Diciassette istituti di ricerca sparsi tra Stati Uniti e Regno Unito, e coordinati dalla Stony Brook University School Of Medicine di New York, hanno analizzato 2000 casi di persone ritornate in vita dopo essere state dichiarate clinicamente morte. Ne è venuto fuori uno degli studi più sorprendenti e inquietanti di un fenomeno troppo spesso sottovalutato: la morte apparente.
Ne abbiamo sentito parlare innumerevoli volte. E quei racconti appartengo alle paure ataviche di ognuno di noi. Morire e ritornare in vita. Magari quando si è già nella fossa.
Eppure le storie che girano intorno a questo fenomeno sono sempre state considerate con scetticismo da medici e studiosi.
Gente che ricorda particolari impossibili vissuti durante quegli attimi in cui il cuore ha cessato di battere, pazienti che si sono visti dall’alto proprio mentre un medico, in sala operatoria, li dichiarava deceduti. E poi le ‘leggende’ al momento della tumulazione. Cadeveri ritrovati in posizioni raccapriccianti, bare graffiate nel tentativo disperato e impossibile di uscire.
Sam Parnia, un medico e ricercatore della dalla Stony Brook University School Of Medicine di New York, questi racconti li conosce bene.
Nel 2011 è presente in sala di rianimazione quando un paziente (il signor A, 57 anni, assistente sociale) va in arresto cardiaco. L’uomo è morto. Almeno per pochi minuti è clinicamente morto. Ma all’improvviso si risveglia e dopo qualche giorno racconta una storia incredibile. C’era una donna nella sala di rianimazione. Era in un angolo della stanza. Alle spalle die medici. Gli faceva segno di avvicinarsi. Il signor A si alza, la raggiunge, ma è consapevole che il suo corpo è rimasto sul lettino. Inerte.
La storia del signor A, piena zeppa di particolari, è finita su una rivista scientifica, in un articolo che ha a che fare con la rianimazione. Da quel momento il dottor Parnia ha deciso di studiare tutti questi casi e di coinvolgere i colleghi di diverse Università.
Hanno accettato 17 Istituti tra Stati Uniti e Regno Unito. E sull’esperienza di decine di medici che hanno lavorato nei reparti di rianimazione, ne è venuto fuori un documento incredibile. Dove sono raccolte 2000 testimonianze agghiaccianti. E dove, per la prima volta, si è riuscita a fare una casistica dei ricordi di quegli attimi, che fino ad oggi erano considerati solo delle allucinazioni.
Uno degli aspetti che ritorna di più è la presenza, nel luogo dove avviene il decesso apparente, di persone sconosciute che nessuno ricorda di aver visto nella stanza. Molti vedono piante e fiori. E provano una sensazione piacevole di pace.
Nei duemila casi studiati c’è anche chi racconta di aver visto un bagliore molto forte, e chi invece ha avuto la stessa sensazione del signor A. Staccarsi dal proprio corpo e muoversi liberamente nell’ambiente pur essendo consapevoli di quello che sta accadendo.
Dopo lo studio delle testimonianze, Parnia e i suoi colleghi entreranno nella fase delicata del progetto. Tentare di dare delle risposte a questi fenomeni. “Ci vorrà del tempo e tanto lavoro – ha dichiarato il ricercatore alla Bbc – ma è veramente arrivato il tempo di farlo. Questi fenomeni non possono essere più ignorati”.
Per ‘morte apparente’ si intende la perdita di coscienza e sensibilità generale, unite alla immobilità del corpo. Apparente è la cessazione dell’attività cardiaca e della respirazione. Il fenomeno può dipendere da diversi fattori: letargia isterica, commozione cerebrale, sincope, folgorazione, assideramento, intossicazioni (da alcol o droghe).
Proprio per essere certi di non trovarsi di fronte a un caso del genere, la legge prescrive che i cadaveri siano tenuti ‘in osservazione’ per almeno 24 ore.
Morte apparente. Ecco cosa accade
17 Istituti Usa e U.K. elaborano uno studio dei ricordi di chi torna in vita
3 Settembre 2015
Salve sono interessata all ‘argomento , non riesco a trovare lo studio di cui sopra .
E’ possibile avere dei riferimenti riguardo allo studio , non riesco a trovarlo.
ti ringrazio infinitamente