E Paris Hilton si becca un "no" da quelli di Twilight

Paris Hilton, la nipotina tutto pepe di Conrad Hilton, mitico fondatore dell’omonima catena di hotel di lusso, questa volta ha fatto buca. Per lei niente denti da vampiro e meno che mai un futuro nella saga più amata del momento: Twilight.
Notizia “sanguinolenta” per gli appassionati di gossip estremo. Non c’è che dire. A poche ore dalla fine del 2009 e dopo il flop della festa che miss Hilton aveva organizzato all’Hard Rock di San Diego per il nuovo quasi fidanzato Doug Reindhart (giocatore di baseball e protagonista della serie tv “The Hills), per la regina del “glamour” a nove zeri arriva l’ennesimo smacco.
La “scena del delitto” questa volta è un noto locale di West Hollywood. I killer della biondina ogniminestra nientemeno che due dei sei produttori della celebre saga vampiresca Twilight. Greg Moorodian e Mark Morgan.
Paris entra nel locale con il solito codazzo di fotografi adoranti, inquadra i due personaggi ormai stracelebri e senza troppi problemi lancia la sua proposta: “Io nel terzo episodio della serie. Che ne dite?”. Silenzio imbarazzato, fiato sospeso, poi la risposta, secca, dolorosa, ferale: ”Non se ne parla proprio!”.
In pochi secondi si brucia così l’ennesimo tentativo della Hilton di ritornare nel mondo del cinema.
Nel 2005 l’ereditiera si era assicurata, lasciando dietro tutti gli altri possibili avversari, I Golden Raspberry Awards, detti anche Razzie Awards (dall’espressione to razz, spernacchiare, prendere in giro) premi cinematografici ironici che possono essere considerati gli “Oscar dei peggiori”.
Ci riproverà?

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A Montepulciano capodanno in stile Twilight E a Forks dal 2010 arriva il reality della saga

Non conta che il film New Moon non sia più al cinema. La passione per la saga di Twilight  dilaga oltre le sale cinematografiche anche in questi giorni di festa. Con nuove sorprese per i fan, tra cui un reality ambientato a Forks ed un Capodanno in stile vampiresco.
diADRIANA D’AGOSTINO

Tempo di regali, tempo di sorprese. Facendo un breve bilancio del Natale appena passato, gli appassionati di Twilight e New Moon non potranno certo lamentarsi di ciò che hanno trovato sotto l’albero. Il primo dono è arrivato dai canali Cinema di Sky che, durante le feste natalizie, hanno proposto gratuitamente, come film portante della settimana, proprio Twilight, prima pellicola della serie, con la regia di Catherine Hardwicke. Il film ha ottenuto, nei sette passaggi settimanali, un ascolto medio di 941.566 spettatori. Il secondo regalo, invece, è arrivato pochi giorni fa con la notizia della possibile nascita di un nuovo format per la tv ispirato alla vampiro-mania dilagante, il cui realizzatore sarebbe il produttore Usa Zig Gauthier.
Secondo le prime indiscrezioni, Gauthier starebbe infatti lavorando sull’idea di una docu-soapambientata a Forks, la cittadina vicino Washington divenuta famosa perché teatro della maggior parte delle scene girate per Twilight e New Moon.
Si dovrebbe trattare, quindi, di un vero e proprio reality, ma i particolari sono ancora top secret.
I provini per la formazione del casting sono, invece, già cominciati. Ma non voliamo troppo con la fantasia. Agli aspiranti partecipanti, non sarà richiesta alcuna particolare caratteristica vampiresca né tantomeno soprannaturale, ma solo lo stato di residenza a Forks ed una genuina conoscenza della propria città: “Vogliamo concorrenti che abbiano un rapporto vero con la comunità, mentre eviteremo chi cercherà di farsi notare con affermazioni stravaganti”, ha dichiarato il produttore alla rivista TheWrap.
Un modo per raccontare come vive realmente la gente del posto, cavalcando l’onda della riscoperta soprattutto turistica che ha interessato Forks negli ultimi tempi grazie ai fan di Twilight. Mike Gurling, a capo dell’ente turistico di Forks, sembra entusiasta ed incredulo insieme di fronte al progetto: “E’ strano immaginare come la nostra piccola città possa essere interessante per un reality: se la confrontiamo con quello che accade in città come Las Vegas o Los Angeles, è difficile credere che qui possa esserci materiale valido per uno spettacolo”.
Capodanno con Vampiro
E mentre su Forks si accendono di nuovo le luci della ribalta, come preannunciato, le sorprese non sono ancora finite. Per molti fan di Twilight in Italia potrebbe essere un Capodanno davvero speciale. Ad organizzare un originale veglione per la notte di S. Silvestro ci ha pensato l’Ufficio –turistico Pro Loco di Montepulciano, la città dei vampiri. Proprio così. Infatti, da quando la località toscana è stata sconvolta dal set cinematografico di New Moon la scorsa estate, Montepulciano ha ottenuto il titolo di città vampiresca italiana per eccellenza. Come poteva, quindi, l’ultimo dell’anno non essere festeggiato dai cittadini in perfetto stile Twilight?
L’appuntamento è stato fissato nella stupenda Piazza Grande della città dove, come primo passo per entrare nello spirito della festa, tutti dovranno indossare il famoso mantello rosso, costume originale utilizzato dagli attori in New Moon e distribuito, per l’occasione, dalla Pro Loco. Per chi, invece, volesse prenotarne uno su misura, ha la possibilità di farlo mettendosi in contatto con l’Ufficio Turistico. Da questo momento in poi, per tutta la notte, i partecipanti potranno andare alla scoperta dei luoghi dove è stato girato il secondo film: Vicolo della Concordia, Piazza delle Erbe e Piazza San Francesco, set della disperata corsa della giovane mortale Bella in cerca del vampiro buono Edward. E ancora via di Gracciano e la cantina del Redi, un sotterraneo di Palazzo Ricci usato per invecchiare i vini. Il famoso Androne del Palazzo Comunale, per l’occasione ridipinto di rosso (non senza qualche polemica da parte della cittadinanza). Di nuovo Piazza Grande, dove sono state girate le suggestive scene della festa di San Marco in onore dei Volturi. Infine, il Tempio di San Biagio, la chiesa Cinquecentesca del Sangallo il vecchio e Porta di Prato. Un guida autorizzata introdurrà ai segreti, alle indiscrezioni e ai dettagli cinematografici, ma anche alla storia e alle tradizioni poliziane, che sono state alla base della scelta del regista di girare il film proprio a Montepulciano e non a Volterra, citata nei libri della Meyer.
Al termine, sosta a richiesta, in uno dei ristoranti dove, durante le riprese del film, si sono sfamati Kristen Stewart, Taylor Lautner e Ashley Greene per un light lunch a base di prodotti tipici. Saranno offerti vino di Montepulciano, spumante e dolci natalizi. Importante ricordare che il particolare itinerario sarà offerto dalla città ai fan per tutto il 2010.

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La Russia rende pubblici gli archivi Ufo Finalmente la verità sul caso Voronezh

Ufo. Mosca apre gli archivi? Dopo la decisione della Marina Russa di rendere pubblici documenti su avvistamenti extraterrestri nei mari battuti da navi e sottomarini dell’ex Unione Sovietica, pare che anche il Governo stia puntando alle “disclosure” sugli x-files del passato. Al centro dei faldoni de-secretati anche il “caso Voronezh”, che tanto fece scalpore nel mondo. Era il 10 ottobre 1989.
di MARCO COLA
Il 2009 sarà ricordato come l’anno degli Ufo. E la “soffiata” su una possibile apertura degli archivi segreti russi relativi ad ufo e alieni è un po’ come una ciliegina sulla cassata di natale.
La notizia circola da qualche giorno. Proprio nel momento in cui mezzo mondo ha ormai rinunciato a conoscere la verità sulla piramide apparsa sul Cremlino e sulla spirale “esplosa” nei cieli norvegesi.
Le rivelazioni dovrebbero riguardare gli anni appena successivi alla seconda guerra mondiale. E in particolare al periodo che va dai primi avvistamenti in Kazakistan, fino al famoso “caso Voronezh” di cui parlarono i giornali di mezzo mondo.
Tra le notizie più attese anche l’avvistamento del 20 settembre 1977. Quel giorno sulla città di Petrozavodsk, migliaia di persone videro una enorme “medusa” volante che fece temere un attacco nucleare americano.
In attesa di avere una conferma su questa clamorosa notizia ricostruiamo il caso più incredibile dell’epoca: l’atterraggio di una navicella extraterrestre in un parco giochi di Voronezh, una grande città della Russia sud-occidentale, non distante dal confine ucraino.
A piedi nudi nel parco
“Questa volta sembra che non ci siano dubbi: gli Ufo sono atterrati davvero in Urss, per la precisione a Voronezh, nella Repubblica federativa Russa, e, sotto gli occhi increduli e atterriti degli abitanti del luogo, se ne sono andati a passeggio per il parco cittadino”.
Notizie così, di solito, si leggono solo nei siti di appassionati o nei blog a caccia di notizie incredibili e improbabili. E invece, il 10 ottobre 1989, a pagine 17, a firma di Fiammetta Cucurnia, questo articolo apparve nientemeno che su Repubblica.
La fonte? La maggiore agenzia giornalistica russa. La storica Tass, fondata nel 1925 e organo del gabinetto dei ministri dell’Urss.
Roba seria, insomma. Eppure in quel freddo ottobre di dieci anni fa l’agenzia ufficiale sovietica diramò un dispaccio che lasciò il mondo senza fiato: un enorme disco volante avrebbe sorvolato, per giorni, il parco cittadino di Voronezh, fino addirittura ad atterrare tra un nugolo di attoniti ragazzini.
E non finisce qui. Subito dopo il “contatto” col suolo terrestre, la navicella avrebbe aperto il portellone lasciando uscire tre individui alti “almeno quattro metri sul cui busto si staglia una testa minuscola”. Gli alieni, in visita al nostro pianeta, erano accompagnati da un piccolo robot (R2-D2?) e sembravano molto incuriositi dalla situazione. Qualche passo nel parco, rimanendo comunque vicino all’astronave, poi i quattro sarebbero risaliti sul veicolo e se ne sarebbero ritornati da dove erano venuti.
Detta così sembra veramente incredibile. Ma quello che accadde a Voronezh nel 1989 è forse il caso ufologico più controverso del dopoguerra. Il comunicato della Tass, la reazione dei giornali di più autorevoli del mondo, crearono stupore e anche inquietudine. Nei giorni successivi una miriade di particolari andarono ad arricchire il racconto. Nella zona dell’atterraggio, ad esempio, fu individuata un’area circolare di almeno venti metri di diametro al cui interno erano visibili delle incavature che formavano una sorta di losanga. Dentro queste incavature venne rinvenuta una sostanza misteriosa (simile alla terracotta) che non ha analoghi sulla terra.
Quello che colpì più di tutto, però, fu la reazione dei testimoni. I più giovani erano entusiasti di aver assistito al fenomeno. I più anziani vissero per alcuni giorni in uno stato di stordimento e paura che costrinse il Comune di Voronezh a mettere a disposizione di molti uno psicologo dell’ospedale locale.
La vicenda andò avanti per mesi poi, come sempre accade in questi casi, finì nel dimenticatoio, tra imbarazzanti smentite, e goffi tentativi di confondere le carte in tavola.
L’apertura degli archivi sugli X-Files russi farà luce anche su questo caso? Staremo a vedere.

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Un quadro, una lettera, un indizio Risolto il mistero dell'orecchio di Van Gogh

Un gesto estremo in preda alla follia. Il tragico epilogo di un litigio con l’amico Gauguin. Il giallo del taglio dell’orecchio di Vincent Van Gogh ha visto negli anni molti studiosi affannarsi per trovare una risposta. Oggi la chiave del mistero sembra essere stata individuata in una lettera dipinta in suo quadro. Così, ecco la nuova ipotesi: “si tagliò un orecchio per fare un dispetto al fratello”.
di Adriana D’Agostino
Nessuno se ne era mai accorto. Forse perché troppo intenti ad ammirare la folle e splendida pennellata del dipinto, ma gli occhi degli estimatori non si erano mai posati sul particolare di quella busta. Eppure era sempre stata lì, a destra del desolante ma essenziale piatto di cipolle, ma bene in vista. Molto visibile. Come un segnale. Come un indizio.
Chi l’avrebbe mai detto che la presenza di quella busta nella natura morta “Tavolo con cipolle”, in realtà portava con sé la soluzione di uno dei misteri più curiosi della storia contemporanea: quello sull’automutilazione dell’orecchio di Vincent Van Gogh.
gogh010Che il grande pittore olandese avesse perso parte del suo orecchio sinistro è un dato di fatto testimoniato da tutti. Lo stesso Van Gogh lo ha immortalato nel corso degli suoi ultimi mesi di vita in non pochi autoritratti. Ma il perché del gesto estremo non ha mai trovato un’unica ed unanime spiegazione. Almeno fino ad oggi. Una nuova ipotesi sul giallo del taglio dell’orecchio è stata avanzata in questi giorni dallo studioso inglese Martin Bailey e pubblicata sul The Art Newspaper. Bailey, già curatore di due mostre su Van Gogh e autore di un libro sulla sua vita, sostiene che l’artista, all’epoca già scosso da precarie condizioni psichiche, avrebbe agito violentemente sul suo corpo perché sconvolto dalla notizia delle imminenti nozze di suo fratello Theo. Theodore Van Gogh, famoso commerciante d’arte ed unico, vero sostegno di Vincent, dal punto di vista economico, artistico ed umano. Il pittore temeva che una volta sposato, l’amato fratello non avrebbe più avuto modo di occuparsi di lui. Così, disperato, pensò di tagliarsi un orecchio per esprimere tutto il suo dolore e per attirare l’attenzione di Theo che, infatti, subito dopo l’incidente, si precipitò ad Arles, città dove Vincent viveva, per assisterlo. Pochi giorni dopo, ripresosi dall’automutilazione, il genio olandese avrebbe realizzato la natura morta del 1889 dipingendo, tra i vari oggetti sul tavolo, la lettera con la quale era stato informato del matrimonio di Theo. Van Gogh avrebbe quindi riprodotto fedelmente, nei minimi dettagli, quella missiva che lo aveva tanto scioccato per fermare in un quadro il momento di crisi che aveva vissuto a causa di quella notizia.
Analizzando la busta della lettera, spiega ancora Bailey, è possibile riconoscere timbri postali ed indirizzi che riconducono al domicilio parigino di Theo e alla data del dicembre 1888. In effetti, varie fonti testimoniano che il taglio dell’orecchio sarebbe avvenuto qualche giorno prima di Natale e, molte altre, confermano che Theo Van Gogh avvertì tutta la famiglia del suo imminente matrimonio, inviando nel mese di dicembre, una serie di lettere da Parigi.
La nuova verità che scagiona Gauguin
Per avvalorare ulteriormente la sua tesi, lo studioso Bailey ha raccontato di aver studiato per mesi le lettere inviate da Theo Van Gogh alla madre ed alla fidanzata Johanna Bonger. In molte di queste, Theo racconta di come il fratello avesse preso male la notizia del suo fidanzamento, tanto da dirgli che aveva sbagliato a porre il matrimonio come obiettivo principe della sua vita. Questa teoria, così puntualmente ricostruita da Bailey, contrasterebbe con l’ultima delle ipotesi prese in considerazione in questi anni sul mistero del leggendario taglio. Rita Wildegans, storica dell’arte ad Amburgo, dopo anni di ricerche, nel 2001 arrivò a sostenere che fu il pittore francese Paul Gauguin, in preda ai fumi dell’assenzio, a mutilare Van Gogh con un colpo solo, con la sua nota destrezza di spadaccino. Ma partiamo dal principio. Poco dopo il suo trasferimento nella cittadina di Arles nel dicembre del 1888, Van Gogh accolse nel suo appartamento ed ospitò per qualche tempo l’amico Paul Gauguin, con il quale condivideva una vita fatta di arte, ma anche di pochi soldi e, soprattutto nel caso di Vincent, di profonda depressione. Pare che insieme trascorressero intere notti tra bevute e bordelli e che avessero in comune la passione per una prostituta di nome Rachel. Probabilmente fu proprio per contendersi questa preferita che, i due, arrivarono alle mani la notte di Natale in un momento di poca lucidità di entrambi. Litigarono in strada, poi nell’appartamento. Il mattino dopo la polizia trovò Van Gogh svenuto a casa in una pozza di sangue. Gauguin se era già andato. Non si è mai saputo se fu il pittore francese a colpirlo o se fu lo stesso Van Gogh a recidersi un orecchio di sua mano per impressionare il rivale. In ogni caso la nuova verità messa in luce dal Bailey, scagionerebbe il pittore Gauguin, colpevole, a questo punto, solo di non aver sopportato oltre gli squilibri mentali dell’amico e di averlo abbandonato a sé stesso. Proprio quello che Van Gogh temeva di più. Di essere lasciato solo. Dalla prostituta Rachel, dall’ amico Gauguin, dal fratello Theo. Una paura che trovò sollievo solo con un colpo di pistola nel luglio1890. E che pose fine ad una vita di geniale e straordinaria solitudine.

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Si chiama Robin Hood 702 e con il blackjack sbanca i casinò di Las Vegas per i bisognosi

Si fa chiamare Robin Hood 702, ma non ruba ai ricchi per dare ai poveri. Ha trovato un sistema diverso per aiutare chi è a corto di denaro. Lui sbanca direttamente i casinò di Las Vegas. E lo fa solo se riuscite a dimostrare che ne avete veramente bisogno.
Inutile dire che la notizia ha fatto velocemente il giro del mondo e ora, su Internet, è caccia al misterioso benefattore.

di Marco Cola
Diciamo che è la notizia di Natale. La bella notizia da gustarsi in questi giorni di festa.
Un giocatore professionista, abilissimo e vincente, mette a disposizione il suo talento, e la sua fortuna, per chi attraversa un delicato periodo di crisi economica.
Sembra una specie di leggenda metropolitana. Anzi, fino a qualche settimana fa lo era. Di questo signore si era sentito parlare.  Si era detto che bastava contattarlo in qualche modo e lui si sarebbe messo a disposizione. Avrebbe sbancato uno dei tanti casinò di Las Vegas  e avrebbe risolto qualsiasi difficoltà. Il problema era “acciuffarlo” nel caos della Rete, dimostrargli che si aveva veramente bisogno.
Un’impresa improbabile che “puzzava” di truffa. E, invece, proprio qualche giorno fa lui è uscito allo scoperto trasformando la sua leggenda in realtà.
Si è scelto come nickname quello del più famoso benefattore della storia. Metà leggenda metà personaggio storico realmente esistito, come Robin Hood il misterioso giocatore ha allestito la sua Sherwood su Internet, ha aggiunto al nome un 702 (che è uno dei codici postali di Las Vegas) e da qui ha lanciato un sito nel quale è possibile raccontargli i propri guai economici. Lui legge attentamente, valuta e poi, se ritiene opportuno, chiama i prescelti e promette il miracolo.
Il debutto “ufficiale” poco prima di Natale. Ma, pare, che Robin 702 fosse già intervenuto con successo molte altre volte.
La coppia scelta per uscire allo scoperto vive a Detroit. Kurt e Megan Kegler, sono costretti in una roulotte poco fuori il centro abitato e come se non bastasse hanno anche una figlia di 3 anni con un tumore al cervello. 35 mila dollari è la cifra che si sono dovuti procurare, a suon di debiti, per curare la piccola.
Poi, forse per disperazione, hanno provato a scrivere al misterioso benefattore. E dopo qualche settimana, come nelle migliori favole natalizie, sono stati contatti. Robin Hood 702 avrebbe giocato e vinto per loro.
Una Rolls Royce li ha prelevati dalla loro improvvisata abitazione, li ha portati in un lussuoso albergo di Las Vegas e nella splendida suite hanno atteso l’esito della partita di blackjack che “qualcuno” stava giocando per loro.
Nessun problema. Dopo qualche ora 702 è riuscito a mettere insieme i 35 mila dollari che gli erano stati richiesti via Internet.
Dopo questa vincita Robin è diventato una celebrità. Ha concesso un intervista televisiva (ma ha chiesto che il suo volto venisse coperto) e ha raccontato alcune delle sue più incredibili imprese.
Ora tra internauti si fa a gare per conoscere il suo vero nome, e magari riuscire a fotografarlo. Ma per chi ama le favole e volesse tentare la fortuna Robin Hood 702 basta visitare il sito http://www.robinhood702.com e chiedere aiuto. Unica regola è che il bottino non superi i 50 mila dollari.

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A Natale i Vampiri sono in libreria

Più di cento anni fa a sconvolgere il nostro ermetico immaginario e ad iniziarci al genere gotico c’era già riuscito l’irlandese Abraham “Bram” Stoker col travolgente Dracula. Il Conte dal viso pallido e povero di riflesso. Colui che perde l’anima per amore! Un classico mai così poco romantico!
Ebbene, chi di noi non ha scorso febbrilmente quelle righe fino a sentire un incedere di brividi gelidi lungo la schiena? Una fitta di terrore che porta ad un involontario e quanto mai brusco movimento della mano al collo!
Non tutti sanno che delle nostre sconsiderate paure, che prendono forma dai libri ingialliti, dovremmo ringraziare John William Polidori! Lo scrittore inglese di origine italiana, padre di queste creature notturne.

di ANTONELLA SERRAO
Eppure … siamo certi del fatto che si tratti di mero folclore? Di sciocca invenzione?
Non tutte le leggende non hanno fondamenta!
Si direbbe infatti che un fondo di verità risieda al di fuori del cuore superstizioso e primordiale degli uomini.
L’ultima notizia che ha fatto rabbrividire risale al marzo di quest’anno dall’ Università di Firenze: “Alla laguna Veneziana ritrovati resti di una donna-vampiro”.
Il livido timore che un morto potesse tornare e uccidere nel mondo dei vivi, succhiando il loro sangue, ha spinto i familiari ad infilarle un mattone in bocca. Così impalata, le era impedito ogni movimento alle mandibole.
Tuttavia il “gotico” sembra attirare orde di adolescenti e non, che puntualmente assalgono librerie in tutto il mondo per divorare storie di non-morti.
La curiosità nei confronti di questo genere lascia alle spalle una tenera paura per il freddo e insensibile vampiro senza scrupoli per aprire le porte ad una figura più umana nonché idolatrata, quasi come esistesse davvero!
A riprova di quanto asserito basta sbirciare la saga di Twilightdi Stephenie Meyer.
Questa costruisce nei minimi dettagli un mondo inverso al nostro: una storia d’ amore i cui canoni non si avvicinano minimamente allo stereotipo conosciuto. La giovane Isabella Swan si invaghisce di Edward Cullen, vampiro accattivante e sfuggente. Nasce un rapporto logorante e pericoloso che rapisce il lettore dalle prime righe.
Così il primo libro della saga della Meyer diventa un film! La sceneggiatura viene curata da Melissa Rosenberg con la supervisione della stessa scrittrice e con la regia di Catherine Hardwicke. Film interamente al femminile!
Inoltre la saga è fornita di un corredo cartaceo: Il mondo di Twilight di Lois Gresh; la guida non ufficiale della saga della Meyer che soddisfa ogni più piccola curiosità dei lettori appassionati relativa a queste oscure creature.
Chi è pratico dell’ avventura, delle trame travolgenti e passionali non puo’ non fermarsi di scatto dinanzi ad un libro di Anne Rice, probabile ispiratrice della Meyer con la sua saga: le Cronache dei vampiri.
Protagonista è Lestat de Lioncourt, nobile francese dell’età pre-rivoluzionaria, che riceverà il ” Dono Oscuro” (la trasformazione in non-morto) per mano di un altro vampiro e riuscirà a diventare il prescelto dalle tenebre più temuto e potente, tanto da immunizzarsi quasi completamente contro la luce del sole.
La saga della Rice ci propone un’ immagine insolita del vampiro, nel suo tentativo di approcciare e relazionarsi con gli altri della sua specie, focalizzandosi sulla loro capacità di amare, superiore talvolta a quella dell’ uomo. Attenti osservatori, restano impassibili al susseguirsi delle epoche analizzando ogni singolo aspetto.
La Rice offre essa stessa una chiave di lettura dei suoi libri, e riferendosi ai vampiri afferma :
Creature maledette e splendide, dal sesso incerto, come quello degli angeli, ma decisamente più interessante!”
Le Cronache dei vampiri comprendono dieci libri. Il primo, Intervista col vampiro, è stato messo su pellicola dal regista Neil Jordan nel 1994 con un cast invidiabile ( alcuni dei quali: Tom Cruise, Brad Pitt, Antonio Banderas, Kirsten Dunst); anche se il film non ha riprodotto fedelmente e in tutti i dettagli il romanzo della Rice.
Inoltre abbiamo un dicembre costellato da libri e soprattutto saghe sui vampiri, già esposti sugli scaffali di tutte le librerie; quali Il manuale del vampiro di Jackson Kevin, zeppo di storie e leggende di non-morti; Il discepolo. La leggenda del vampiro di Elizabeth Kostova; o anche Evermoredi Alyson Noel.
Insolito è poi il libro di Ibrahim Amin, I fratelli del vampiro. Questi ci offre una prospettiva ampliata del mondo delle creature del male, visione che non si limita ai vampiri.
Ci sono poi molte saghe, quali I diari della famiglia Dracula (trilogia che comprende:  Il patto con il vampiro; I figli del vampiro; Il signore dei vampiri) di Jeanne Kalogridis; Gli amori del vampiro di Nancy Kilpatrick, quarto e ultimo libro del Ciclo del potere del sangue; oppure Scende la notteil secondo volume de Il Ritorno di Lisa Jane Smith, che va a chiudere, per ora, la saga de Il diario del vampiro.
Da segnalare anche Apocalypse vampirus di Scott Westrerfield, il continuo di Vampirus della saga Peeps; o La condanna del vampiro, secondo romanzo di The Gardella Vampire Chronicles (L’Eredità dei Gardella) di Colleen Gleason.
Siamo sommersi da saghe vampiresche, di scrittori in erba e cacciatori di vampiri, eppure se non riusciamo a riporre fiducia nelle novità, in questi nuovi “Polidori” possiamo sempre tornare a farci terrorizzare dal nostro vecchio amico Stephen King, che in una qualsivoglia notte fredda e piovosa, al buio della nostra camera da letto, mentre stringiamo tra le mani le Notti di Salemriuscirebbe a traumatizzarci anche solo col titolo del primo capitolo!

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Fbi, declassificato il dossier sul Re del Pop Nel 1992 qualcuno voleva uccidere Michael Jackson

L’FBI declassifica il “dossier Jackson”. 333 pagine, delle 679 messe insieme dagli agenti federali americani, sono ora a disposizione di tutti e potranno essere consultate anche via Internet. Nei fascicoli (sei in tutto) due accuse di pedofilia,  una datata 1993 e l’altra risalente al 2004, e i documenti relativi al processo del 1997 per pornografia infantile cui, come si sa, non fu dato luogo a procedere. Ma tra le carte spunta anche un tentativo di estorsione ai danni del cantante. Qualcuno voleva uccidere il Re del Pop.
di SONIA T. CAROBI
Sono 333 i gradini che portano all’inferno. Ogni gradino è un foglio di carta scritto fitto, veloce, nero. Come la vergogna. Non c’era proprio bisogno di tirarlo fuori quel dossier. Non c’era proprio bisogno di rendere pubbliche quelle 333 pagine che recano in calce la firma dell’FBI e hanno sul frontespizio un nome solo: Michael Jackson.
E invece, alla vigilia di Natale, ecco pronto l’ennesimo regalo per il pierrot dal volto dipinto di bianco che qualcuno chiama Jacko e che noi ricorderemo per sempre come il Re del Pop.
Se lo dovevano essere conservato per la bisogna. Dovevano aver deciso a tavolino che questo 2009 si doveva concludere con l’ennesima coltellata. E allora eccola qui la notizia di chiusura del primo decennio del terzo millennio: il Federal Bureau of Investigation ha reso pubbliche le 333 pagine relative al dossier segreto su Michael Jackson. Tutti i documenti legati ad una serie di delicate vicende risalenti al periodo che va dal 1992 e al 2004.
Inutile dire che a sfogliare il dossier si prova dolore e imbarazzo, ma soprattutto si entra inesorabilmente nell’universo oscuro di una delle popstar più amate di tutti i tempi, “uccisa” dai farmaci nel giugno scorso.
Quelli dell’Fbi hanno messo insieme tutte le informazioni anche grazie al sequestro di ben 30 computer che Jackson aveva nella sua residenza di Neverland. E’ da quei file (molti dei quali non ancora resi noti) che sono emersi particolari e dettagli poi utilizzati, soprattutto, durante le inchieste per presunte molestie sessuali ai danni di minori che hanno letteralmente distrutto la vita al cantante.
Niente di nuovo rispetto a quello che si sapeva già. Se non un episodio che, invece, dimostra quanto Jacko fosse sotto pressione. In uno dei fascicoli del corposo dossier, infatti, è spuntata una storia di cui pochi hanno sentito parlare: Michael Jackson era vittima delle attenzioni deliranti di uno psicopatico che aveva anche giurato di ucciderlo.
La vicenda risale al 1992. Protagonista un certo Frank Paul Jones. Lo stesso uomo che sarebbe poi stato condannato (nel 1993) per stalking nei confronti di Janet Jackson.
Jones il  21 maggio 1992 scrisse una lettera al musicista nella quale lo minacciava di morte se non avesse ricevuto un’esorbitante somma di danaro. Di fronte al silenzio di Michael, lo psicopatico aveva alzato il tiro minacciando un attentato durante un concerto della popstar. “Commetterò, se necessario,  un omicidio di massa – scrive Jones nella sua folle missiva – a un concerto di Michael Jackson, in modo che la mia situazione sia chiara anche agli occhi dell’opinione pubblica.”
La sua “situazione” a quanto pare di capire doveva essere legata all’ossessione per la sorellina di Michael. Frank Paul Jones, infatti, era convinto di essere sposato con Janet, e che la ragazza non ammetteva tale “verità” a causa della sua “sessualità confusa”.
Le lettere di Jones, e tutti i documenti relativi alle indagini sulla presunta pedofilia del cantante, sono ora a disposizione di chi voglia leggerli. Pare, addirittura, che si possano richiedere in visione via Internet. Ma secondo l’Examiner, il portale che per primo ha dato la notizia sulla declassificazione del “dossier Jackson”, esisterebbero altre 343 pagine che invece l’Fbi ha deciso di tenere segrete.
Buon Natale Michael. Questo è un mondo di merda.

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La Piramide Ufo a Mosca. Quel video è un falso.

Mosca. Forse anche la “piramide nera” apparsa sul Cremlino qualche giorno fa è l’ennesimo scherzo preparato ad arte dai soliti buontemponi di turno. Nessun Ufo, o “apparizione messianica”, a quanto pare. E anche se da Mosca non è arrivata ancora nessuna smentita, dall’America giurano: “potrebbe essere  falso il video che da qualche giorno spopola su YuoTube”. Ecco la prova!
di SONIA T. CAROBI
La notizia arriva da un blog americano e sta lentamente rimbalzando in Rete. A renderla “attendibile” le dichiarazioni di alcuni appassionati di storia russa residenti a Mosca e raggiunti, via Internet,  da un gruppo di studenti universitari che sta seguendo praticamente in diretta la vicenda.
Secondo queste persone, delle quali, mentre scriviamo, non si hanno nomi né referenze,  le immagini utilizzate dai due misteriosi videoamatori non sarebbero attuali. I due ragazzi, o chi ha lanciato il video su YouTube, avrebbero utilizzato una sequenza di repertorio datata, addirittura, 2005.
Su cosa si basa questa clamorosa rivelazione? Sul fatto che nelle immagini si intravede, sulla sinistra di chi guarda, una struttura che non esiste più. Si tratterebbe di un albergo. L’Hotel  Rossiya. Che ha detta di Jane McEntegart, responsabile del blog che per primo ha dato la notizia, sarebbe stato demolito nel 2006.
Inutile dire che non siamo assolutamente in grado di confermare quanto scritto dalla McEntegart, ma riportiamo la news per amore di cronaca. Per quello che ci riguarda la vicenda rimane controversa.
Dopo il clamore dei giorni scorsi, sulla vicenda è calato il silenzio. E da Mosca non è arrivata nessuna smentita dalle autorità locali.
Si tenga conto che il video è ormai uno dei più cliccati di YouTube, e ha fatto velocemente il giro del mondo. Ne hanno parlato giornali accreditati come il Telegraph e Russia Today News. Poi, lentamente, ne hanno parlato veramente tutti. In tutto il mondo.
Eppure dall’ex Unione Sovietica non c’è stato uno straccio di intervento. Silenzio su tutta la linea. Tanto che aveva stupito molto l’operazione della Pravda (un portale con edizioni in diverse lingue) che aveva deciso di uscire con un articolo che riportava ben due notizie palesemente false: la data della presunta apparizione (la Pravda scrive che la piramide è apparsa il 18 dicembre, quando proprio Russia Today aveva postato la news l’11 dicembre), e il fatto che “molte persone” avevano fotografato e ripreso l’oggetto non identificato (anche qui siamo al falso spudorato considerando che della “piramide” esistono solo due video entrambi caricati su YouTube).
Si era detto (e noi di Gialli.it ne avevamo anche parlato) che era in corso un tentativo di “depistaggio”, un’operazione di disinformazione forzata. Ma, fuori dalle speculazioni, c’è almeno una domanda alla quale bisognerebbe dare una risposta. Se il video è realmente falso. Se gli osservatori di “storia locale” si sono accorti che le immagini risalgono a prima del 2006, perché non chiudere la faccenda con una dichiarazione ufficiale?
Alcuni giorni prima, il nove dicembre, la Russia aveva dovuto ammettere il 13° fallimento del missile Bulava. E aveva dovuto confessare che quel fallito lancio aveva poi prodotto la famosa spirale sui cieli di Norvegia.
La vicenda aveva creato inquietudine e paura. Poche ore dopo Barack Obama, proprio in Norvegia, avrebbe ritirato il suo bel Nobel per la Pace. E la decisione di dare, comunque, il via ad un esperimento militare, aveva creato non pochi imbarazzi.
Sono numerosi  i siti e i giornali (compreso il Corriere.it) che collegano la “piramide nera” del Cremlino con la spirale norvegese. E allora una smentita ANDAVA fatta. Bastava dire: “vedete quell’albergo? Ecco. Non esiste più da tre anni”. E la partita finiva lì.
E invece…
Nelle prossime ore proveremo a tenervi aggiornati.

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