carlo Gesualdo, che Raimondo cominciò a distinguersi per la sua genialità. Il nonno non tardò ad accorgersene e lo iscrisse al collegio dei Gesuiti a Roma, dove la preparazione del nostro Principe raggiunse livelli altissimi. Raimondo si vantava dei suoi saperi e la fama delle sue piccole-grandi scoperte presto valicò i confini del suo castello. Ma l’alchimista napoletano che, alla morte del nonno eredita titolo e patrimonio e che sposa sua cugina Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona, non mette in piazza tutte le sue attività, perchè di alcune cose, lui lo sa, è bene non parlare. Come del suo rapporto con la Massoneria, di cui la storia lo vuole addirittura Gran Maestro e a cui il principe scienziato “dedicò” la struttura stessa di quelle che oggi è una delle cappelle partenopee più visitate dai turisti.
Il motivo di tanto interesse per la Cappella di Sansevero va rinvenuta soprattutto in uno strepitoso Cristo di marmo avvolto da un velo talmente reale, che leggenda vuole sia stato il risultato di una delle innumerevoli magie di Raimondo.
E tuttavia, queste sue magie non servirono a restituirgli una vita che, per molti aspetti, si consumò all’ombra del dolore. Le sue magie non riuscirono a farlo vivere oltre la morte. Eppure lui, l’alchimista per eccellenza, una vittoria l’ha ottenuta. Se è vero, com’è vero, che dopo 300 anni ancora si parla di lui; se è vero che nonostante gli studi condotti sulla sua figura ancora restano bui molti aspetti legati alla sua esistenza; se è vero che i più grandi studiosi ancora si interrogano sulle sue stranezze, allora la verità è solo una: Raimondo Sansevero immortale lo è diventato per davvero.
Un segno di tale immortalità la si può rinvenire nelle tante manifestazioni in programma, in questi giorni, per celebrare il suo trecentesimo compleanno.
Il concerto Solve et coagula di Accordone Ensemble, che proprio stasera si terrà nella Cappella di Sansevero sarà la prima di tante altre rappresentazioni, anche teatrali, che riporteranno il principe in vita.
E a quanti credono nei fantasmi, si consiglia di non limitarsi a rivivere il principe solo attraverso gli attori che lo interpreteranno e le voci che lo celebreranno, ma di tentare di scorgere la sua ombra in qualche angolo della cappella per potergli sussurrare: buon compleanno Raimondo. (Laura Ciotola)

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Week End all'insegna della Magia

Week End all’insegna della magia. Oggi e domani al Teatro Olimpico di Roma c’è Supermagic, il Festival della Magia, giunto alla sua seconda edizione. Lo spettacolo di quest’anno si intitola Mistero e vedrà esibirsi sul palco i più grandi maghi ed illusionisti da tutto il mondo. Per uno spettacolo unico nel suo genere.
Vi siete mai chiesti quale effetto speciale riuscisse a dare vita alla mitica Mano, personaggio della serie cult la Famiglia Addams? Si trattava di un illusione. Perché, a muoversi, nell’oscurità, era la mano dell’ abile prestigiatore Christopher Hart. Un uomo in carne ed ossa, dunque. Uno di quegli uomini che praticano un’arte antica che profuma di magia. La magia si ripeterà a Roma ogni sera fino al 31 gennaio. Al Teatro Olimpico, infatti, torna, per il secondo anno consecutivo, Supermagic, il Festival della Magia. L’evento, reduce dai circa 10.000 spettatori dell’edizione precedente, torna quest’anno con un nuovo allestimento intitolato Mistero. Ed ecco che, come per magia, l’ Olimpico si trasforma in una vera e propria casa dei maghi con sofisticate e suggestive scenografie. Le ambientazioni, insieme alle moderne tecnologie audio e video utilizzate, fanno da corollario alle esibizioni dei prestigiatori, tra i migliori al mondo, selezionati per l’occasione. Supermagic è così pronto ad offrire alla platea, con i suoi effetti speciali, un’esperienza unica e di grande coinvolgimento emotivo. Diretti dalla regia del maestro Vito Lupo, già consulente per gli eventi-spettacolo della Disney in Florida, si alterneranno sul palcoscenico Remo Pannain, l’avvocato ideatore di Supermagic e creatore di particolari esperimenti dal vivo. Le magiche risate di Magico Alivemini. Ardan James, il mimo che si ispira a Mr Bean, Buster Keaton e Dick Van Dyke. Il francese Arno ed i suoi volatili dai mille colori. Sempre dalla Francia, Jordan Gomez, abile manipolatore di appena diciotto anni. La poesia di Gaetano Triggiano, illusionista italiano in grande ascesa, a Roma per presentare i migliori numeri del suo spettacolo  di oltre due ore, messo in scena dal regista del Cirque du soleil. E poi ancora, il già citato Christopher Hart, Alberto e Laura Giorgi ed almeno un’altra decina di artisti, tutti della Compagnia. Uno spettacolo adatto a chi, per una sera, avrà voglia di lasciarsi stupire ed abbandonerà la mente all’illusione ed alla fantasia. Uno spazio dove tutto è possibile. Il Mistero della magia. (ad’a)

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E Twilight diventa un fumetto Manga

Per gli amanti della ormai celebre saga “Twilight” ancora sorprese. Tra qualche mese infatti la storia d’amore e vampiri creata dalla statunitense Stephenie Meyer, grazie proprio alla sua autorizzazione e collaborazione sarà anche un fumetto. Robert Pattinson e Kristen Stewart, dai più conosciuti come il vampiro vegetariano Edward Cullen e la sua amata Bella Swan sono in procinto di sondare un altro universo di possibili trionfi: quello dei manga.
L’opera “Twilight-The Graphic Novel”, cheverrà pubblicata dalla casa editrice americana Yen Press, sarà una creazione della mente e della matita dell’artista coreano Young Kim. Il fumetto si dividerà in due volumi, il primo dei quali “Twilight: the graphic novel Vol. 1” sarà in vendita già dal 16 marzo 2010 al prezzo di 19,99 dollari. Mentre dal prossimo autunno l’opera verrà tradotta in ben sedici lingue.
Ma l’America non perde tempo e già da questa settimana la rivista ”Entertainment Weekly” avrà un allegato riguardante proprio la nuova versione di “Twilight” con tanto di intervista a Stephenie Meyer.
La scena iniziale della nuova saga vampiresca sarà proprio quella del primo incontro tra Bella ed Edward nel laboratorio di Biologia.
Dopo l’ottimo consenso ottenuto dal libro e l’indiscusso successo cinematografico, il fumetto di Twilight sembra essere destinato a non fermarsi più. (laura ciotola)

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Dario Argento e il giallo di Giallo

Che fine ha fatto “Giallo” l’ ultimo attesissimo lavoro di Dario Argento? Il maestro del brivido non sa dare una risposta. Il sito ufficiale del film continua a portare l’anno 2009 come data di uscita. Ma le case produttrici non commentano. E continuano a farsi negare al telefono. Si ipotizzano controverse questioni economiche. Nel frattempo è trascorso più di un anno. “Un vero incubo” ha dichiarato lo stesso regista.
di ADRIANA D’AGOSTINO
La città di Torino teatro di efferati omicidi, donne bellissime assassinate, un  ispettore di polizia schivo e riservato ed un feroce serial killer che si fa chiamare Giallo. Le premesse sembrano ottime. Aggiungiamo un cast stellare, una facoltosa produzione americana,  la regia del nostro Dario Argento ed avremo “Giallo”,  l’ultima fatica del grande maestro italiano dell’horror. Ma Giallo oggi fa notizia anche per il mistero che avvolge il suo futuro. Mistero che, è proprio il caso di dirlo, rende il titolo della pellicola particolarmente profetico. Proprio così. Perché il film, pronto da più di un anno,  non esce. E nessuno sa perché.  Lo stesso Argento non riesce ad  avere risposte dalle case produttrici, le quali,  pare,  non gli rispondano nemmeno al telefono: “Ho addosso una specie di inquietudine, quasi una depressione”,  ha dichiarato il regista in una intervista ad Il Giornale. “Ho perso un anno della mia vita. Mi arrivano proposte dagli USA ma non le accetto perché sono psicologicamente provato”.  Ma che fine ha fatto Giallo?
“Giallo”
Tutto ha inizio più di due anni fa. Le sale cinematografiche italiane hanno da poco tolto dalla programmazione  La Terza Madre, capitolo conclusivo della saga iniziata con Suspiria e Inferno. In quei giorni Argento riceve una telefonata molto particolare. A cercarlo è una casa di produzione americana, la Hannibal Pictures il cui nome è tutto un programma. Al re dell’incubo viene proposto un film con una megaproduzione, la possibilità di poter girare in Italia e di avvalersi di un cast internazionale. Il regista propone di ambientare le riprese nell’amata Torino ed ottiene il consenso con ampio appoggio della Film Commission piemontese. Come attori vengono convocati il Pianista Adrien Brody, al quale andrà la parte del protagonista, l’ispettore di polizia Enzo Avolfi. La compagna di Brody e nuova rivelazione iberica Elsa Pataky. Infine l’attuale Signora Polanski Emmanuelle Seigner. La troupe collabora in un clima disteso e porta a termine la lavorazione nei tempi previsti, compresi i mesi di montaggio a Los Angeles. Dario Argento è pronto per presentare  il suo Giallo, primo film italiano con un premio Oscar come protagonista e molti effetti speciali. Il thriller viene così presentato in vari festival: prima quello di Edimburgo, poi quello di Pusan in Corea, e infine a Cannes. Proprio durante i giorni della famosa kermesse francese sarebbe dovuta avvenire la vendita dei diritti del film che, però, non si è conclusa. Da quel momento solo silenzio. Il regista è senza parole. Anche perché le critiche dei pochi privilegiati che hanno assistito alle proiezioni risultano essere solo positive. “Forse hanno chiesto troppi soldi” ha commentato ultimamente il maestro. Il che sembra strano considerando quanto speso per la realizzazione e per l’enorme compenso promesso a Brody, tanto che Argento ha persino ipotizzato che all’attore non fosse alla fine stato dato quanto dovuto. Questo potrebbe aver creato dei dissidi con i finanziatori. Ma sono solo supposizioni. Intanto le segretarie continuano a non passare ai produttori le sue telefonate.
Un nuovo film e due remake
Ma Dario Argento non si arrende. Pur amareggiato, ha promesso di impegnarsi subito in un nuovo progetto, soprattutto per non deludere i suoi tanti fan. Nel frattempo, il regista ha annunciato di aver ceduto i diritti di Suspiria per un rifacimento, nella cui produzione sarebbe coinvolto l’italiano Luca Guadagnino, autore molto stimato dallo stesso Argento. La regia sarebbe affidata a David Gordon Green, mentre voci non ufficiali parlerebbero di Natalie Portman nel ruolo della protagonista. Tra le varie indiscrezioni, si parla di un altro possibile remake: quello del famosissimo L’uccello dalle piume di cristallo non ancora confermato. “Mi fa un certo effetto sapere che vogliano rifarli, ma non sono coinvolto in nessun modo in questi remake di cui si parla, ed è come se non mi riguardassero. Io i miei film li ho fatti”. Niente da fare, invece per la tanto discussa nuova versione di Profondo Rosso in 3D: “Se ne sarebbe dovuta occupare la Medusa ma forse è stata frenata dai costi che tuttavia non mi sembravano eccessivi. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi con il 3D, sarebbe stato il primo horror italiano da vedere con gli occhialini”.

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"Voglio il suo orologio" Aprono la bara e lui è vivo!

Clamoroso. Stavano per seppellirlo in una bara nera, ma lui “resuscita” all’ultimo momento e ringrazia chi si è accorto del tragico errore. Un funerale si trasforma così in una festa, e  la notizia fa il giro del mondo. E’ accaduto in Polonia ad un vecchio apicoltore.
di MARCO BELLOFIORE

“La prego, ho bisogno di un suo ricordo. Per averlo sempre con me. Per non dimenticarlo mai. La prego. Lei deve aprire quella bara. Voglio l’orologio che aveva al polso”. Come si fa a negare ad una donna distrutta dal dolore una cosa del genere? Come si fa a negarle l’orologio del marito morto da poche ore per un banale quanto inesorabile collasso? Non si fa. Si stringono le mascelle, si tira il fiato e con attenzione, uno ad uno, si sfilano tutti i perni del nero sacello. Poi si alza il coperchio della bara e con dita tremanti si sfila quel vecchio segnatempo che ora batte solo dolorosi ricordi.
Si fa tutto questo per chi piange il dolore di una dipartita. Che poi, lui, il defunto, si infastidisca per quelle dita che frugano sul suo polso, e si cominci, lentamente a muovere, questa è un’altra storia. Questa è un cosa che ha a che fare con il miracolo.
Il resto è un horror esilarante con i vicini di casa che fuggono, i parenti che cadono in ginocchio, la moglie che rimane impietrita, e il titolare delle pompe funebri che vede passare davanti agli occhi la tragedia di una fattura da annullare. Per sempre.
Incredibile, ma vero. Non è una scena di un b-movie. E’ esattamente quello che è accaduto in Polonia qualche ora fa. Nel pieno di uno struggente funerale di un apicoltore di Katowice città della storica regione della Slesia, nella Polonia meridionale, sui fiumi Kłodnica e Rawa, ad un tiro di schioppo da Cracovia.
Lui, il non-morto, si chiama Josef Guzy. Ha 76 anni e un hobby/lavoro che gli permette di vivere dignitosamente. Produce barattoli di miele.
L’atro giorno. Mentre era impegnato con le sue api un collasso gli ha stroncato la vita. In pochi minuti non c’è stato niente da fare. Lo ha trovato la moglie Ludmilla e da quel momento, oltre al dolore sono partite tutte le procedure burocratiche per la sepoltura.
Un medico lo dichiara morto, l’impresario delle pompe funebri lo veste a festa, gli mette le scarpe della domenica, l’orologio delle occasioni importanti  e lo infila in una bara nera con 12 perni d’acciaio che avrebbero sigillato per sempre la sua esistenza.
La camera ardente viene organizzata presso la sua abitazione. Il funerale è fissato per la mattina.
Gli amici e i parenti arrivano numerosi a sostenere la povera vedova. Poi, il colpo di scena. Ludmilla si ricorda dell’orologio. Decide che sarà quello il vero, unico ricordo del marito. Lo vuole a tutti i costi. Anche se quel capriccio le costerà il penoso rito della riapertura della bara.
In casa, mentre i perni saltano uno ad uno c’è chi piange e chi trattiene il fiato. E’ il titolare delle pompe funebri che si incarica dell’ingrata missione. Ma appena l’uomo viene toccato ha un sussulto. Impercettibile. Il becchino gli tocca l’arteria del collo e si accorge che è vivo. Respira. Ha polso.
Il miracolo si consuma sotto gli occhi di tutti. Josef viene tirato fuori dalla bara e portato d’urgenza in un ospedale vicino dove, dopo qualche ora, ritorna magicamente in vita.
Benedetto orologio. Ora per il vecchio apicoltore ci sarà da raccontare l’esperienza ancora per molti anni. Ma il suo primo pensiero è andato al becchino: “Mi ha salvato la vita. Gli regalerò un barattolo del mio miele”. Magari poteva sbilanciarsi un po’ di più, ma va ben così.
Buona vita mister Guzy.

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Ufo e Alieni entra in campo la Royal Society: "Tra due settimane vi diremo la verità"

Da lunedì, e per due settimane, i maggiori scienziati del mondo si incontreranno presso la sede della Royal Society, la più prestigiosa associazione accademica della Gran Bretagna,  per discutere di ufo, alieni e presenze extraterrestri. E’ la prima volta che un’istituzione storica e accreditata affronta l’argomento in maniera ufficiale. E c’è chi giura che se ne sentiranno delle belle.  Anche dalla Casa Bianca.

di SONIA T. CAROBI
Guarda un po’. Due mesi fa doveva essere Barack Obama a parlare di alieni, di razze extraterrestri e di eventuali contatti con il nostro pianeta. Ora, sessanta giorni dopo quell’ennesima, strana, falsa notizia, ne spunta un’altra che, indirettamente, mette di nuovo in gioco tutto e tutti.
Dal 1600 della Pennsylvania Avenue, a Washington, al 6/9 della Carlton House Terrace, a Londra, ci sono poco meno di 8000 chilometri, in linea d’aria. Da una parte c’è la Casa Bianca, dall’altra c’è un’altra antica residenza tutta dipinta di bianco. E’ la sede della Royal Society, fondata più di tre secoli fa da dodici scienziati che si riunirono in nome delle idee di Francis Bacon. Gente seria, insomma, che per trecentocinquant’anni hanno discusso sempre e solo di cose serie.
Ecco. In quella vetusta residenza, al 6/9 della Carlton House Terrace, tra qualche giorno i rappresentanti dell’Onu e delle maggiori agenzie spaziali del mondo si incontreranno per discutere di tutto quello che Barack Obama non ha detto il 27 novembre scorso.
Non è uno scherzo. La notizia è stata battuta dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. La fonte è il blasonato quotidiano britannico The Times. La Royal Society, la più prestigiosa associazione scientifica inglese, ospiterà il più incredibile congresso mondiale mai organizzato sul tema alieni e razze extraterrestri. L’obiettivo è quello di valutare l’ipotesi che gli extraterrestri non siano da ricercare fra le stelle e le galassie, ma sulla Terra!
Bingo. Da quant’è che aspettavamo una notizia del genere? Da quant’è che gli appassionati di ufo e compagnia attendevano uno sdoganamento di cotanto prestgio?
Dopo un 2009 all’insegna degli avvistamenti in tutte le parti del mondo, dopo che i maggiori governi aveva deciso di desecretare archivi per anni coperti dal riserbo più assoluto, ora anche l’Onu esce allo scoperto e in occasione del cinquantesimo anniversario del Seti (il programma per la ricerca di intelligenze extraterrestri di cui Gialli.it ha più volte parlato) punta dritto alla trasparenza in un settore, che non si sa perché, era sempre rimasto top secret: gli ufo e gli alieni.
C’è da giurarci. Ne sentiremo delle belle.
Astronomi, studiosi, scienziati e militari di mezzo mondo staranno insieme ben 15 giorni per tentare, una volta per tutte, di mettere un punto fermo sul mistero di sempre.
Il congresso comincerà la settimana prossima e andrà avanti per due settimane.
L’ipotesi degli “alieni tra di noi” verrà presentata dall’inglese Paul Davies. un astrofisico famoso anche per i suoi studi di cosmologia e di esobiologia. Secondo Davies gli extraterrestri apparterrebbero soprattutto alla “biosfera ombra”. Sarebbero, cioè, forme di vita microscopica presente nei deserti, nei soffioni vulcanici sottomarini, nelle tundre polari e in molti laghi salati.
Quello però di Davies è solo il punto di partenza. Alla Royal Society ci saranno anche altre testimonianze ed ipotesi, e si valuteranno pure le implicazioni sociologiche di una eventuale scoperta di intelligenze extraterrestri sul nostro pianeta.  Gli alieni, scrive il Times, a differenza di quanto pensiamo, potrebbero rivelarsi anche ostili. E bisogna discuterne con calma.
Non resta che aspettare, insomma, e c’è già chi giura che non mancheranno le clamorose sorprese. Come, ad esempio, un comunicato ufficiale della Casa Bianca sull’argomento.
Guarda un po’.

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Napoli, Ghost Story a teatro

Napoli. Da venerdì 22 gennaio in scena a il Pozzo e il Pendolo, Racconto d’Inverno. Una Storia di Fantasmi con Antonello Cossia e Paolo Cresta, per la regia di Annamaria Russo e Ciro Sabatino. Spettacolo da non perdere per tutti gli amanti di Ghost Story.
Racconto d’inverno  è una storia che mette i brividi. Quelli che serpeggiano lungo la schiena e accompagnano la paura fino alla bocca dello stomaco. Quelli che anche nel tepore sonnolento di una sala teatrale fanno venire la pelle d’oca. Quelli che sono figli dell’inquietudine e del piacere di provarla. Racconto d’inverno è la più classica del ghost story di stampo anglosassone, una miscela perfetta di tensione ed emozione. Ci sono tutti gli ingredienti giusti: una casa sinistra, lo scetticismo razionale del protagonista, una tragedia antica, un amore disperato che si trasforma in odio, e una maledizione inesorabile che torna  perché non c’è sangue innocente che basti a placare la sete di vendetta. Una costruzione perfetta, perchè nessuno più degli autori che vivono sulle sponde del Tamigi sa come inventare la paura .
Sarà una vita vissuta nella nebbia, saranno le infinite sfumature che il grigio londinese può ispirare, ma per gli scrittori inglesi, le storie di fantasmi sono  un’equazione matematica che se svolta correttamente produce sempre lo stesso risultato: inquietudine.
Racconto d’inverso è una di quelle storie da raccontare accanto al camino. In pieno inverno, all’imbrunire. Una storia che riecheggia le suggestioni  dell’infanzia quando  paura e eccitazione si mescolavano lasciando  nel cuore la voglia di  ascoltare ancora e il timore di farlo…
A grande richiesta ritorna al Pozzo e il Pendolo, solo per sei repliche, una delle storie più paurose degli ultimi anni: RACCONTO D’INVERNO. Narrata con maestria da due attori di razza: Antonello Cossia e Paolo Cresta.
Una storia ambientata in un piccolo teatro, nel quale  due attori mettono in scena una storia agghiacciante. E nel farlo inconsapevolmente riaprono la porta ad una maledizione antica,terribile. E allora il gioco della finzione diviene realtà, i brividi evocati cominciano a correre davvero lungo la schiena e la paura non ha più bisogno di essere interpretata perché è così reale da non lasciare scampo. Nemmeno allo spettatore.
Racconto d’Inverno
con Antonello Cossia e Paolo Cresta
da venerdì 22 a domenica 25 e da venerdì 29 a domenica 31 gennaio
info e prenotazioni 081.5422088

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Quella casa che si chiama Paura Paranormal Activity erede di Blair Witch Project

Il 5 febbraio uscirà nei cinema italiani Paranormal Activity. Da due anni nelle sale degli Stati Uniti, questo horror a basso costo si candida ad essere l’erede di The Blair Witch Project. Preparatevi ad improvvise scariche di adrenalina. 
di ROMEO GINODA
Ricordate la paura del buio, quella che da bambini ci paralizzava a letto quando sentivamo lo scricchiolio dell’armadio? Quella che ancora ci fa alzare di notte per controllare la strana luce nella stanza accanto. Ed avete presente la strana sensazione di trovare alcuni oggetti spostati senza ricordare di averlo fatto? Quella che, con il passare degli anni, è diventata la paura di subire furti e rapine nella nostra tranquillità domestica.
Ebbene, ogni giorno ognuno di noi si libera di queste sensazioni di insicurezza convincendosi che non c’è nulla da temere, che si tratta di paure immotivate. Nessuno ha voglia di cedere alla paranoia.
Invece un uomo ha deciso di assecondarle, queste paure. Un uomo che ha pensato di filmare la sua casa mentre era vuota, o mentre dormiva. Nel tentativo di scoprire cosa c’è veramente dietro a questi strani avvenimenti di cui non sappiamo dare una spiegazione.
Oren Peli, un 40enne israeliano sviluppatore di software, ha sempre avuto paura dei fantasmi. Per tutta la vita è sobbalzato ad ogni rumore. Dopo essersi trasferito in una villa monofamiliare nel sud della California, ha deciso che sarebbe stato bello scoprire la verità dietro i rumori sordi e gli scricchiolii della sua nuova abitazione.
E così si è messo a registrare ore ed ore di filmati notturni sul suo personal computer. Di certo una gran quantità di riprese inutili, senza alcun tipo di evento: pareti ferme al loro posto, stanze vuote ed immobili, la quiete più totale che regna nella sua casa.
Ma se ad un tratto, in una di quelle registrazioni, si fosse vista la porta della camera da letto aprirsi e chiudersi da sola? Se avesse filmato le tende del salotto muoversi al vento, quando tutte le porte e le finestre erano chiuse? E se, in piena notte, una figura si fosse mossa rapidamente in fondo al corridoio?
Da tanta paura doveva uscire qualcosa di costruttivo. E così la casa di Peli è diventata il set di un film, e lui improvvisamente si è riscoperto regista.
I protagonisti della storia sono un uomo ed una donna che decidono di filmare la casa dove vivono, anche mentre dormono. Così la paura di essere coinvolti in eventi paranormali diventa la loro realtà, e gli spettatori non possono che crederci.
15000 dollari per produrre un film da proiettare in qualche cinema locale, un obiettivo limitato. Ma Peli tocca le corde giuste. Il film viene richiesto sempre da più cinema. Il passaparola funziona, gli spettatori della California vogliono vedere il film, e le case di distribuzione inventano una nuova formula: se un cinema richiede Paranormal Activity, ottiene la pellicola. Il film non è programmato a livello nazionale, e l’uscita non è determinata dal circuito. Ma il successo diventa incredibile.
Peli decide quindi di rivolgersi alla DreamWorks, scalando tutto l’iter dirigenziale fino allo stesso Spielberg. Sarà lo stesso regista di ET a dare il via libera alla distribuzione internazionale. Alcuni diffondono la diceria che, durante la visione del film, il fondatore della casa di produzione sia rimasto vittima di alcuni fenomeni inspiegabili, come la chiusura incontrollata di tutte le porte della stanza.
Il paranormale al cinema non è una novità, neanche i mockumentary girati con le telecamere a spalla. Film del genere stanno diventando sempre più frequenti.
Ma una cosa è certa, Paranormal Activity porta nelle case degli spettatori una possibilità nuova: non c’è più bisogno di andare nei boschi di Blair per filmare il terrore. Basta piazzare un treppiedi nella propria camera da letto.

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Via la croce, sul necrologio arriva il sigaro!

Immagini di animali preferiti, di auto desiderate o possedute, di oggetti utilizzati, di paesaggi rasserenanti. Al posto della croce dilaga in Scandinavia il boom di simboli per personalizzare i necrologi pubblicati dai giornali. Un nuovo modo per dare l’ ultimo saluto. Con il tacito consenso della Chiesa luterana.
di ADRIANA D’AGOSTINO
Piccolo scandalo in Svezia. L’Helsingin Sanomat, principale quotidiano finlandese, pubblica un necrologio accompagnato dal disegno di un sigaro fumato a metà e poggiato su di un posacenere. La notizia fa scalpore. Ma solo perché fumare è una cosa disdicevole. Proprio così. Perché, al contrario, far stampare annunci funerari arricchiti da immagini particolari è, da tempo, un’usanza molto diffusa in Scandinavia. La nuova moda cominciata in Svezia, prevede la possibilità di sostituire la canonica croce posta nella pagina dei necrologi, con immagini personalizzate. Foto di animali domestici, marchi di auto, loghi, attrezzi da lavoro oppure oggetti come chitarre, biciclette, barche. In questo modo è possibile scegliere un simbolo che ricordi le passioni terrene del defunto, i suoi hobby, la sua professione, i suoi affetti. Di seguito, poi, i dati del caro estinto possono ovviamente essere seguiti da dediche e frasi commemorative di parenti ed amici. La tradizione del necrologio ha origini antiche ed è interessante notare come in Scandinavia i necrologi pubblicati dai quotidiani siano notevolmente più grandi di quelli italiani, scritti in riquadri di circa tre centimetri per cinque e distribuiti su più pagine del giornale. Ma c’è un altro dato significativo da analizzare: quello di come la moda dei necrologi personalizzati si sia diffusa immediatamente al Nord Europa, non solo tra il pubblico ateo, ma anche e soprattutto, tra gli aderenti alla religione luterana, fede religiosa predominante tra gli scandinavi. Mentre, però, la Chiesa luterana continua a non rilasciare commenti sul fenomeno, le principali testate giornalistiche ne cavalcano l’onda, specializzandosi e distinguendosi tra loro. Come dichiarato infatti da Maria Ryssy, responsabile degli annunci dell’ Helsingin Sanomat, così come in Svezia i giornali pubblicano qualsiasi foto o immagine si desideri, in Finlandia ci sono a disposizione del richiedente solo una ventina di disegni precostituiti tra cui scegliere. La gamma delle possibilità è comunque molto varia: coppie di colombi, angeli, soli splendenti, gabbiani, note musicali, paesaggi bucolici. In Italia, la notizia della nuova tendenza nordica è stata subito accolta tra le notizie curiose e nei blog dilagano i commenti. I più cinici si divertono a fantasticare sui disegni che attribuirebbero in ipotetici necrologi ai principali politici italiani. In fondo, ogni paese ha le sue tradizioni.

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